Siamo tutti a conoscenza della decisione che dal 2035 sarà vietata la vendita di auto a benzina, Diesel, GPL e perfin ibride, inoltre si sta decidendo di mettere al bando a breve le vetture Euro 4 nelle grandi città, a cominciare dal Lazio. Per fronteggiare la crisi energetica che anche senza la conversione elettrica di massa stiamo vivendo in Europa si sta decidendo di riattivare le centrali più inquinanti, quelle a carbone, e l’Italia non è da meno. Questo, come si può immaginare rappresenta uno dei paradossi della transizione ecologica, anche presunta che sia.
“La situazione – comunica il giornale Libero – è grave per tutti i Paesi europei: i metri cubi di gas e i chilowattora scarseggiano e dunque il loro prezzo aumenta. La tassazione a carico delle fonti fossili, introdotta per penalizzare chi «sporca» l’atmosfera, fa il resto”.
L’Italia rispetto ad altri si trova in una situazione peggiore, perché non ha il nucleare e “preferisce” non estrarre metano dall’Adriatico, per il bene della Croazia che ringrazia: “Già nel 2022 l’impatto sui costi sarà più doloroso del previsto. Dal primo gennaio è previsto che nelle nostre bollette il prezzo del gas al metro cubo aumenti di un ulteriore 61%, e quello di ogni chilowattora del 48%“.
Nel disperato tentativo di limitare i danni, allora, non resta che aggrapparsi al carbone: fonte inquinante, ma comunque relativamente conveniente, e capace di differenziare la produzione di elettricità. Lo sta facendo la Germania, che ha deciso di chiudere le centrali atomiche nel 2022 e anche per questo, da mesi, ha iniziato ad ampliare le proprie miniere di carbone. Combustibile il cui uso nelle centrali tedesche, nei primi undici mesi dell’anno, è già aumentato del 26%”.
Quatta quatta anche l’Italia sta lavorando in questa direzione: “Da gennaio a novembre, la produzione elettrica da carbone è cresciuta del 20%. E non è tutto. Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, nei giorni scorsi ha chiesto alla società A2A la riapertura urgente della centrale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, alimentata a carbone. Storia simile a La Spezia: la centrale Enel a carbone era stata chiusa da due settimane e Terna ha appena chiesto di riattivarla per «garantire la continuità del servizio e della sicurezza del sistema elettrico»”.
Per Fausto Carioti, giornalista di Libero: “sono scelte imposte dall’urgenza, che non dovrebbe esistere in presenza di una seria strategia energetica nazionale”, ma, esclusa qualche misura il ministro Cingolani, il Governo, “Draghi incluso, continua a ignorare l’argomento energia, se non per confermare la propria fede nel dogma europeo della decarbonizzazione”. Decarbonizzare, appunto, non riattivare le centrali a carbone.
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