Già da qualche anno, durante il Festival del Motorsport Velocity Invitational di Laguna Seca, il Team McLaren porta sul mitico tracciato californiano delle sue Formula 1 più iconiche. L’anno scorso, ad esempio, il messicano Patricio O’Ward, pilota Arrow McLaren SP in IndyCar e prospetto del vivaio della scuderia di Woking, ha guidato la monoposto che ha portato Mika Hakkinen al titolo nel 1998, la MP4/13. Nel 2022, invece, il pilota messicano ha stupito tutti guidando la McLaren MP4/5B del 1990, vettura con cui Ayrton Senna vinse il titolo Piloti. L’onboard della McLaren MP4/5B a Laguna Seca con Pato O’Ward alla guida è a dir poco adrenalinico.
Nella stessa giornata, poi, hanno girato anche il Campione del Mondo 1998 e 1999 Mika Hakkinen e il leggendario Campione del Mondo 1978 Mario Andretti. Il Finlandese Volante ha guidato la MP4/2 di Niki Lauda del 1984, con cui il pilota austriaco ha vinto il suo terzo e ultimo mondiale. L’ottantaduenne italo-americano Mario Andretti, invece, ha guidato una MP4-28 del 2013. Delle tre vetture, però, quella che ha emozionato maggiormente il pubblico è stata la McLaren MP4/5B guidata da Patricio O’Ward. Il pilota classe ’99 non si è fatto pregare, e ha spinto al limite la vettura che fu del leggendario Ayrton Senna.
Per capire perchè l’onboard della McLaren MP4/5B sia così emozionante basta leggere la sua incredibile scheda tecnica. Progettata dal famosissimo progettista sudafricano Gordon Murray insieme a Neil Oatkley e Steve Nichols, è la diretta evoluzione della vincente MP4/5, vincitrice nel 1989 del titolo mondiale piloti con Alain Prost e Costruttori. In quel periodo, McLaren era la dominatrice incontrastata del Mondiale, con le stelle Alain Prost e Ayrton Senna ingaggiati in una battaglia infinita.
Con il trasferimento di Prost in Ferrari nel 1990, McLaren lanciò per la stagione successiva la MP4/5B, che portava alcune innovazioni e prestazioni ancora migliorate. Il telaio in kevlar e carbonio fu riprogettato per adattarsi alla statura di Gerhard Berger, sostituto di Prost arrivato dalla Ferrari in quell’anno. Con una presa d’aria più alta e stretta, serbatoi riposizionti e un cockpit adatto ai 186 cm di Berger, l’austriaco ottenne buoni risultati con la monoposto di Woking. Fu però Senna il leader indiscusso della squadra: il fuoriclasse brasiliano a rivaleggiare con il rivale di sempre Prost.
La MP4/5B se la dovette vedere con la competitiva Ferrari 641 F1, che segnò il ritorno ai massimi livelli di competitività di Maranello. Notissimo è, ovviamente, l’epilogo di quella stagione, culminata con l’incidente “intenzionale” tra Senna e Prost al Gran Premio del Giappone 1990. La “ripicca” del pilota brasiliano contro il rivale transalpino è una delle scene più famose della storia del Motorsport, che ha consegnato per sempre alla leggenda Senna e la sua McLaren. La MP4/5B vide il progressivo disimpegno di Murray (concentrato sul progetto stradale della F1). Questo, però, non fermò Nichols e Oatkley a introdurre delle novità. Nuove erano le geometrie per le sospensioni, mentre spiccava un inedito estrattore posteriore a cinque uscite. Ciò che dava un importante vantaggio competitivo alla McLaren MP4/5B era però il motore.
Sotto il cofano infatti trovava posto il 3.5 V10 aspirato Honda, completamente riprogettato per il 1990. L’Honda RA100E è un 10 cilindri con V di 72°, costantemente migliorato durante la stagione per rispondere ai rivali Ferrari V12 e Renault V10 delle Williams. Il V10 è stato alleggerito, dotato di un limitatore posto ancora più in alto, e dotato di componenti più leggere e benzine più dense ed efficienti. Il risultato? Il V10 di Senna arrivò a 710 CV, tutti gestiti tramite un cambio manuale a 6 rapporti con frizione a pedale e leva sequenziale. Come si può sentire chiaramente dall’onboard di McLaren MP4/5B, la monoposto di Woking canta ancora benissimo, e offre prestazioni davvero eccezionali.
Dall’onboard della McLaren MP4/5B di Laguna Seca notiamo infatti come il 23enne O’Ward non si sia fatto intimidire dall’incredibile storia della vettura, anzi. Il messicano, infatti, dopo un primo giro “tranquillo” ha subito tirato il collo alla 32enne monoposto, nata 9 anni prima di lui. O’Ward già dal secondo giro ha cominciato a spingere davvero, godendosi un momento che, siamo sicuri, non dimenticherà molto presto.
Tra cambi marcia perfetti, un’eccellente utilizzo del cambio manuale e delle traiettorie davvero aggressive, O’Ward non ha lasciato nulla sul tavolo. Non abbiamo accesso, ovviamente, ai tempi. Ciò che impressiona è vedere un ragazzo di diverse generazioni successive a quelle che guidavano queste vetture in pista riuscire a dare il massimo anche con strumenti ormai desueti, come il cambio manuale e la frizione, nonché il motore V10 aspirato.
Grazie alla rinnovata tecnologia video, poi, possiamo vedere ciò che vedono gli occhi di chi guida, una soluzione quasi impensabile fino a pochi anni fa. Vedere un giovane pilota di oggi guidare per oltre mezzo giro con una sola mano e gestire doppiette, cambiate e sovrasterzi è un’emozione davvero grande per noi, figurarsi per il giovane pilota classe ’99. Basta infatti arrivare alla fine del video per capire cosa hanno significato questi giri per O’Ward. In quelle urla e in quell’esultanza c’è l’essenza della passione per l’auto e per il motorsport che guida questi ragazzi, e anche noi tifosi e appassionati che seguiamo le loro incredibili gesta.
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