Riviviamo le 14 vittorie di Vettel in Ferrari da quando il tedesco sbarcò a Maranello nel 2015.
Sia chiaro, non ci siamo dimenticati che tra Vettel e la Ferrari l’addio non sia immediato, anzi. C’è ancora una stagione 2020 da disputare, per breve o lunga che sarà, una stagione che potrebbe anche riservare colpi di scena prima dell’addio tra le parti, comunicato oggi ufficialmente. Proprio per via dell’annuncio, ci è sembrato giusto celebrare quello che è stato il rapporto tra lui e la rossa fino a questo momento.
14 vittorie, tre in più di un certo Fernando Alonso che non si è lasciato così bene con Maranello, con quella prima vittoria in Malesia, nel marzo di cinque anni fa, che lo stesso Vettel commentò su per giù così: “Grande gara e bellissima macchina! Sì, all’inizio ho parlato in italiano, ma oggi è davvero un giorno speciale. Non trovo nemmeno le parole, per un sogno d’infanzia che diventa realtà, anzi per tanti sogni messi assieme. Guardare giù dal podio e vedere i meccanici, gli ingegneri, tutta la squadra, sentire gli inni tedesco e italiano è stato fantastico.”
Rotto il ghiaccio, per Vettel e la SF15-T è una stagione comunque positiva a fronte di una Mercedes dominante e in grado di regalare a Lewis Hamilton il suo terzo titolo mondiale. Arrivano altre due vittorie, una in piena estate in Ungheria e una a Singapore, sulla quale torneremo a brevissimo…
Il 2016 è un anno amaro, per Vettel e per la Ferrari. La SF16-H non è competitiva e il bilancio a fine anno è di zero vittorie, ma il 2017 è dietro l’angolo. La SF70H è un mostro di efficienza aerodinamica e a Melbourne arriva il primo atto di forza: quarta vittoria e, da tradizione, Vettel è già il favorito per la vittoria del mondiale.
Seguono altre quattro vittorie, la più speciale sicuramente a Montecarlo dove la Ferrari non vinceva dal 2001 e fa doppietta. La SF70H è macchina da titolo ma a fine stagione l’affidabilità viene perduta e l’evitabile incidente a Singapore, dove Vettel partiva in pole, pesa come un macigno.
2018, la SF71H non può che essere l’erede, competitiva, della vettura che l’ha preceduta. Qui non è tanto l’affidabilità a mancare quanto il blackout di Vettel nei gran premi estivi. Quattro vittorie fino a Silverstone, quest’ultima magistrale (mitologico il team radio: “Grazie Ragazzi. Qui a casa loro. Ah ah”) poi l’erroraccio, sotto una flebile pioggia, a Hockenheim, in una Ferrari evidentemente destabilizzata dalla morte di Marchionne, la risalita a Spa, il tracollo a Monza, con il testacoda alla Roggia e l’addio a quel mondiale che sembrava possibile.
Si arriva la 2019, entra in squadra Leclerc. Da molti Vettel viene già considerato ormai non più in grado di guidare la squadra dopo gli errori del 2018 e il confronto interno si fa pesante ma non pesantissimo sul fronte dei risultati puri. Pesano, però, errori gravi come quello di Monza, dove Vettel si gira in Ascari come un principiante al kartodromo (sui kart a noleggio) davanti a un pubblico in brodo di giuggiole per il suo compagno di squadra, primo sotto la bandiera a scacchi. Il punto più basso del pilota teutonico vestito di rosso condito, subito dopo, da quella che è l’ultima vittoria di Vettel in Ferrari, a Singapore.
Come dimenticare la terza vittoria di quel 2015 magico per Vettel. A Singapore il tedesco dominò la scena su un circuito che lo ha visto vincitore per ben 5 edizioni. Ve la ricordate la canzoncina a fine gara?
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