Il ponte dell’Immacolata del prossimo 8 dicembre è alle porte ed è l’occasione giusta per programmare una gita fuoriporta. Per questo, nell’ambito di Percorsi Italiani abbiamo deciso di portarvi alla scoperta dei paesaggi, della cultura e dell’enogastronomia della Valle d’Aosta, il tutto a bordo della Peugeot 3008.
[toggle title=”Istruzioni per l’uso” state=”close”] Le nostre proposte di viaggio vogliono coniugare insieme il piacere di guida con la bellezza dei paesaggi e luoghi italiani, per questo le scelte ricadranno sempre su strade poco frequentate e divertenti da percorrere in auto. L’obiettivo è certamente quello di raggiungere le varie mete con l’intenzione di valorizzare il viaggio non considerandolo un mero trasferimento da un punto A ad un punto B, ma una vera esperienza da vivere con entusiasmo al pari del resto del tour.
Le nostre tappe o le strade scelte possono essere seguite fedelmente o possono essere utilizzate semplicemente come spunti utili per altri vostri giri. Lo scopo di questi Percorsi Italiani è, in sostanza, quello di offrirvi uno strumento sfruttabile a vostro piacere. Per le soste ci siamo affidati agli hotel e ristoranti della Guida Rossa Michelin. La Guida non segnala solo i ristoranti stellati, che rappresentano circa il 10% dei selezionati, ma al suo interno si trovano anche gli esercizi che offrono una cucina di qualità, spesso a carattere tipicamente regionale, con menu a meno di 30/35 euro; questi locali sono indicati sotto il nome di “Bib Gourmand”. Anche per gli hotel il discorso è simile, non si trovano solo alberghi di lusso, ma anche soluzioni per tutte le tasche. [/toggle]
Se volete dare uno sguardo rapido al nostro percorso trovate in testa all’articolo la cartina interattiva del viaggio. Sulla mappa sono tracciate le strade percorse con la geolocalizzazione delle foto scattate live durante il nostro tour.
Per il nostro viaggio abbiamo scelto di affidarci alle prestazioni della Peugeot 3008 GT 2.0 BlueHDi da 180 CV, equipaggiata appositamente per l’occasione con gli pneumatici invernali Michelin Latitude Alpin LA2 235/50 R19. Questi pneumatici sono dotati di una scultura fortemente intagliata, con il battistrada che ha un numero elevato di spigoli e ancor più lamelle, che permettono una frenata migliore su neve e ghiaccio. Ottime anche trazione e aderenza, garantite dalle lamelle StabiliGrip che rompono la pellicola d’acqua per raggiungere il suolo asciutto.
La nostra proposta di itinerario parte da Bard, un piccolo borgo sorto nell’omonima gola, caratterizzata da pareti strapiombanti, lasciate dall’enorme ghiacciaio che circa 10.000 anni fa occupava tutto questo territorio. Da qualsiasi punto di vista si guardino queste zone è impossibile non notare il Forte di Bard, uno dei simboli di questa parte della Valle d’Aosta. Si tratta di un’imponente struttura militare realizzata nella prima metà del XIX secolo, posta alla sommità di una rocca. Grazie ad un articolato intervento di recupero, la fortezza è oggi un polo culturale e turistico sede di musei, esposizioni di respiro internazionale, eventi, servizi informativi e di accoglienza all’avanguardia.
Tratto distintivo del Forte nella sua veste attuale, sono le moderne strutture architettoniche capaci di fondere impianto militare e nuove tecnologie. La fortezza è stata protagonista anche sul grande schermo, scelta nel 2014 dalla casa di produzione Marvel per ambientare alcune scene del kolossal Avengers: Age of Ultron.
