Bruxelles chiede all’industria dell’auto di volare, ma le spezza le ali a colpi di multe. Ne abbiamo già parlato, ma per chi non lo sapesse ancora, dal 1° gennaio sono scattate sanzioni miliardarie per chi sfora i limiti di emissioni, come se i costruttori potessero magicamente convertire l’intero parco auto in elettrico dall’oggi al domani.
Peccato che il mercato racconti tutt’altra storia. Le vendite di EV ristagnano, i punti di ricarica scarseggiano e le infrastrutture promesse dall’Europa restano sulla carta. Ma a pagare sono solo i produttori. E i numeri parlano chiaro: in Italia, il 2025 è iniziato con un tonfo del 5,9% nelle immatricolazioni rispetto a un anno fa.
Sesto calo mensile consecutivo, con un mercato che si allontana sempre più dai livelli pre-Covid: il divario è ormai del 19%. Altro che crescita sostenibile, qui si rischia il collasso. L’ACEA – che non è un club di piagnoni, ma l’associazione di chi in Europa dà lavoro a milioni di persone – l’ha detto chiaro: servono regole più flessibili, non multe che soffocano gli investimenti.
Perché senza un’industria sana la transizione ecologica resta una favoletta da convegni. O Bruxelles trova una soluzione, o tra qualche anno rischiamo di non avere più un’industria automobilistica europea da salvare.
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