Categorie: Curiosità

Rally Legend 2015: a vincere e’ la Storia

Tempo di lettura: 4 minuti

Il profumo della benzina Avio, la polvere, i “dietro le quinte” delle gare, i meccanici, l’attaccamento alla marca, gli anni d’oro del grande Rally sono ormai passati. L’epopea più bella e competitiva delle corse su strada ha raggiunto traguardi irraggiungibili nel trentennio 1970-90. E poi purtroppo la passione si è un po’ persa. Ma da 13 anni a ottobre la Repubblica di San Marino si ritrova catapultata nel passato. Il Rally Legend è Storia, Passione e Mito.

Appassionati da tutto il mondo si ritrovano qui nella Terra delle Libertà per riaccendere lo spirito e i motori che un tempo governavano le competizioni su strada. Perché un conto è vedere una vettura da gruppo B al museo, un conto è vederla intraversarsi e saltare nelle tortuosissime strade della Repubblica. Emozione senza pari.

Equipaggi da tutta Europa con le loro vetture ex gruppo A, B e WRC si sono ritrovate dall’8 all’11 ottobre per il tredicesimo Rally Legend. L’evento celebra e fa rivivere la Storia più importante dei rally, attraverso quattordici prove speciali e insime ai grandi protagonisti di questo sport.

30 anni di Lancia Delta S4

La notte al Village c’è un atmosfera spettrale. La pista di atletica del centro multifunzionale è piena di vetture da sogno. I cancelli sono chiusi, fuori è la ressa per vedere e toccare le auto, ma per noi della stampa fanno un eccezione. Giusto il tempo di due foto e capiamo già subito che il nostro desiderio (mio e quello del fotografo) sarebbe quello di possedere un garage del genere: Fiat 131 Abarth Rally, Renault Alpine A110, circa una dozzina di Lancia Delta Integrali tra 8V e 16V, la mitica Stratos, Toyota Celica St165, una Lancer Evo III, Subaru Impreza 555, la Ford Focus WRC, la Fabia WRC e 206 WRC. Poi sullo sfondo delle più umane se così si può chiamarle: Fiesta, Talbot Lotus, Clio Williams, A112 Abarth, M3 E30.

Non solo: un numero imprecisato di gruppo B Lancia 037, alcune Audi Quattro, e Peugeot 205 T16. Ma quest’anno la protagonista è un’altra vettura: ricorrono i 30 anni dalla nascita del “mostro” Delta S4. Appena arriviamo a Serravalle una scena ci colpisce non poco: quattro S4 si prestano a uscire dal parco chiuso alla volta delle speciali. Era dalla stagione 1986 che non si videva un’emozione simile: le auto con livree Martini portano i nomi dei grandi del passato, Toivonen-Cresto, Alen-Kivimaki, Biasion-Siviero.

Un valore inestimabile, si corrono grandi rischi a portarle qui tra muretti e fossi (vedi l’incidente di Allen nello shakedown), ma a queste auto un posto al museo sta stretto, troppo stretto. Ed è così che nel weekend si è scatenato l’inferno.

La casa di riposo può aspettare

Già solo assistere ad un trasferimento è un’emozione. Sulla strada a quattro corsie che porta alla rocca, accanto alle auto di tutti i giorni in coda per l’evento, trotterellano come se nulla fosse mostri sacri del passato, con una targa minuscola nascosta dagli sponsor, i roll bar, gli estintori da gara e i vetri in plexiglas e soprattuto un rumore che mette paura.

Nonostante la pioggia si è assistito ad uno spettacolo, senza precedenti: traversi, gomme fumanti, controsterzi. Ecco scendere dal monte Titano il mitico Paolo Diana su Fiat 131 prototipo che apre “la stagione di caccia” con scoppi simili ad un fucile di grosso calibro (merita vedere un video su youtube). Poi i Gruppi B, i Gruppi A e i WRC, alcuni corrono da pazzi come se l’auto tra le loro mani costasse come una normale Panda Kit o ci fosse il camion ufficiale dell’assistenza pronto a sostituire i costosi componenti incidentati. Sentire risuonare i motori di Mc Rae, Solberg, Loeb, Munari, con al volante assi come, Allen e Biasion fa venire davvero la pelle d’oca. Senza contare Latvala che strapazza la recente Polo R WRC.

Abbiamo capito: le “vecchiette” non sono ancora pronte per la casa di riposo, ma vogliono ancora dire la loro e non trovano un modo migliore per farlo se non sul “campo”, per dimostrare che il tempo non ha arrugginito le loro viti e crepato i loro collettori, ma i cavalli scalpitano e le gomme di nuova generazione poco possono contro l’esuberanza di un’era senza limitazioni.

Qui a vincere è la Storia

Costretti al ritiro, Juha Kankkunen e Francois Delecour, a prendersi letteralmente la scena, è stato Tony Cairoli. Il pluricampione del mondo di motocross, al debutto nella gara sammarinese, ha confermato di essere velocissimo anche sulle quattro ruote, andando a vincere l’edizione 2015 del rally Legend. Tony Cairoli ha preceduto di quasi 21 secondi, Simone Romagna, al volante di una Lancia Delta Integrale.

A completare il podio della tredicesima edizione del Legend, il sempre verde “Lucky” Battistolli. Lo svizzero Eric Comas, con la Lancia Stratos, si è aggiudicato la speciale classifica delle auto storiche mentre Denis Colombini ha trionfato, con una Peugeot 306, nella categoria delle WRC.

Ma al Legend lo spettacolo e l’atmosfera meritano più che i freddi numeri e i tempi delle speciali hanno meno valore rispetto allo spettacolo offerto ai 60.000 del pubblico. Qui vincono tutti: acclamatissima al passaggio anche la A122 Abarth, l’auto che la maggior parte degli spettatori sente come propria, avendo avuto modo di “pilotarla” da giovane.

Il Legend è una tappa fondamentale per tutti gli appassionati. Non si può apprezzare il futuro se prima non si conosce e vive il passato. Questa è una delle poche occasioni che abbiamo. E allora il Legend dovrebbe esser dichiarato patrimonio dell’UNESCO.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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