La storia dell’automobile si è costruita su molti avvicendamenti diversi, tra questi un posto speciale è occupato dai record. Ma non solo quelli relativi al raggiungimento delle massime velocità possibili, bensì i tanti altri che puntarono a dimostrare il valore di tecnologie innovative spesso guardate con scetticismo.
È il 1971 quando una curiosa Opel GT modificata e chiamata Opel Elektro GT dimostrò, in anni incerti dal punto di vista energetico, che i motori elettrici erano capaci di prestazioni entusiasmanti. Come? Battendo ben sei record mondiali.
Georg von Opel, uomo d’affari di grande successo e atleta di livello mondiale, era il pronipote di Adam Opel, fondatore dell’omonimo Marchio fondato nel 1862 (la produzione automobilistica inizierà solo nel 1899 ad opera dei figli). Nei primi anni Settanta decise di sperimentare le possibilità della motorizzazione elettrica inseguendo l’idea di puntare ai record, proseguendo la tradizione di famiglia iniziata nel 1928 dal cugino Fritz von Opel con la serie di prototipi RAK a reazione. Per questo venne modificato un’esemplare dell’ancora nuova coupé sportiva Opel GT lanciata nel 1968, leggera, aerodinamica e accattivante.
La Opel Elektro GT montava due motori elettrici a corrente continua Bosch (sotto il cofano anteriore) che nell’insieme generavano 88 kW (120 CV) di potenza, con picco di ben 118 kW (ovvero 160 CV). La Varta fornì le quattro batterie al Nichel-Cadmio installate di fianco e dietro al guidatore. Con le loro 280 celle, queste aggiungevano 590 Kg ai 960 Kg della GT di serie, portando così il peso totale a 1.550 kg; più o meno equivalente a quello di una Opel Diplomat B di allora. Gli impianti per la gestione elettronica occupavano tutto il bagagliaio.
Ma l’intenzione di battere il record sulla lunga distanza rese necessarie ben 370 celle, portando il peso in più a 740 Kg (1.700 Kg totali); in questo modo la Elektro GT arrivò a pesare come un furgone Opel Blitz a passo corto. Il peso aggiuntivo richiese ammortizzatori più rigidi e pneumatici specifici che Continental sviluppò appositamente riducendo al minimo l’attrito dovuto al rotolamento.
La carrozzeria venne affinata dal punto di vista aerodinamico chiudendo tutte le prese d’aria nella parte anteriore, adottando un cofano “piatto”, ruote semi-carenate, profilo anteriore e spoiler posteriore molto pronunciati, eliminazione di paraurti, specchietti, fari, maniglie e interno ridotto all’osso.
Al volante della Opel Elektro GT, Georg von Opel stabilì sei nuovi record mondiali per automobili ad alimentazione elettrica il 17 e 18 maggio 1971 all’Hockenheimring, tra questi il chilometro con partenza da fermo coperto in 19,061 secondi a 188,86 Km/h dimostrando a tutti le grandi potenzialità di questa tecnologia.
Siamo alla fine degli anni Sessanta e la tecnologia Diesel inizia ad essere sempre più conosciuta nel campo automobilistico, ma purtroppo non come i costruttori vorrebbero: le auto Diesel vengono considerate pesanti, rumorose e soprattutto drammaticamente lente. Opel tirò dritto, e con il modello Rekord Diesel iniziò a mutarne la percezione: il suo motore 4 cilindri di 2.068 cc e 60 cv risultò un propulsore decisamente brillante e silenzioso.
Per trasmettere ancora meglio queste novità alla clientela, nel 1972 Opel allestì uno speciale prototipo da record sfruttando ancora la sua Opel GT, questa volta modificata monoposto e con un quattro cilindri 2.100 cc turbodiesel da 95 CV sotto il cofano (poi impiegato sulla Rekord). La GT di partenza venne completamente stravolta nella carrozzeria, privata dell’abitacolo e ridotta all’osso assumendo una curiosa conformazione “piatta” e squadrata all’insegna della massima penetrazione aerodinamica. Lo stesso anno venne portata sul circuito privato di Dudenhofen per conquistare una serie di record di velocità.
Dopo aver girato senza interruzione per tre giorni e due notti la Opel Diesel GT conquistò 2 record mondiali e 18 internazionali di velocità e durata con i piloti Giorgio Pianta, Paul Frere, Sylvia Ísterberg, Henri Greder, Marie Claude Beaumont e Jochen Springer, spingendola a 190,880 Km/h. Quando arrivò il momento del lancio sul mercato della Opel Rekord Diesel con il motore derivato da quello della Diesel GT il costruttore tedesco poté vantare il fatto di avere costruito un Diesel non solo robusto, ma anche in grado di fornire prestazioni notevoli. Questo servì a dare alla nuova berlina un’immagine moderna e brillante: “La Opel Rekord Diesel è anche veloce perché nasce da 20 record”. Così venne presentata, e le 40.453 Opel Rekord Diesel prodotte in cinque anni furono la dimostrazione di come l’opinione degli automobilisti sulle automobili a gasolio era radicalmente cambiata. Grazie ai record.
Autore: Federico Signorelli
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