E pensare che una volta c’era il “British Pride” delle auto, quelle che il mondo ammirava, e che oggi non riesce nemmeno a produrre a sufficienza per riempire un parcheggio della periferia di Croydon.
Novembre 2024, segnatelo in agenda: peggiore produzione automobilistica dal 1980. Appena 64.216 vetture uscite dagli stabilimenti gloriosi (si fa per dire) britannici, con un crollo del 30% rispetto all’anno scorso. È il nono mese consecutivo di declino. Nove, come i cerchi dell’inferno di Dante.
Nel 1980 almeno uscivano dalla catena di montaggio la classica Mini, l’auto più venduta era la Ford Cortina e scalava le classifiche la leggendaria Austin Metro, l’erede designata della Mini che salvava i bilanci traballanti del colosso statale British Leyland. Oggi? Il nulla cosmico, condito dall’imminente chiusura dello stabilimento Vauxhall di Luton e da 800 tagli da Ford.
Intanto, il governo di Sua Maestà gioca a ping-pong con il mandato sulle elettriche, imponendo quote stratosferiche (80% di vendite entro il 2030) mentre i costruttori piangono che non c’è domanda. “EV per chi?”, rispondono i consumatori, più preoccupati dai mutui alle stelle che dalla batteria sotto il sedile.
Alla fine, l’unica vera auto che corre in Inghilterra è quella della decadenza industriale. E a chi ancora sogna il “grande ritorno”, forse è ora di ricordare che per risalire bisogna prima smettere di scavare.
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