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Rame rubato dalle colonnine elettriche, è allarme: oltre 200 furti in due mesi

Tempo di lettura: 2 minuti

Hai mai pensato che una colonnina per la ricarica dell’auto elettrica potesse diventare preda ambita per i ladri? Non per la tecnologia che contiene, né per l’auto che ci si collega, ma per un tesoro più discreto e silenzioso: il rame. Un metallo che, venduto al mercato nero, può fruttare cifre interessanti. Tanto da trasformare oltre 200 stazioni italiane in bersagli di furti mirati solo nei primi due mesi dell’anno.

Colonnine sotto assedio: il rame vale oro

Il rame è presente in quantità significative all’interno delle colonnine, specialmente quelle ad alta potenza, dove può arrivare a oltre 7 chili per singola unità. Considerando che sul mercato nero un chilo può valere anche 10 euro, il guadagno per i ladri è evidente. In alcuni casi si parla di migliaia di euro ricavati in poche ore di “lavoro”.

Ma non si tratta di azioni improvvisate o isolate. Secondo gli operatori del settore, dietro questa ondata potrebbe esserci la criminalità organizzata, attratta dalla possibilità di ottenere introiti facili e difficili da tracciare.

Un fenomeno in crescita, con epicentro nel Lazio

La mappa dei furti ha un centro preciso: la provincia di Roma, dove si registra la maggior parte degli assalti. Tuttavia, il fenomeno si sta espandendo anche in altre aree del Paese, con una velocità che ha fatto scattare l’allarme tra gli operatori del settore e le forze dell’ordine.

La Polizia di Stato ha avviato diverse indagini e operazioni, mentre le aziende proprietarie delle infrastrutture si sono attivate per aumentare la sicurezza e condividere dati utili.

La risposta: task force e tecnologia

Per contrastare il fenomeno, l’associazione Motus-E ha istituito una task force dedicata. Lo scopo? Coordinare l’azione degli operatori, monitorare in tempo reale le aree più colpite e proporre soluzioni concrete. «Serve un’azione coordinata, con l’uso esteso di telecamere intelligenti e sistemi di riconoscimento targhe», ha dichiarato Francesco Naso, segretario generale di Motus-E.

Il rischio, infatti, è che il boom della mobilità elettrica venga rallentato da un crimine che colpisce nel cuore l’infrastruttura su cui tutto si basa.

Il paradosso della transizione ecologica

Mentre l’Italia (e l’Europa) investe nella mobilità sostenibile e nella diffusione capillare delle colonnine di ricarica, la criminalità ha trovato un nuovo business in cui infiltrarsi, sfruttando un paradosso: ciò che rende sostenibile l’auto elettrica — il rame, necessario per trasmettere energia — è lo stesso che la rende vulnerabile.

Redazione Autoappassionati.it

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