Categorie: Curiosità

Maserati Ghibli 1972: la prova in esclusiva

Tempo di lettura: 4 minuti

Oggi la Maserati Ghibli è un’ammiraglia che rappresenta il rilancio del Tridente, ma negli anni ’70 c’era una Ghibli che faceva sognare con le sue linee tese. Noi ci siamo messi al volante di uno tra i 1149 esemplari prodotti della Maserati Ghibli che ha debuttato nel 1966 come concept al Salone dell’Auto di Torino, l’auto del nostro test però è del 1972, si tratta dell’ultimo restyling.

Un po’ di storia

La Maserati Ghibli è l’ultima vettura concepita sotto la gestione dalla proprietà Orsi e rappresentò il miglior modo per uscire di scena a testa alta, sia per il successo commerciale che incontrò la vettura, sia per la bellezza senza tempo del prodotto stesso.

Il contesto in cui nacque la Maserati Ghibli è quello di fine anni sessanta, in cui il mondo si apprestava alla rivoluzione “beat” e sul fronte automotive nascevano vetture di impatto visivo e prestazionale come la Lamborghini Miura e la Ferrari 365 GTB/4 Daytona e così, dopo dieci anni di prodizione di auto Granturismo, anche in Maserati si doveva voltare pagina.

Sempre nella continuità di una filosofia meno estrema ed ostentatoria, l’obbiettivo era quello di creare una vettura con più cavalli e uno stile deciso e personale. Per i cavalli, non ci furono problemi, l’otto cilindri Maserati era in grado di erogarne in abbondanza ben 330, mentre per lo stile venne chiamata la Ghia, che in quel periodo aveva come protagonista creativo Giorgetto Giugiaro.

Lo stile

Le superfici sono tese e nette. Un primo evidente cambiamento con le auto del passato è nell’integrazione dei volumi: nella Maserati Ghibli non vi è alcuna distinzione tra corpo vettura e abitacolo, che invece di essere separato è sovrapposto, risultando perfettamente integrato.

La ridotta altezza del cofano è sfruttata per un frontale assolutamente nuovo per Maserati: fari a scomparsa (la Ghibli è la prima Maserati di serie ad adottarli), presa d’aria sottilissima a tutta larghezza che svolge una funzione protettiva con il suo perimetro cromato leggermente sporgente. Unico richiamo alla tradizione è il tridente, posizionato al centro del muso.

Il fianco valorizza lo slancio della Ghibli: cofano lungo e basso, parabrezza molto inclinato, sono tratti che rendono lo stile di questa vettura affascinante anche al giorno d’oggi.

La tecnica

Sotto il lungo cofano, come detto, batte un cuore ad otto cilindri. Lo stesso montato in precedenza sulla 500 GT, la Quattroporte e la Mexico. Il V8 della versione della nostra vettura da 4.7 litri (era disponibile anche una 4.9 litri) eroga 330 CV ed è in grado di raggiungere i 265 km/h, con uno scatto 0-100 km/h di soli 6,2 secondi. Il cambio è a 5 marce sul nostro esemplare, a richiesta era disponibile anche in versione automatica.

Come detto prima, per lasciare più spazio allo stile, il cofano fu abbassato e il motore venne dotato di un carter secco, una soluzione prettamente corsaiola. A livello di insieme, la Ghibli non presentava alcuna innovazione tecnica rispetto a canoni consolidati da un decennio: telaio tubolare, sospensioni indipendenti davanti e assale rigido con balestre dietro.

Infine, per gli amanti della tecnica, possiamo dirvi che la Ghibli monta quattro carburatori Weber 38 DCNL5, due alberi a camma in testa per bancata e il V8 ha un alesaggio di 94 mm, corsa di 85 mm e un rapporto di compressione di 8:1.

Alla guida del mito

Inutile dirvi che salire su un pezzo di storia dell’auto è sempre un’emozione fortissima. Lo è stato per la Giulietta del 1954 (vedi prova) e lo è stato anche per questa Maserati Ghibli.

Ti siedi e ti ritrovi al volante di un’auto lunga più di 4,5 metri che però ha soli due posti secchi. Le cinture di sicurezza ci sono, ma si allacciano in basso ad altezza della vita. L’interno è condizionato da una plancia imponente, integrata a T con la consolle nella quale sono annegati strumenti e comandi. In questo, il nostro restyling del 1972 differisce leggermente dalla prima versione, infatti ci sono dei veri e propri interruttori a leva e non più dei bottoncini come sul modello del 1967. Diversi anche i fanali posteriori, ripresi dall’Alfa Romeo 1750 e le palpebre dei fari anteriori sono arrotondate rispetto alla prima Ghibli.

Ciò che mi ha colpito è stata la presenza dei finestrini elettrici e di ben due serbatoi per il carburante posizionati uno da un lato e uno dall’altro del posteriore della Maserati Ghibli.

Alla guida l’auto si è rivelata comunque silenziosa all’interno (qui il suono del V8), in piena coerenza con lo stile Maserati che strizzava l’occhio sì alla sportività, ma sempre con attenzione a comfort ed eleganza.

Come tutte le auto con una potenza significativa, anche la Ghibli è una vettura che si deve guidare con il fisico e con una grande concentrazione, soprattutto perché durante la nostra prova scendeva qualche goccia di pioggia e il manto stradale era insidioso.

La quotazione attuale

Se vi siete innamorati di questo straordinario pezzo d’eccellenza italiana e vorreste acquistarne uno, ci sono alcune cose che è bene sapere. Prima di tutto, per non incappare in un falso, segnatevi che tutti i telai che terminano con un numero pari appartengono a Ghibli Coupé, mentre se l’ultimo numero è dispari allora si tratta di una Spyder (vettura estremamente rara, prodotta in soli 125 pezzi).

La Ghibli del 1972, nello specifico il nostro esemplare, ha quotazioni di mercato che oscillano tra i 150.000 euro e i 185.000 euro a seconda delle condizioni dell’auto. Qualche anno fa, prima del rilancio Maserati, auto come questa si potevano trovare a prezzi decisamente inferiori e gli appassionati che ne hanno una nel loro garage hanno fatto un gran bel investimento.

Scheda Tecnica

 

Modello

Maserati Ghibli

Periodo di produzione

1966/1973

Motore

Otto cilindri a V di 90°

Cilindrata totale

4719 cc (disponibile anche 4930 cc)

Diametro e corsa

94 mm x 85 mm (93,9 mm x 89 mm motore 4930 cc)

Potenza

330 CV a 5500 giri/min. (335 CV a 5500 giri/min motore 4930 cc)

Rapporto di compressione

8,5:1

Distribuzione

Due assi a camme in testa per bancata

Valvole

Due per cilindro

Accensione

Singola a spinterogeno (dal 1970 a transistors)

Lubrificazione motore

Forzata con pompe di mandata e recupero

Frizione

Monodisco a secco

Cambio

A cinque velocità + retromarcia (automatico su richiesta)

Telaio

Tubolare

Sospensioni anteriori

Molle elicoidali e ammortizzatori telescopici

Sospensioni posteriori

Balestre semiellittiche e ammortizzatori telescopici

Freni

A disco sulle ruote con servocomando

Passo

2550 mm

Carreggiate

Anteriore 1440 mm ; Posteriore 1420 mm

Carrozzeria

Coupè a due porte

Peso vettura a secco

1300 Kg

Velocità massima

265-280 Km/h

 

Federico Ferrero

Direttore Autoappassionati.it

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Federico Ferrero

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