Capace di 235 km/h di velocità massima e forte dei 220 CV del suo 2 litri a 16 valvole, la Peugeot 405 T16 rappresentava, a inizio anni ’90, il sogno proibito di molti appassionati e oggi simboleggia un passato che vuole rivivere nell’era dell’elettrificazione.
La 405 T16, infatti, rappresenta l’ideale antenata del Concept 508 Peugeot Sport Engineered, la versione ibrida plug-in ad alte prestazioni, grazie ai suoi 400 CV, che la Casa francese ha presentato qualche mese fa al Salone di Bruxelles. Il passato che rivive nel presente su un progetto che rappresenta l’inizio di una nuova era, quello delle sportive più attente all’ambiente.
Se sulla 508 Peugeot Sport Engineered sicuramente ne sapremo di più, tornando indietro di qualche anno e lasciando da parte l’elettrificazione, il tema della berlina ad alte prestazioni è un discorso caro alla Casa del leone. Forte dell’esperienza, vincente, nei rally Gruppo B, con la celebre 205 T16, a inizio anni ’90 in Francia decidono che è ora di mostrare gli artigli e dal cilindro esce lei, la 405 T16, turbo 16.
Se la Peugeot 405 nella sua versione “mansueta” andava a vincere il titolo di Auto dell’Anno 1988, ci volle davvero poco tempo per piazzare sotto il cofano un bel due litri con testata 16 valvole, sovralimentato con turbocompressore Garrett: potenza 196 CV che diventavano 220 grazie all’overboost. Se la velocità massima la conosciete già, per l’epoca uno 0-100 km/h coperto in 7 secondi rappresentava già un’ottima prestazione, tra l’altro in linea con le hot hatch dei tempi più recenti. Basti pensare che una 208 GTi by Peugeot Sport, da 208 CV, ne impiega 6,5.
Con una coppia ripartita al 53% all’avantreno e al 47% al retrotreno, grazie alla trazione integrale permanente Torsen, la stabilità era garantita, e il divertimento pure. Esteticamente, invece, la 405 T16 non voleva differenziarsi troppo dalla 405. Difficile distinguerla anche dalla 405 Mi16: solo i cerchi in lega da 16” a cinque razze (al posto dei 15”) e l’impianto lavafari di serie permettevano ai più appassionati di distinguerla dalla versione aspirata.
Poi, ovviamente, c’era la targhetta identificativa sul baule posteriore (caratterizzato, come la Mi16, dallo spoiler a tutta larghezza): era tutta rossa, con scritto solo T16, quasi a voler essere discreta, senza strillare che era “turbo 16 valvole” e nemmeno che era 4×4. Il suo pregio, a distanza di trent’anni, è la sua rarità: ne vennero costruite solo 1.046 esemplari e oggi è davvero ambita dai collezionisti.
La Peugeot 405 fu un modello di notevole successo commerciale (4.235.951 gli esemplari prodotti) e venne declinato anche in versione da competizione. La 405 turbo 16 (qui sì, scritto per esteso), prese il via alla Parigi-Dakar vincendola con Ari Vatanen per due volte, nel 1989 e 1990, prima ancora che la versione stradale 405 T16 fosse messa in produzione.
L’anno prima fece sua anche la Pikes Peak, la leggendaria gara in salita nel Colorado (USA). Nel 1988, infatti, segnò un record assoluto che rimase imbattuto per ben 5 anni anche qui con lo stesso finlandese al volante.
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