La visita al Forte consente di ammirarne l’imponente architettura militare. La struttura è costituita da tre principali corpi di fabbrica, posti a diversi livelli, tra i 400 e 467 metri di altitudine: dal più basso, l’Opera Ferdinando, a quello mediano, l’Opera Vittorio, al più alto, l’Opera Carlo Alberto. In tutto 283 locali che potevano ospitare una guarnigione di mille uomini. Una cinquantina le bocche da fuoco, 296 le feritoie. Due le piazze situate al culmine della rocca che si sviluppano su 2.036 metri quadrati di superficie sedi di eventi.
Meritano un approfondimento anche i musei che impreziosiscono notevolmente questa storica fortezza. Si parte dall’ultimo nato, ad aprile 2017, il Ferdinando, Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere. Collocato nell’Opera Ferdinando, il museo propone un coinvolgente viaggio attraverso l’evoluzione delle tecniche difensive, dei sistemi di assedio e del concetto di frontiera. Dopodiché non si può non passare dal Museo delle Alpi, cuore del programma museografico del Forte. Il Museo è un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio alla scoperta dell’universo delle Alpi. Le 29 sale attraverso cui si snoda il percorso di visita fondono tradizione e nuove tecnologie, raccontano una montagna ‘vissuta’ e trasformata dalla mano dell’uomo, attraverso installazioni di forte impatto scenografico.
La storia del Forte di Bard si svela in uno spazio museale permanente all’interno delle Prigioni. Collocate all’interno dell’Opera Carlo Alberto, le anguste celle ospitano un itinerario storico che guida il visitatore alla scoperta della storia del sito militare, per secoli strategico luogo di transito. Attraverso filmati, documenti e ricostruzioni 3d di grande impatto i visitatori possono conoscere l’evoluzione architettonica della fortezza e conoscere i personaggi che ne hanno segnato i principali avvenimenti storici dall’anno Mille alla sua ricostruzione nel 1830, sino ad arrivare ai giorni nostri. Visitando il Forte in un qualsiasi periodo dell’anno può voler dire imbattersi in diverse mostre temporanee che attirano pubblico da tutta Italia (Il sito del Forte di Bard).
Lasciandoci alle spalle l’imponente costruzione del Forte, a bordo della 3008 ci dirigiamo verso la nostra prima pausa gastronomica, pochi chilometri più avanti sulla SS26, infatti, incontriamo il Salumificio Maison Bertolin. La storia di questa Maison comincia nel 1957 come piccola macelleria a gestione familiare nel centro del paese di Arnad. Guido Bertolin e Francesca Joly cominciano la loro avventura da imprenditori in un momento delicato come quello del dopoguerra italiano, legato principalmente alla sua tradizione agraria a cui si affiancano le prime fabbriche. Negli anni la macelleria cresce sempre più e nel 1980 diventa principalmente laboratorio di produzione di salumi della “Tradition Vadotaine”, ricoprendo un ruolo fondamentale negli anni a venire per la comunità, alla conquista della tanto agognata DOP (Denominazione di Origine Protetta) per il Lardo di Arnad.
Oggi la Maison Bertolin è diventata una delle prima aziende alimentari in Valle d’Aosta, grazie alla promozione a 360° dell’enogastronomia Valdostana. La struttura si estende su una superficie di 2.500 mq e risponde alle più recenti norme vigenti in materia di controllo sanitario e alle moderne esigenze produttive. Durante la visita guidata dello stabilimento abbiamo potuto notare come l’artigianalità e l’attenzione ai dettagli facciano ancora parte della linea produttiva, nonostante sia diventata un’azienda che rifornisce anche la grande distribuzione. Il percorso guidato consente ai visitatori di osservare attraverso ampie vetrate tutte le fasi e le diverse metodologie della lavorazione. La visita i conclude con una degustazione dei prodotti tipici presso lo “Lo Scrigno dei Sapori” vera boutique gastronomica aperta tutti i giorni, domeniche incluse, dove insieme alla gamma completa di prodotti marchiati Bertolin viene offerto un vasto assortimento di golosità valdostane. Oltre al Lardo di Arnad, fiore all’occhiello, infatti, non mancano salame, pancetta, coppa al ginepro, il boudin, le carni salate, la motzetta e tante altre leccornie (Il sito della Maison Bertolin).
