Il CEO di FIAT e direttore marketing globale del Gruppo Stellantis, Olivier Francois, è stato ospitato da Fedez nel nuovo podcast intitolato “Wolf – Storie che contano”. Davanti al rapper, il dirigente del colosso nato dalla fusione tra FCA e PSA ha parlato della sua ammirazione per Sergio Marchionne e di quanto abbia imparato dal compianto manager che ha risollevato la FIAT salvandola dal probabile fallimento. Scopriamo meglio di cosa ha parla il CEO di FIAT Olivier Francois.
Il rapper Fedez ha creato un podcast chiamato WOLF – Storie che contano, realizzato in collaborazione con la fintech HYPE e la società di consulenza Be Shaping the future e prodotto da Doom Entertainment. Il format prevede interviste a personaggi di primo piano dell’impresa, della finanza, della moda e dello sport, quindi è stato invitato a parteciparvi Olivier Francois, CEO di FIAT e direttore marketing globale del Gruppo Stellantis, il quale ha registrato il suo intervento a dicembre 2023 e verrà messo in onda in due parti a partire dal 21 e dal 23 febbraio 2024. Nel suo intervento, Francois ha parlato dell’ammirazione verso il compianto Sergio Marchionne e di come quest’ultimo lo abbia strappato alla concorrenza e portato in FIAT dopo un lungo corteggiamento. Scopriamo meglio cos’ha detto Francois su Marchionne.
Olivier Francois ha parlato di Sergio Marchionne dicendo:
“Quando ero in Citroen, dove stavo benissimo, e in Italia avevo tolto quote di mercato proprio alla FIAT mi capitò di incontrare i vertici dell’azienda torinese, anche quelli prima di Marchionne. Un giorno alla sede di Citroen di Milano venne a trovarmi Lapo Elkann, voleva che andassi in FIAT, Lapo era fichissimo, ma non ero molto convinto di lasciare la Citroen. Poi mi chiamò Sergio Marchionne, voleva che andassi a Torino. Gli dissi di no. Nel frattempo Citroen mi propose di tornare a Parigi con un ruolo di vertice. Ma io volevo rimanere in Italia stabilmente, non mi sentivo più parigino, mi piaceva l’Italia e mi sentivo italiano. Intanto ho pensato ‘Che peccato aver detto di no alla proposta di Marchionne!’. Mentre pensavo a come riagganciarlo mi arriva la telefonata della sua assistente ‘Il dottore vorrebbe incontrarla nuovamente’. Mentre mi precipitavo a Torino pensavo solo ad una cosa ‘Speriamo che non sappia nulla del mio libro di poesie. Se sa del libro che figura ci faccio come manager’. Era stato Elio Fiorucci a spingermi a pubblicarlo, la poesia purtroppo è poco letta e vende ancor meno, purtroppo il mio libro fu un piccolo successo e se ne parlò molto. Invece Marchionne lo aveva letto. Mi accoglie con il libro in mano. Entro nel suo ufficio e per prima cosa vedo proprio la copertina gialla del mio libro. Un pugno nell’occhio. Mi dice ‘L’Ho letto. L’ho chiamato per questo’. Ho pensato ‘Allora cosa vuole da me?’. Invece, dopo aver letto il libro alzò l’asticella. Inizialmente aveva pensato ad un ruolo commerciale. Invece mi propose di dirigere un brand: Lancia. Grazie a Marchionne ho imparato moltissimo. Ma è stata altrettanto dura. Sono stato uno dei manager a lui più vicini e un amico. Dopo la Lancia mi chiese di affiancarlo nell’impresa di salvare la Chrysler. Mi portava con sé a Detroit due volte alla settimana. Facevamo i ‘pendolari’. Viaggiavamo di notte con l’aereo aziendale. Ma lui non dormiva; si giocava a poker, si ascoltava musica e si beveva grappa. Era la persona più cool del mondo, ma non si dormiva, anzi si dormiva solo quando lui aveva vinto a poker. Lui ci teneva che apprezzassi la sua grappa, ma a me non piaceva. Una notte glielo confessai. Il giorno dopo, per dispetto, mi fece arrivare a casa cento bottiglie della migliore grappa Berta. Sergio Marchionne era una persona meravigliosa ma non facile. Aveva il fare e lo stile del pater familias. Era molto premuroso, ma dovevi sempre sorprenderlo. Quando si abituava a te iniziava ad allontanarti. Io ero condannato a stupirlo sempre. Ho fatto spot che sono entrati nella storia della pubblicità. All’inizio lui era estasiato, mi diceva ‘Sei un genio!’. Andava in giro con l’ipad e faceva rivedere lo spot a tutti. Lo guardava per una notte intera -non dormiva!- poi dopo qualche giorno se qualcuno gli faceva i complimenti per un nostro spot rispondeva ‘è una merda!’. Perché si era ormai abituato. Ero come Sisifo, condannato a spingere una pietra verso l’alto. Aveva sempre bisogno di andare oltre. È stata una formazione straordinaria”.
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