Milano Autoclassica 2022 si è chiuso domenica 20/11 alle 19:00, dopo quattro giorni di passione e fermento, con un brulicare di gente che si aggirava tra auto storiche, youngtimer, instant Classic e nuove di concessionaria.
Potevi trovare di tutto: dalla BMW Isetta alla Maserati Sciadipersia, con una Countach alla tua destra e una McLaren Artura celebrativa alla tua sinistra. C’erano davvero auto di ogni marca e modello, divise tra i più disparati tipi di carrozzeria, anche singolari (vedasi un Classe G Cabrio) esposte da appassionati proprietari, club e rivenditori. Il minimo comune denominatore era certamente la passione.
Starvi ad elencare ogni singola auto è impossibile: quelle esposte erano oltre 3.000, ognuna diversa dall’altra. Una varietà indescrivibile che mostrava quanto sia poi facile rendere unica la propria vettura. Tra i marchi più inflazionati c’era sicuramente Ferrari. Nemmeno nei musei dedicati se ne vedono così tante. Molte Ferrari esposte erano in vendita, una di queste era la 275 GTB posseduta da Clint Eastwood, ma c’erano parecchie Testarossa, alcune 250 GTE, qualche Dino, diverse 456 GT, 355 GTB, 575 M e la lista è ancora lunga (moltissime delle moderne, tra l’altro, nascondevano un cambio manuale, sempre più raro sui modelli dagli anni ’90).
Girando e girando, poi, entri nel padiglione 7 della Fiera di Milano Rho e uno strano silenzio religioso avvolge la sala, in netto contrasto con il brusio di centinaia di ospiti intenti a pattugliare i padiglioni 6 e 10. Silenzio. Poi lei. Anzi loro. Al centro del padiglione una decina di Ferrari F40, tutte rosse e una nera, fanno da fulcro gravitazionale per gli sguardi di tutti. Vederne così tante insieme è quasi impossibile, ma loro sono li, su un telo bianco, ferme davanti agli occhi e agli obbiettivi di tutti i presenti, raccolti in un momento di raccoglimento lungo qualche minuto. L’atmosfera è tangibilmente diversa, rispettosa e mozzafiato. Eppure loro non sono certo le uniche belle auto esposte nel padiglione.
Qualche metro più in là c’è una Bentley Continental GT Speed Cabrio viola metallizzato con gli interni in alcantara viola scuro e pelle color crema esposta da Bentley Milano affiancata da un’elegantissima S1 Continental Flying Spur del 1958. Dall’altro lato dello stesso stand, questa volta sotto l’insegna di McLaren Milano, una McLaren Senna rossa (la stessa esposta al Milano Monza Motorshow quest’estate) con le portiere aperte accompagna l’Artura con la livrea variopinta realizzata con Natt Bowen.
Lì vicino il Club 777 di Andrea Levy (patron del Milano Monza Motorshow) espone una Dallara Stradale e una 296 GTB (con livrea personalizzata e ritirata da poche settimane) insieme ad una 911 GT3 RS verde. Ancora nel padiglione 7 lo stand Kimera Automobili mette in mostra ben tre 037 di cui una con livrea Martini Racing, Lotus porta una Elise, la Emira e il Suv Eletre, Aston Martin una Vantage V12 (una delle 333), una DBX 707 due DBS e Maserati sfoggia la MC20 (proponendo nell’area esterna anche il test drive della Grecale GT). Non esattamente una banalità. Due auto di quel padiglione, però, non le ha praticamente nessun altro al mondo.
Una è la Maserati Sciàdipersia Coupé, una delle 10 prodotte dal Tridente modenese ecostruita dalla dalla Carrozzeria Touring Superleggera. Bonhams, il battitore d’asta che l’ha portata insieme ad altre rarità, non fa nemmeno accedere al proprio stand e lei diventa quasi impossibile da fotografare. Basata meccanicamente sulla Maserati GranTurismo, ormai di precedente generazione, abbina al tradizionale V8 aspirato un’estetica unica nel suo genere, ispirata alla Maserati 5000 GT “Scià di Persia” del 1959, realizzata, appunto, per l’allora Scià di Persia Reza Pahlav. Una perla di rara bellezza che ricorda sin da subito il viale domestico di uno sceicco. Il suo valore stimato: quasi mezzo milione.
