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Patente digitale: occhio a cinque possibili guai

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No, non siamo luddisti anti tecnologie, ma la patente digitale comporta, oltre a vari vantaggi, anche numerose criticità. Di cui un automobilista è opportuno che sia al corrente, per evitare problemi. Cominciamo dai pro: il 23 ottobre 2024, è iniziato il rilascio pubblico di documenti nel Portafoglio di app IO per chi è residente in Italia. Quali? La versione elettronica di licenza di guida, tessera sanitaria, carta europea della disabilità.

Per ora ne usufruiscono 50.000 cittadini, poi gradualmente (il 4 dicembre) si arriverà a qualsiasi utente che abbia scaricato l’applicazione gratuita. Lo prevede l’articolo 64-quater del Codice dell’amministrazione digitale (CAD), introdotto dall’articolo 20 del decreto 19/2024. Una bella comodità, considerando la presenza del moderno QR Code nel cellulare inquadrabile dalle Forze dell’ordine per cercare il certificato di originalità. E adesso attenzione alle possibili cinque criticità.

Uno: connessione web

La patente digitale, che vale solo in Italia in sostituzione di quella classica fisica rosa, può essere esibita alle Forze dell’ordine in caso di controllo su strada. Se, nel momento della verifica, lo smartphone non ha connessione web, il guidatore non ha modo di esibire la licenza elettronica. Lo screenshot e la foto comune non hanno nessun valore legale. 

Due: niente database completo per le Polizie Locali

Quasi tutti gli operatori su strada possono accedere alla banca dati interforze (del ministero dell’Interno) sulle patenti digitali. Quasi, perché le Polizie Locali non hanno modo di farlo: impossibile sincerarsi se all’automobilista occorra notificare il provvedimento di sospensione o revoca. Un grosso limite, tanto che l’attività di controllo non potrà dirsi completa. Consultando solo l’Anagrafe nazionale degli abilitati alla guida, si otterrà un quadro parziale del soggetto. Una novità? No, un vecchio problema: dal 2018 si attende un decreto attuativo che consenta alle Polizie Locali di entrare nello Sdi, il Sistema d’indagine.

Tre: alla larga dall’equivoco insidioso

La patente digitale c’è, però resta la necessità del documento fisico. Se le Forze dell’ordine contestano al guidatore la violazione di una norma del Codice della strada che prevede il ritiro del documento (per un’infrazione grave), l’automobilista deve consegnare la card classica rosa. Non darà di certo lo smartphone con l’app a Polizia e Carabinieri. Qualora l’automobilista non abbia con sé la patente fisica, dovrà quanto prima provvedere a recuperarla e poi a portarla di persona al Comando.

Quattro: aggiornamento immediato

Quando si procede al ritiro del documento fisico, è necessario effettuare il tempestivo inserimento nella banca dati interforze. Se Polizia o Carabinieri dovessero tardare la pratica, ci sarebbe il rischio di un indebito utilizzo della patente mobile. Questione che sino a ieri non si poneva.

Cinque: cautela coi neopatentati

Le informazioni dei documenti provengono dall’ente titolare della banca dati: quelli della patente dal ministero delle Infrastrutture (Direzione generale per la Motorizzazione). Vengono condivisi con l’ente che emette la versione digitale del documento (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) per il tempo necessario ad aggiungerli al Portafoglio dell’app IO, nel rispetto della privacy. Non trattati da PagoPA, restano memorizzati solo sullo smartphone. Il caso di chi ha il Foglio Rosa e consegue la patente, divenendo neopatentato, può essere delicato: magari la registrazione all’interno dell’app IO da parte degli organi amministrativi non è immediata per qualche intoppo burocratico. E così l’applicazione segnala che si è sprovvisti di patente. 

Insomma, portate sempre e comunque la cara vecchia licenza card che non tradisce mai: iper tecnologici sì, ma con giudizio.

Autore: Mr. Limone

Redazione Autoappassionati.it

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