Se nel 1968 la Opel GT divenne realtà, non fu proprio la stessa storia per quella che doveva essere la sua erede, la Opel GT2 arrivò nel 1975, due anni dopo lo stop alla produzione della GT, e si confermò subito come la classica concept car di metà anni ’70, con la sua forma a cuneo e le porte scorrevoli che, fino a qualche anno prima, sarebbero state viste come pura fantascienza.
La GT2 seguì di pochi mesi la Opel GT-W Geneve, altra concept car presentata però per il mercato statunitense e subito criticata per la sua forte somiglianza con la Chevrolet Corvette C3, figlie della stessa scuola General Motors che, al tempo, era proprietaria di entrambe le case automobilistiche
La sua silhouette era sì figlia dei tempi ma allo stesso tempo fu conseguenza diretta della crisi petrolifera che affossò il segmento auto nel bel mezzo degli anni ’70. Ecco quindi spiegato il motivo della sua forma inconsueta, ottimizzata dal punto di vista aerodinamico.
Non è affatto un caso che molte concept di quell’epoca nacquero con lo stesso scopo: basti pensare all’Alfa Romeo 33 Pininfarina Cuneo o, ancora, la Lancia Stratos Bertone, esempio perfetto per spiegare il trend del periodo.
Il Cx della Opel GT2 era di 0,32, oggi la norma per molte berline ma un passo avanti per l’epoca, con un consumo medio di 7/7,5 litri ogni 100 km. I fanali ad incasso le conferivano un aspetto fantascientifico così come le porte scorrevoli: il meccanismo che le faceva funzionare era riposto nello specchietto retrovisore.
Futuristici anche gli interni: sedili ventilati, indicatori digitali e un piccolo computer di bordo. La GT2 venne realizzata sul pianale della Opel Manta B, con la quale condivideva anche la meccanica. Per essere una sportiva a quattro posti notevole era anche lo spazio del bagagliaio, grazie all’ampio portellone posteriore.
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