Nel 1980, dopo una lunga negoziazione con Chrysler, Peugeot ridiede vita ad uno storico e prestigioso marchio dell’automobilismo mondiale, molto noto nei decenni passati per le sue splendide vetture di alta gamma: stiamo parlando del Marchio Talbot.
Il Marchio scomparso ormai da circa vent’anni entrò a far parte dei beni del gruppo PSA, nato pochi anni prima, ancor prima della morte del suo fondatore, Anthony Lago. Nacque quindi una gamma di modelli Talbot che trovò fortuna sulle strade di molti Paesi, tra cui anche l’Italia, ove alcuni nomi divennero familiari ai più: Samba, Horizon, Solara, solo per citarne alcuni.
Gli anni settanta furono anni decisivi per lo sviluppo di Peugeot che, in meno di un decennio, con la creazione di PSA vide quasi triplicare il suo peso sul mercato francese, con importanti riflessi anche su quello internazionale ed in particolare su quello europeo. La Casa del Leone fece quindi un grande balzo all’interno del mercato e l’inizio di tutto si ebbe nel 1976. In quell’anno, poco dopo l’acquisizione di Citroën da parte di Peugeot (avvenuta nel 1974) e la conseguente nascita di PSA (acronimo di Peugeot Société Anonyme), il presidente di Chrysler Francia, John Day, lanciò a Peugeot un primo tiepido segnale sulla eventuale disponibilità da parte di Chrysler ad avviare una trattativa finalizzata alla cessione dell’intera rete di produzione e vendita facente capo a Chrysler in Europa. L’offerta fu ritenuta interessante e senza perdere tempo partirono subito una serie di negoziati che sfociarono in una proposta di acquisto da parte di Peugeot che però viene ritenuta insufficiente da Chrysler.
In realtà i contatti tra le due aziende non si interruppero, e ciò fu possibile grazie anche ad una serie di accordi legati ad una collaborazione tecnica per lo sviluppo di una piccola vettura da produrre negli Stati Uniti e destinata alla vendita in tutto il nord America. Proprio a seguito di questi contatti, emerse la grave difficoltà finanziaria di Chrysler, e ripartirono i negoziati, ma questa volta con maggiore determinazione da entrambe le parti, anche perché Peugeot temeva un tentativo di nazionalizzazione dei suoi stabilimenti come fortemente sollecitato da una parte politica in Francia.
L’accordo fu trovato su valori complessivi quasi analoghi alla precedente trattativa ma con un mix diverso, perché in tale occasione Peugeot offrì un minor apporto di liquidità e in cambio offrì un maggior numero di proprie azioni. Con l’inserimento all’interno del proprio capitale azionario di una parte consistente in mano ad una azienda americana, fu evidente come il percorso di nazionalizzazione sarebbe stato molto più difficile da percorrere.
Il 10 agosto del 1978 Peugeot chiuse il contratto con Chrysler divenendo a tutti gli effetti un gruppo di dimensioni mondiali con stabilimenti in molti paesi: quell’anno Peugeot poté contare su 80.900 dipendenti e produsse 861.800 veicoli, Citroën contò su 84.100 dipendenti ed una produzione di 903.500 vetture mentre Simca 81.500 dipendenti e 810.000 veicoli.
Rimase però un problema di marketing: come si sarebbero chiamate le vetture prodotte negli stabilimenti Simca? La decisione non fu facile, la scelta cadde sul prestigioso marchio Talbot.
Mancavano 100 giorni all’ufficializzazione del nuovo Marchio quando un pool di specialisti si chiuse in un anonimo palazzo nel centro di Parigi per mettere a punto tutte le varie fasi operative nel dettaglio. Il 10 luglio del 1979 fu tutto pronto, il cambio di nome diventò una realtà e gradualmente furono smaltiti tutti gli stock di vetture ancora presenti con il vecchio logo e cominciò la produzione delle auto col brand Talbot. Samba, Horizon, Solara, ma anche Tagora, Ranch, Murena, una gamma che trovò un buon successo commerciale anche in Italia.
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