Una vera e propria emergenza, soprattutto se si pensa al “Fit for 55” voluto dall’Unione Europea, questo è l’allarme lanciato da uno dei principali personaggi dell’automotive mondiale. A presentare preoccupazioni sulla transizione elettrica è il numero uno di Renault, Luca De Meo, il quale ha bacchettato la politica nel corso di un’intervista nella quale ha dichiarato che ci vogliono immettere sempre più auto elettriche sul mercato senza contare il progresso rallentato nella diffusione di infrastrutture di ricarica.
Renault, da svariato tempo, ha dato vita ad un progetto dove crescita e rilancio si amalgamano al meglio, sia in termini di vendite che di produzione. Le risposte finora registrate sembrano essere più che incoraggianti, merito di Luca De Meo, che da quando è stato messo a capo del gruppo Renault ha saputo dare una scossa a tutti. Il 2022 è stato certamente un anno di svolta per tutte le Case automobilistiche, le quali si sono dovute confrontare con una serie di sfide ardue da superare, parte delle quali si ripresenterà anche nel 2023.
De Meo lo sa bene, ma in lui alberga dell’ottimismo, anche se qualche avvisaglia al mondo della politica l’ha voluta lanciare. Il manager dice nel corso di un’intervista che la produzione di auto elettriche procede bene, a rilento va quindi solo l’installazione di colonnine ricarica, le quali già da ora risultano essere insufficienti. È un vero e proprio allarme quello lanciato dal numero uno di Renault, che senza peli sulla lingua ha anche detto che al momento l’acquisto di auto elettriche è riservato solo a gente facoltosa, in quanto queste vetture risultano essere ancora poco accessibili dal punto di vista economico.
Luca De Meo, amministratore delegato di Renault, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affrontato di versi argomenti, come la questione produttiva in Europa, la centralità dell’automotive e la transizione elettrica. De Meo ha dichiarato:
“Sono convinto che l’industria resti fondamentale per l’Europa. Ed il 30% di tutti gli investimenti in ricerca e sviluppo dipendono dall’industria automobilistica. Poi, per ogni posto di lavoro che creo all’interno dell’azienda, ne nascono sei o sette fuori, come indotto. Il contributo dell’auto è decisivo in termini di innovazione e valore aggiunto, e noi europei possiamo eccellere nel settore premium, il più importante. Bisogna essere realistici. Non può esserci un solo ‘piano A’ deciso dai governi, le soluzioni tecniche possono essere tante e noi industriali dobbiamo essere lasciati liberi di esplorarle. Capisco chi pensa a un superamento dell’auto ed in certi contesti va benissimo, ottimo il monopattino se vivi in boulevard Saint-Germain e devi andare a lavorare in place de la Concorde qualche centinaio di metri più in là. Il discorso cambia per chi deve spostarsi tra Piacenza e Milano, per esempio. Quando ero ancora a Barcellona alla Seat provocai una polemica perché dissi che l’auto elettrica era una rivoluzione di destra, cioè riservata a chi ha i soldi. Il fatto è che le auto elettriche per adesso costano molto, e non tutti possono permettersele. Comunque noi industriali dell’auto stiamo investendo tantissimo, i governi dovrebbero stare al nostro passo ma mi pare siano indietro: siamo più avanti con le auto elettriche che con le colonnine di ricarica”.
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