Gilberto Pichetto Fratin tende una mano all’Unione Europea. L’argomento è sempre lo stesso, quello che tiene banco da ormai una decina di giorni a questa parte: la transizione elettrica. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha commentato le decisioni del Parlamento Europeo in merito allo stop delle vendite di auto a benzina e Diesel dal 2035.
L’approvazione da parte del Parlamento Europeo in merito alla legge che vieta la vendita di nuove auto a benzina e Diesel a partire dal 2035 ha raccolto finora pareri contrastanti nella politica italiana. Svariati esponenti di maggioranza ed opposizione si sono scontrati sul tematica, non ne è stato esente il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha difeso la decisione dell’Unione Europea ma ha anche esposto i rischi di questo provvedimento e tutte le conseguenze che quest’ultimo potrebbe avere sull’indotto. Le sue parole sono state:
“La nostra è l’area territoriale più inquinata d’Europa, come ci ricordano anche le sanzioni a cui il nostro Paese è sottoposto. E quello dell’inquinamento atmosferico è un problema serio. La sfida per risolverlo deve partire sicuramente dalla mitigazione delle emissioni, perché realisticamente non esistono altri percorsi possibili. di certo è un nostro obiettivo evitare che l’auto elettrica sia qualcosa di accessibile solo per i ricchi. L’Unione Europea credo non possa non avere realismo ed accompagnare di conseguenza questo percorso di transizione anche in accordo con le grandi aziende dell’automotive. Da parte nostra come Governo ci spetta lavorare sul fronte delle infrastrutture, ed è di questi giorni il nostro piano per creare a nuova rete delle colonnine. Il cambiamento sul fronte delle regole nel settore dell’automotive va colto anche come opportunità. In Italia le materie prime per produrre le batterie non le abbiamo. Il percorso futuro per l’Italia ed anche per il resto d’Europa sarà quello di far diventare materie prime quelle che oggi sono materie seconde, oggetto di recupero e di riciclaggio. Non è impossibile: nei nostri telefonini il 90% dei materiali può essere riciclato. La nostra industria deve sviluppare quei filoni che ci permettono di cogliere come opportunità il cambiamento tecnologico”.
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