Una notizia destinata a far tremare il mondo dell’automotive e dell’aeronautica: l’Unione Europea sta valutando di vietare l’uso della fibra di carbonio entro il 2029, definendola un “materiale pericoloso”. La proposta, che rientra nella revisione della direttiva End of Life Vehicles, potrebbe segnare un punto di svolta radicale per la produzione di auto sportive, supercar ed EV ad alte prestazioni. Contattato l’ufficio stampa della UE, ha risposto che per il momento non è in previsione il divieto, ma vediamo quali sarebbero le implicazioni se entrasse in vigore realmente.
La fibra di carbonio è ampiamente utilizzata per la sua combinazione ideale di leggerezza e resistenza. Materiale prediletto da marchi come Tesla, BMW, Hyundai, Lucid e dai produttori di supercar, consente di ridurre il peso dei veicoli migliorando performance ed efficienza. Ma l’UE ora la mette nel mirino.
Secondo l’emendamento presentato al Parlamento Europeo, le microfibre di carbonio potrebbero risultare pericolose se inalate o a contatto con la pelle, specialmente in fase di smaltimento dei veicoli. Da qui l’intenzione di inserirla nell’elenco dei materiali pericolosi, al pari di piombo, cadmio e mercurio.
Se il divieto diventasse legge, le aziende avrebbero tempo fino al 2029 per abbandonare gradualmente l’uso della fibra di carbonio. Il settore automotive è attualmente responsabile di circa il 20% del consumo globale di questo materiale. Una mossa del genere colpirebbe in modo diretto non solo i costruttori europei, ma anche i fornitori asiatici, che detengono oltre la metà della produzione mondiale (tra cui Teijin, Toray Industries e Mitsubishi Chemical).
I primi effetti si sono già visti: dopo la notizia, le borse asiatiche hanno registrato un calo significativo dei titoli legati alla fibra di carbonio.
A pagare il prezzo più alto potrebbero essere proprio i segmenti più avanzati e innovativi: le auto sportive e le elettriche, che puntano molto sull’uso di materiali ultraleggeri per compensare il peso delle batterie e garantire prestazioni elevate. Un eventuale divieto obbligherebbe questi marchi a rivedere completamente i propri processi produttivi, materiali e strategie di design.
La partita, però, non è chiusa. La fibra di carbonio ha rappresentato un business da 5,5 miliardi di dollari nel 2024 e difficilmente l’industria aerospaziale e quella automobilistica resteranno a guardare. L’opposizione è già in fermento, e nei prossimi mesi il dibattito promette di accendersi tra interessi ambientali e difesa dell’innovazione industriale.
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