Di fronte alle prospettive di crescita dell’economia superiori alle attese, il mercato dell’auto va contromano e continua a perdere, mese dopo mese, migliaia di veicoli nuovi, mentre restano per strada milioni di vetture vecchie e inquinanti. A novembre non si ferma l’emorragia delle immatricolazioni, che con 104.478 unità registrate segna una flessione del 24,6% rispetto alle 138.612 unità del 2020 (-30,8% sul 2019).
Nei primi 11 mesi dell’anno la “voragine” delle auto perse rispetto al 2019 è di oltre 400.000 unità (-22,8% con 1.371.166 immatricolazioni).
“Non si può accompagnare in modo efficace e sostenibile la transizione verso la decarbonizzazione se non si interviene sostenendo la domanda con un piano strutturale e pluriennale anche per il ricambio del parco circolante”, afferma Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE. “Per una maggiore diffusione delle nuove tecnologie sono necessari incentivi anche a fronte di rottamazione, altrimenti vanificheremo gli effettivi benefici ambientali”.
Per l’UNRAE, come per altri osservatori, nel nostro Paese manca ancora una strategia per accompagnare la transizione energetica nel mercato delle autovetture e dei veicoli commerciali: “Purtroppo – sottolinea Michele Crisci – si deve constatare un certo disinteresse nelle Istituzioni di governo per il comparto automotive e il suo indotto, un settore produttivo che occupa 1,2 milioni di lavoratori e garantisce un gettito fiscale di 76 miliardi di euro l’anno”.
L’assenza di una strategia di medio-lungo periodo non impedirebbe comunque, secondo l’UNRAE, di predisporre subito un piano di sviluppo delle infrastrutture di ricarica, capillare e omogeneo sul territorio nazionale, garantendo l’interoperabilità delle stesse e con punti di ricarica ad alta potenza in ambito autostradale: “Considerati gli annunci fatti e i fondi stanziati dal PNRR per questo obiettivo, ci piacerebbe ora vedere un cronoprogramma puntuale con impegni precisi di infrastrutturazione a scadenze prefissate”, sottolinea Michele Crisci.
L’UNRAE ribadisce, infine, la necessità di liberare le imprese italiane dalla penalizzazione nella fiscalità delle auto aziendali, con interventi su detraibilità IVA, costi deducibili e quota ammortizzabile soprattutto per le auto a zero o bassissime emissioni.
Segmento A (17,1%): Fiat Panda, Fiat 500, Hyundai i10, Kia Picanto, Volkswagen up!
Segmento B (38,5%): Lancia Ypsilon, Dacia Sandero, Citroen C3, Toyota Yaris Cross, Renault Clio
Segmento C (29,8%): Dacia Duster, Volkswagen T-Roc, Jeep Compass, Jeep Renegade, Ford Ecosport
Segmento D (12,3%): BMW X1, Ford Kuga, Alfa Romeo Stelvio, Toyota RAV4, Audi Q3
Segmento E (2,0%): Tesla Model Y, Mercedes GLE, Porsche Cayenne, Land Rover Range Rover, BMW Serie 5
Segmento F (0,4%): Porsche 911, Porsche Taycan, Maserati Ghibli, Porsche Panamera, Mercedes Classe S
Benzina (26,9%): Ford Ecosport, Citroen C3, Volkswagen Polo, Volkswagen T-Roc, Volkswagen T-Cross, Opel Corsa
Diesel (19,0%): Fiat 500L, Jeep Renegade, Jeep Compass, Fiat Tipo, BMW X1, Volkswagen T-Roc
GPL (9,2%): Dacia Duster, Dacia Sandero, Renault Clio, Renault Captur, Fiat Panda
Metano (1,8%): Seat Arona, Fiat Panda, Seat Leon, Skoda Kamiq, Volkswagen Polo
Ibride HEV/MHEV (31,4%): Fiat Panda, Lancia Ypsilon, Toyota Yaris Cross, Fiat 500, Toyota C-HR
Ibride plug-in (5,2%): Jeep Compass, Volvo XC40, Peugeot 3008, Jeep Renegade, BMW X1, Ford Kuga
Elettriche (6,5%): Fiat 500, Renault Twingo, Volkswagen up!, smart fortwo, Dacia Spring
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