Storiche

Perché la Lamborghini Countach si chiamò così e non con il nome di un toro?

Tempo di lettura: 3 minuti

La Lamborghini Countach è una delle supercar più iconiche della storia dell’automobilismo, ma a differenza di quasi tutti gli altri modelli della casa di Sant’Agata Bolognese, il suo nome non si ispira a celebri tori da combattimento. Ma allora, da dove nasce questa scelta insolita?

La tradizione dei nomi taurini

Fin dagli anni ’60, Lamborghini ha seguito una tradizione ben precisa nella scelta dei nomi per le sue vetture. Modelli come la Miura, la Diablo, la Murciélago e la Aventador prendono il nome da tori famosi nell’arena, un omaggio alla passione del fondatore Ferruccio Lamborghini per la tauromachia. Tuttavia, con la Countach si fece un’eccezione.

Un’esclamazione in dialetto piemontese

La leggenda vuole che il nome “Countach” sia nato in modo del tutto spontaneo. Durante la progettazione del prototipo, il designer Marcello Gandini, che lavorava per la Bertone, mostrò il modello in fase di sviluppo a un suo collega piemontese. Alla vista delle linee futuristiche e aggressive della vettura, quest’ultimo esclamò “Countach!”, un termine del dialetto piemontese che esprime stupore e meraviglia, traducibile con un “Accidenti!” o “Incredibile!” in italiano.

L’espressione piacque talmente tanto che fu scelta come nome ufficiale per l’auto. Questo segnò una rottura con la tradizione Lamborghini, ma allo stesso tempo sottolineò il carattere rivoluzionario della Countach, che con le sue linee taglienti, le portiere a forbice e l’aerodinamica innovativa, era un’auto che lasciava tutti a bocca aperta.

Nomen omen

La Countach fu presentata al pubblico al Salone di Ginevra del 1971 e divenne subito un simbolo di innovazione e prestazioni estreme. Il suo nome contribuì alla sua fama, enfatizzando l’effetto di stupore che la vettura suscitava. Anche senza un legame diretto con il mondo dei tori, la Countach si inserì perfettamente nella gamma Lamborghini, diventando una delle auto più desiderate e riconoscibili di tutti i tempi.

La scelta di chiamare la Lamborghini Countach con un’espressione dialettale invece di un nome legato alla tauromachia fu un’eccezione alla regola, ma perfettamente azzeccata. Era un’auto così straordinaria da meritare un nome che evocasse meraviglia e sorpresa, proprio come la reazione spontanea di chi la vedeva per la prima volta.

La storia di un’icona

Photos by Grubbs Photography

Nel 1971, quando la Lamborghini Countach fece il suo debutto al Salone di Ginevra sotto forma di prototipo con il nome LP500, il mondo dell’automobile non aveva mai visto nulla di simile. Il suo design futuristico era abbinato a prestazioni straordinarie, frutto di una meccanica d’avanguardia con pochi rivali. La prima versione di serie, la LP400 del 1974, montava un motore V12 da 4 litri capace di erogare 380 CV a 8.000 giri/min, consentendo alla Countach di superare i 300 km/h, raggiungendo una velocità massima di 315 km/h.

Il motore derivava da quello della Miura ma, a differenza di quest’ultima, era montato longitudinalmente. Il cambio era posizionato davanti all’abitacolo, con l’albero di trasmissione che attraversava il blocco motore sotto l’albero motore per raggiungere il differenziale posteriore. Questa soluzione, sebbene alzasse leggermente il baricentro, migliorava la distribuzione dei pesi e il bilanciamento della vettura. La carrozzeria era costituita da pannelli trapezoidali in alluminio montati su un telaio tubolare in acciaio, mentre le sezioni inferiori erano realizzate in fibra di vetro.

Nel 1978 debuttò la LP400S, che sacrificava qualche cavallo in cambio di una migliore guidabilità e introduceva ruote posteriori più larghe, passando da 215 mm a ben 305 mm. Nel 1982 arrivò la LP5000S, con un incremento di potenza e coppia, oltre all’introduzione dell’accensione elettronica. La versione successiva, la 5000 Quattrovalvole del 1985, portò la cilindrata a 5.167 cc, aumentando la potenza fino a 455 CV, ben oltre i 390 della Ferrari Testarossa, sua diretta rivale. L’ultima evoluzione, la 25° Anniversario del 1988, celebrava i 25 anni della Lamborghini con oltre 3.000 componenti riprogettati, pur mantenendo l’aspetto iconico della Countach.

La produzione terminò nel 1990, lasciando spazio alla Diablo. Il nome Countach è stato poi ripreso nel 2021, con la rivisitazione dello storico modello in chiave moderna, su base Aventador.

Redazione Autoappassionati.it

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