Dopo la degustazione, con un palato più che soddisfatto, riprendiamo il controllo della nostra 3008 e, prendendo a destra dalla SS26, imbocchiamo la SR45 che ci porta finalmente ad “arrampicarci” un po’ sulle montagne della Valle d’Aosta. Tra una curva e l’altra ci godiamo il nuovo i-cockpit del SUV francese, con il suo volante piccolo e diretto, l’assetto sportivo e il gran tiro del 2.0 diesel da 180 CV, tutti elementi che ci permettono di salire a oltre 1.500 metri sul livello del mare, per incontrare la Miniera d’oro di Chamousira, la più importante dell’intera regione. Qui abbiamo previsto una visita alla scoperta dei segreti di questi interessanti luoghi. L’attività della miniera di Chamousira iniziò nel 1899 e raggiunse il massimo sviluppo con la società inglese “The Evancon Gold Mining Company Limited” tra il 1902 e il 1907. Il giacimento di Chamousira è caratterizzato dalla presenza di oro nativo oppure in associazione con solfuri (pirite e galena) in vene di quarzo. Il minerale ricco era di prima qualità se la concentrazione d’oro era superiore a 60 g/kg, di seconda qualità se la concentrazione era compresa tra 30 e 60 g e infine di terza qualità se la concentrazione era tra 3 e 30 g. La produzione d’oro della miniera è stata stimata in circa 4 tonnellate nel periodo relativo ai primi anni del Novecento. Di questa nostra tappa non vi sveliamo altro, perché saranno i vostri occhi a parlare al nostro posto. È possibile, inoltre, effettuare la visita con escursione, veramente consigliata per gli appassionati di trekking (il sito della Miniera d’oro di Chamousira).
Ci lasciamo alle spalle la miniera ripercorrendo la stessa strada e il freddo, unito al bagnato dell’asfalto, mettono alla prova le nostre Latitude Alpin, che ci garantiscono una direzionalità in curva invidiabile e un’ottima stabilità in frenata.
Dopo aver visitato un forte, questa volta è il momento di dirigerci verso un castello – la sola Valle d’Aosta ne conta più di 20, considerando solo i principali – ma prima ci imbattiamo in Saint Vincent, piccola cittadina conosciuta e frequentata già da secoli grazie alle sue proprietà curative, al suo clima mite e oggi ancora più famosa grazie al Casinò, ospitato da un moderno edificio a specchi, costruito nel 1982.
Prima che il sole tramonti raggiungiamo il comune di Fénis, sede dell’omonimo Castello, il più scenografico dell’intera regione, contornato da prati e radure pianeggianti. Trasformato da architettura militare a dimora cortese, l’intero complesso venne fatto costruire attorno al 1340 da Aimone di Challant con doppia cinta pentagonale per superare il fatto che fosse in una posizione bassa e quindi maggiormente vulnerabile. Di proprietà della famiglia fino al 1716 venne ceduto ai Saluzzo di Paesano e passò nelle mani dello Stato nel 1895, con una conseguente restaurazione pochi anni dopo ad opera di Alfredo D’Andrade. Dopo aver rifatto tutti i tetti e ripassato le murature pericolanti, mettendo così in sicurezza l’edificio, i tecnici della soprintendenza passavano al rifacimento dei solai, alla realizzazione di nuovi serramenti, al consolidamento delle cinte murarie esterne. Quando il 30 giugno del 1920 queste ultime campagne condotte da Seglie si concludevano il degrado poteva dirsi ormai arrestato e il castello di fatto salvato.
