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Le auto elettriche sono davvero sostenibili? I dubbi ci sono

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Il mondo dell’auto è sull’orlo di una vera e propria rivoluzione: dopo oltre cento anni, i motori con carburanti di origine fossile stanno lasciando gradualmente spazio a quelli elettrici, considerati meno inquinanti perché non emettono anidride carbonica o altri gas nocivi.

Questo passaggio di consegne, ben visto dalla politica, è entrato nel vivo negli ultimi mesi e sembrava procedere per il verso giusto, ma recentemente si sono fatte sentire alcune voci critiche. E così, molti osservatori sono tornati a chiedersi: ma è davvero sostenibile il passaggio alla trazione elettrica?

A rischio posti di lavoro e intere aziende

La transizione è stata giudicata negativamente dal presidente della Toyota, Akio Toyoda, che in un’ intervista di poche settimane fa non ha risparmiato critiche alle elettriche. E se le bordate arrivano da una persona così direttamente interessata da questo processo (Toyota è fra i primi gruppi dell’auto al mondo), forse c’è per davvero qualcosa che non va.

Riassumendo, il manager ha sostenuto che il passaggio all’elettrico farà perdere migliaia di posti di lavoro all’industria dell’auto, in quanto le vetture a batteria sono più semplici da produrre di quelle tradizionali. Inoltre, secondo Toyoda, rischieranno anche le stesse case produttrici, in particolare quelle con meno strumenti per adattarsi al cambiamento. 

Una colonnina pubblica per la ricarica delle auto elettriche

Zero emissioni, o forse no?

Inoltre, Toyoda ha ritenuto sbagliato il presupposto sul quale si basano molte considerazioni che ruotano intorno alle elettriche: queste, è il suo punto di vista, sono ad emissioni zero per quanto riguarda i gas allo scarico, ma non si può trascurare l’inquinamento generato su scala globale per la produzione dell’energia elettrica, che avviene per lo più grazie a combustibili fossili. E le istituzioni sembrano non vedere questa contraddizione.

Toyoda ha messo anche l’accento sull’inadeguatezza delle infrastrutture per la ricarica:  secondo i dati in suo possesso, relativi al solo Giappone, sarebbero necessari almeno 135 miliardi di dollari (ma c’è chi parla di molto, molto di più) per adeguarle alla crescente domanda di energia elettrica degli automobilisti. Altrimenti, molti clienti potrebbero incontrare limitazioni nell’utilizzo delle auto a batteria.

E inn Italia? l’infrastruttura è ancora carente

Il problema della ricarica, ha scritto il sito internet TheVision.com, è presente anche nel nostro Paese, dove attualmente si producono fino a 333 mila gigawattora di energia elettrica al giorno: in linea teorica, senza considerare l’assorbimento di utenze domestiche e impianti industriali, è quanto basta per ricaricare circa 10 milioni di auto elettriche, circa un quarto del parco auto circolante nel nostro Paese.

Invece, supponendo che le elettriche fossero 40 milioni, il nostro Paese dovrebbe arrivare a genere il 23% di energia in più, dunque sarebbero necessari investimenti per decine di miliardi nell’ottica di potenziare la rete.

Conti alla mano, le elettriche emettono meno CO2?

Ma la spinta nei confronti delle elettriche garantisce per davvero effettivi benefici nel contenimento delle emissioni di anidride carbonica? Una ricerca dell’ente tedesco Ifo sembra smentirlo, per lo meno considerando le emissioni di una moderna auto diesel con quelle di un’elettrica di pari categoria.

Il confronto è stato organizzato da uno studio tedesco (Ifo) fra una Mercedes Classe C 220d e una Tesla Model 3. La Mercedes, nell’utilizzo su strada, produce mediamente 141 g/km di CO2, mentre la Tesla emette 0 g/km di CO2. Tuttavia, considerando la quantità di energia richiesta non soltanto per produrre l’energia elettrica utilizzata come “carburante”, ma anche quella per fabbricare e smaltire le batterie, nel corso della sua “vita” (o LCA, Life-Cycle Assessment, se volete approfondire) la Model 3 arriva ad emettere fra 156 e 181 g/km.

La ricerca è stata criticata, perché non si svolge a parità di condizioni – anche la produzione del gasolio causa inquinamento -, ma è evidente che c’è un problema di fondo nel considerare le elettriche ad emissioni zero. Non vogliamo poi approfondire il discorso sugli elementi naturali indispensabili per creare una batteria (cobalto, litio, grafite) e sui giacimenti in paesi considerati “difficili”.

Insomma, in pochi sembrano dare giusto peso a queste considerazioni, sembrano quasi voltare lo sguardo. Quando si apriranno gli occhi su una situazione che pare ormai abbastanza…ovvia?

Paolo Fina

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Paolo Fina

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