Poco più in là, ancora meno accessibile fisicamente, una Aventador Ad Personam, una spider realizzata con l’esclusività e la maniacalità sartoriale in modo che sia unica al mondo con ben 125.000 euro di optionals a bordo. Dal 2019, anno di immatricolazione, ad oggi ha percorso ben 100 km, il che alza il valore ad oltre un milione di euro. Un’altra rarità del Toro, anche più costosa, è uno dei pochissimi esemplari roadster di Aventador LP780-4 Ultimae, quotato intorno al milione e mezzo.
E se parliamo di rarità non possiamo non citare una delle due uniche Ford Sierra RS Cosworth, una M3 E30 in condizioni perfette, un’Alfa Romeo 6C 2500 Super Sport Cabrio, una GTA 1300 Junior e potremmo aggiungerne decine al catalogo.
Tra le rarità potremmo tranquillamente annoverare la Gumpert Apollo che, a cofango posteriore aperto, mostrava spudoratamente la sua piattaforma in carbonio a curiosi e potenziali clienti.
Alfa Romeo, Lancia, Fiat e Abarth (in quest’ordine) erano inflazionate. In ogni angolo di ogni padiglione c’era una Delta, poi non mancavano certo le HF. Più nascosta qualche Thesis, tra cui un esemplare con il 3.0 V6 e un colore particolarmente sobrio da “sleeper”.
Una pioggia di Alfa Romeo popolava le sale tra storiche e non. Si partiva dalla RL SS 1926 per arrivare alla Giulia GTAm, passando per molteplici edizioni di Giulia, le 155, le 75, qualche 4C, e pochissime SZ, alcune Montreal… ogni modello di ogni tempo in quasi tutte le declinazioni sostanzialmente, bastava cercare.
Tra le Maserati qualche rara Biturbo si poteva trovare. A fare il botto, insieme a Ferrari, è stata Lamborghini: alcuni collezionisti sono riusciti a radunare sotto un unico tetto (in un unico stand) una Countach (bianca con interni rossi), una Diablo GT (arancione), una Diablo verdona e una Miura. Poco distanti, sparse per la fiera anche qualche Huracan, Gallardo e qualche Aventador facevano capolino (soprattutto negli stand dei rivenditori) tra le classiche, tra le quali si segnala anche un raro esemplare di LM002.
Il fronte delle classiche made in Italy era rafforzato anche dalle Abarth selezionate ed esposte dall’Heritage Club, dalle Fiat (Panda, 500, Spiaggine, 600, 127 Rustica…) e da prototipi incredibili di Bertone (come la Runabout e le X1/9) portati in fiera da ASI.
Tante erano le italiane, tante erano le tedesche. Le BMW non si potevano contare, tra le più presenti si segnalano tutte le edizioni di M3, il tema proposto era di fatto il 50esimo anniversario della divisione M. Tra le più importanti sicuramente c’erano la M3 Johnny Cecotto del 1989 in colorazione Misano Red e la M3 GT del 1995, ma chi ha avuto buon occhio non si è fatto scappare anche una M8 mk1 esposta vicino ad una serie 3 Touring con i cerchi in stile Porsche 993 dipinti di blu.
A proposito di Porsche: ogni 911 mai prodotta c’era, pure una Safari blu, e non si parla di quella presentata qualche giorno fa. C’era persino una 356 azzurra con interni color crema di rara bellezza (e mezzo milione di euro di “listino”) e una 911 Speedster nera, altro esemplare molto raro. C’è chi ha esposto la propria GT3 o GT3 RS, c’erano alcuni rari esemplari di Cayenne mk1 manuali e ancora diverse 928 e una grande selezione di modelli Targa (911) di tutte le epoche, tra cui una 992.