Purtroppo la parsimoniosa correttezza del grande restauro D’Andrade-Bertea-Seglie del 1897-1920 sarebbe poi stata cancellata dalla successiva campagna De Vecchi-Mesturino condotta, dopo D’Andrade, negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale, per la precisione con inizio nel 1935. A questa fase risale anche il riarredo del castello. A tutte queste diverse campagne, a partire dal 1897, avrebbe partecipato ancora una volta buona parte della popolazione del comune.
Da qui comincia la storia più recente del castello di Fénis, che è quella, fino ad oggi, di monumento amato e visitato da valdostani e turisti. Fénis, oltre ad essere il più spettacolare è, infatti, uno dei monumenti più visitati dell’Italia settentrionale e la sua immagine, assurta a vero e proprio simbolo della Valle d’Aosta feudale e medievale da un lato, del medioevo stesso dall’altro, è tra le più usate e forse anche abusate (il sito del Castello di Fenis).
Con il buio che cala sull’intera vallata, riprendiamo la SS26 in direzione Aosta, il capoluogo della regione. Rimandando le visite al giorno successivo abbiamo puntato direttamente al ristorante scelto, il “Vecchio Ristoro”, una stella Michelin, situato nel centro cittadino e gestito da una coppia di coniugi che ci ha accolto in un ambiente rustico, ma elegante, dove abbiamo potuto assaggiare la tradizione rivisitata in chiave moderna (il sito del “Vecchio Ristoro”).
Per quanto riguarda il pernottamento vi consigliamo due mete, “Les Plaisir d’Antan” e “Le Reve Charmant”, entrambe consigliate dalla Guida Rossa Michelin.
Dopo un meritato riposo, inizia il nostro secondo giorno in Valle d’Aosta, che comincia con un giro culturale tra le bellezze della città. Importante città di frontiera durante l’età imperiale, Augusta Praetoria, questo il suo antico nome, è da visitare a piedi, soprattutto il suo centro storico. Si parte, infatti, dall’arco di Augusto e, proseguendo per via S. Anselmo si svolta in via S.Orso, dove ci si imbatte nell’omonimo complesso, la più chiara testimonianza medievale della città e uno dei luoghi di culto più importanti, meta dei pellegrini sulla Via francigena. Riprendendo via S. Anselmo raggiungiamo la porta Pretoria, posizionata sullo stesso asse dell’arco di Augusto e rappresentava l’ingresso monumentale alla città romana. Da questa stessa porta si entra nell’area archeologica del Teatro romano e costeggiandolo si arriva alla torre dei Balivi, da dove è consigliabile la deviazione in via Anfiteatro e al convento di S. Caterina con i resti dell’Anfiteatro. Proseguiamo poi verso ovest, per raggiungere l’ampio spazio urbano di piazza Chanoux, per raggiungere, in seguito, all’incrocio di Croce di Città.
Molto scenografica la passeggiata per via Monsignor de Sales, attraverso la quale si arriva al criptoportico romano e la Cattedrale. Si giunge dunque su piazza Roncas, dove si trova il Museo Archeologico Regionale, dove si trovano testimonianze significative della presenza dell’uomo nel territorio valdostano, dalla Preistoria al Medioevo.
Terminiamo l’itinerario della Aosta romana e medievale con la chiesa di S. Stefano e decidiamo di riprendere la nostra 3008 per dedicarci ad alcune ore di puro relax.
Imbocchiamo l’autostrada E25 in direzione Courmayeur, ma prima di arrivare nella piccola, ma affascinante cittadina ai piedi del Monte Bianco, abbiamo previsto una sosta alle QC Terme di Pré Saint Didier, uno dei centri termali più scenografici di tutta Italia, poiché è capace di unire ore di relax puro, tra percorsi benessere, massaggi e idromassaggi, a una vista mozzafiato. Da una parte l’intera vallata, dall’altra il Dente del Gigante, una vetta di oltre 4.000 metri delle Alpi Occidentali facente parte del gruppo di Rochefort e, ovviamente il complesso del Monte Bianco. Lo stabilimento, costruito nel 1834 e recentemente ristrutturato oggi è un attivissimo centro benessere e luogo curativo. Qui vi consigliamo di prendervi tutto il tempo che vi serve per rigenerarvi dallo stress quotidiano e soprattutto di godervi la zona all’aperto, soprattutto in questo periodo dove il caldo delle acque delle vasche esterne vi coccola, mentre fuori da queste tre piscine le temperature scendono vertiginosamente (il sito delle QC Terme di Pré Saint Didier).
