In Europa, per il 7° mese consecutivo, crescono le immatricolazioni. Secondo i dati diffusi da Acea l’Unione Europea (28 + EFTA), ha fatto segnare un +10,4%. L’Italia, nello stesso mese, aveva consuntivato un +4,96%.
Ma è davvero così positivo il dato dell’Italia se confrontato con i dati appena pervenuti dall’Europa? Questo il commento di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto:
“In pratica la nostra ripresina, in marzo, è pari al -52% della media europea. Un abisso. Questo con l’aggravante che il segno positivo davanti al dato italiano è determinato dal rinnovo stagionale del parco dei noleggiatori, perché la domanda dei privati, e quindi delle famiglie, langue, arranca, segna il passo. Mi rivolgo adesso agli “spacciatori di ottimismo”: non è che dichiarando che le cose vanno bene, che c’è una ripresa, che si alzano i consumi dei prodotti e servizi. Noi non siamo pessimisti ma abbiamo i piedi per terra e le condizioni socioeconomiche per una ripresa nel nostro Paese ancora non ci sono”. Secondo il presidente dell’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali e autobus: “Abbiamo 3 milioni e 300.000 disoccupati, centinaia di migliaia di persone beneficiano degli ammortizzatori sociali, i giovani, per il 50% sono precari, e il 40% di loro non trova occupazione. Le riforme sono ancora al palo. La spesa pubblica è ancora alle stelle. Ecco che se anche il mercato dell’auto nel 2014 si alzasse del +10% – cosa molto difficile – torneremmo circa a 1.400.000 vetture. Volumi assolutamente non consoni a un Paese come l’Italia. Qualcuno – ha concluso Pavan Bernacchi – ci dice ‘basta fare i pessimisti, prendete atto della situazione e adeguatevi’.
Sarebbe come dire che ci dobbiamo adeguare ad avere 3 milioni e 300.000 disoccupati o al fatto che i nostri giovani non trovino sbocchi nel mondo del lavoro. No, non ci adeguiamo, e chiediamo alle Istituzioni di rivedere le normative in primis per alleggerire la pressione fiscale sugli automobilisti, privati e imprese, al fine di rilanciare i consumi e sostenere così il mondo del lavoro”.
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