La ricorrenza del compleanno della Mercedes SL è stato il giusto pretesto per dedicarle uno stand con una “Ali di Gabbiano”, una Pagoda e altre serie successive, ma non erano certo le uniche SL a presenziare, men che meno le uniche Mercedes. Non sono mancate rarità come un Classe G cabrio, un Classe G 4×4^2 e una SLR AMG. Meno sostanziosa la percentuale di Audi, ma non meno curata la selezione: oltre a diverse TT, spiccavano l’Audi Quattro S1 (contrapposta fisicamente ad una Stratos con livrea Alitalia) e una RS2.
Tra le aree tematiche dell’esposizione a cielo aperto ha fatto parlare di se quella Americana (affiancata da decine di BMW Z3 favolosamente ben tenute e incredibilmente eleganti), popolata da Mustang dalla configurazione più o meno spinta, qualche Corvette prima serie, C7 e C8 e, ancora più rare, Camaro fino all’ultima generazione. Davanti alla porta d’accesso a quest’area esterna, invece, non passava certo inosservata una rarissima Ford GT prima serie con la livrea GULF numerata 7. Un altro cavallo solitario marchiato Ford si distingueva tra le classiche italiane nel padiglione 6: un Ford Bronco nero dalle condizioni ineccepibili.
Poco distante da questa perla rara si poteva ammirare uno dei pochi esemplari di Peugeot 205 Rally, piccolo baluardo di “francesità” insieme ad una Clio V6, una rara Citroen C6 e qualche Citroen DS. Un assaggio moderato di Francia in una fiera dominata da auto italiane e tedesche. Elegantemente ben distribuite sul territorio della fiera, a formare colonie qua e la, anche diverse britanniche, per lo più sinuose ed affascinanti Jaguar e per lo più E-Type maniacalmente restaurate e ben tenute, spesso in mostra con il cofano aperto (rigorosamente al contrario). Non mancavano comunque diversi Defender ben restaurati ad accompagnare le poche Land Rover presenti nelle sale.
Poche le JDM (e non vere e proprie Japan Drift Machines) presenti a Milano Autoclassica 2022, a confermare quasi la loro natura più “da raduni” che da vera e propria fiera. Quelle che c’erano, però, erano significative, a partire da alcune Nissan 350Z, auto dal grande potenziale di rivalutazione, qualche Honda con la guida a destra (in questo caso il lato giusto). Tra le giapponesi non potevano certo mancare gli esemplari di Subaru Impreza da rally, ma soprattutto l’ospite d’onore: la Mazda MX-5.
Memori forse del recente record in pista a Modena, i proprietari di Miata hanno occupato il proprio settore con le loro piccole e leggere auto a trazione posteriore, tenendo alto l’onore di uno dei pochi modelli e marchi fedeli fino in fondo alla propria tradizione.
Per la serie corse illegali, ma in una manifestazione statica, a Milano Autoclassica 2022 erano esposte vetture da rally e da drift con bodykit particolarmente dirompenti e turbine che sporgevano di almeno una spanna sopra il livello del cofano, per non parlare degli intercooler fieramente in mostra, ma erano esposte anche vetture propriamente illegali (pure su Tokio Drift) come una Rav4 Tuning.
Insomma tra supercar, hypercar e vetture dall’insetimabile valore storico e artistico, l’unico limite è la fantasia (oltre al portafogli). Ma non c’erano solo auto vere nei padiglioni della Fiera di Milano Rho. A Milano Autoclassica 2022 gli appassionati di modellismo potevano fare incetta di vetture in scala di ogni tipo, andando a cercare tra le bancarelle quell’esemplare ultra-raro venduto a oltre 200 euro o la macchinina che era stata regalata dal nonno, o la riproduzione di quella con cui sono usciti dalla chiesa il giorno delle nozze. Tra auto in scala ridotta, furgoni e camion di teams e Vigili del Fuoco, ma anche diorami completi la scelta era particolarmente vasta.
Notevole anche l’offerta di pezzi di ricambio: carburatori, pistoni, bielle, carter motore, fari, griglie anteriori, ma anche targhe ed insegne oppure ancora cartellonistica stradale (vera).
Immancabili pure riviste dal gusto particolarmente vintage, allegati, scoops, pagine e carte che, come noi oggi, parlano di auto, motori, campioni, ma soprattutto di una grande passione.
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