Totalmente ricaricati da questa piacevole deviazione, lungo la statale 26, in pochi chilometri raggiungiamo Courmayeur per un giro nel bel centro cittadino. Per chi preferisse passare la giornata sugli sci, le proposte di questa zona sono varie, come la stessa Courmayeur (comprensorio Courmayeur Mont-Blanc), o come il comprensorio sciistico Espace San Bernardo di La Thuile, giusto per citarne alcuni.
Ricca di alberghi e locande, Courmayeur oggi vanta un’organizzazione turistica di livello internazionale, capace di competere con le mete alpine più importanti d’Europa. Molto caratteristica la passeggiata tra i negozi della centralissima via Roma e, in una delle traverse, vi consigliamo di fare visita al Museo transfrontaliero del Monte Bianco, che offre un attento approfondimento sull’identità delle popolazioni regionali. Prima di affrontare la cena, si può optare per un aperitivo nei tanti locali storici della cittadina, oppure se avete più tempo e la luce vi assiste meritano una visita le varie frazioni che contornano Courmayeur, come Villair, location veramente suggestiva con le sue piccole vie e i tipici caseggiati.
Per il pernottamento abbiamo scelto uno dei posti più storici ed eleganti, il Grand Hotel Royal e Golf, che, nei suoi oltre 200 anni di storia, ha ospitato nelle sue stanze intellettuali, regnanti e personaggi del jet-set internazionale. Un vero punto di riferimento. (il sito del Grand Hotel Royal e Golf).
Dopo una nottata rilassante è il momento di raggiungere la nostra ultima tappa, lo Sky Way. Considerata l’ottava meraviglia del mondo dagli appassionati della montagna e non solo, lo Sky Way è una sfida ingegneristica estrema situata a 3500 m fra i ghiacci perenni del Monte Bianco. Grazie alla impianto che ci collega fino a Punta Helbronner, alla cabina rotante a 360°, e alle 3 stazioni avveniristiche, si è immersi in uno scenario mozzafiato, dove al contempo non mancano bar, ristoranti e servizi di intrattenimento. Uno di questi è lo Skywow, che non è una semplice veduta panoramica sul Gigante d’Europa, ma uno spazio che si estende per 2 metri e mezzo (interamente vetrata), regalando la straordinaria sensazione di librarsi nel vuoto osservando dall’alto il maestoso paesaggio delle nevi perenni e delle rocce a picco del Monte Bianco.
Sullo Sky Way il tempo passa in fretta, tra la sala “Hans Marguerettaz” che ospita la mostra permanente dei cristalli del Monte Bianco e il Bistrot des Glaciers, ultimo pasto che ci concediamo in questo itinerario, mentre osserviamo per l’ultima volta lo splendido scenario del “Gigante d’Europa” (il sito di Sky Way).
Dopo quest’ultima tappa, purtroppo è tempo di riprendere la via di casa. Questa è una proposta di itinerario tra le tante possibili all’interno di una regione come la Valle d’Aosta, piccola ma capace di proporre attrazioni di ogni tipo per vivere giornate diverse. Queste proposte cambiano ulteriormente d’estate, quando la regione Valdostana è capace di cambiare forma senza “spegnersi”, anzi, proponendo attività sane e coinvolgenti. La Peugeot 3008, gommata dalle Michelin Latitude Alpin LA2, è stata una piacevole compagna di viaggio, versatile e agile, capace di accompagnarci ovunque desiderassimo.
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