Oggi si fa un gran parlare del concept Lancia PU+RA HPE, e comunque la si pensi è un bene che avvenga. Parlare del marchio Lancia non è mai abbastanza. Di fronte all’ultimo concept Lancia, non si può certo fare a meno di percepire una sorta di “dejà vu”. Questo non arriva perché la concept somigli ad altre (anche se le citazioni alla storia Lancia sono molte e parecchio evidenti), bensì perché è l’ennesima volta che si parla di rilancio del brand passando per una vettura piena di speranze. Le vicende e i piani per il marchio sono note, e anch’esse abbastanza dejà vu. Se andiamo indietro, uno degli ultimi ci riporta ad esperienze promettenti come quella che vide la nascita della riuscita Lancia Thesis, ma anche meno felici come quelle che portarono alla berlina Lancia K. In particolare, su quest’ultima nonostante i risultati finali in termini di mercato, si investì abbastanza, al punto da essere declinata anche in versione Station Wagon e in una controversa Coupé. Quest’ultima però non fu l’unica declinazione Coupé, perché la storica carrozzeria torineseesordì nel 1995 con la sua Lancia Kayak Bertone. Dopo la Porsche Karisma Bertone protagonista dello scorso appuntamento ripercorriamone la storia, che dimostra ancora oggi come sia possibile disegnare una Lancia davvero nuova e all’altezza del blasone.
Lo sviluppo della Lancia Kayak Bertone si posiziona in un momento particolare della vita della Casa torinese. In quegli anni è in atto un primo rilancio del marchio attraverso il rinnovamento della gamma. Questa prima “rinascita” della Casa di Borgo San Paolo passò prima per la Lancia Dedra (con variante Station Wagon), la discussa Delta, l’inedita monovolume Lancia Z e la rinnovata Y; anche Zagato si inserisce in questa ventata di novità con la piccola coupé fuoriserie Hyena.
Tra queste viene lanciata la grande berlina Lancia K, chiamata a sostituire la best seller Lancia Thema nel 1994. Le intenzioni con questo modello sembrano serie, cosa testimoniata dal fatto che in breve tempo non solo verrà presentata la versione Station Wagon nel 1996, ma anche la Coupé l’anno successivo. Torniamo per un attimo agli anni ’94-’95. Presso il Centro Stile Bertone di Caprie continua la sua opera il capo del design Luciano D’Ambrosio, che intuisce la possibilità di potersi inserire in questo positivo flusso di novità che sta caratterizzando la Lancia, con una proposta marchiata Bertone.
L’attenzione si concentra proprio sulla tipologia coupé sull’onda di quanto le Case automobilistiche tedesche fanno da sempre, ovvero derivare dalle berline tutta una serie di varianti presidiando il mercato. A differenza di questi, l’intenzione non è quella di delineare una semplice derivazione che sostanzialmente toglie due porte e abbassa il padiglione alla berlina donatrice, bensì quella di proporre qualcosa di completamente diverso che possa però sfruttare la base tecnica e meccanica che in questo caso è quella della nuova nata K.
Puntare su una coupé è anche altamente simbolico se vogliamo, un segmento che negli anni d’oro del marchio torinese veniva presidiato facendo scuola. La coupé certamente rappresenta una delle carrozzerie più affascinanti, e tra le ultime e più riuscite la Lancia Gamma Coupé. Il telaio della K viene donato dalla stessa FIAT (con motore V6 da 3 litri e 206 CV), e in Bertone si procede ad accorciarlo nello sbalzo posteriore, precisamente dal vano della ruota di scorta al paraurti, e ad abbassare leggermente i duomi delle sospensioni. Il resto rimane immutato. L’intenzione con Lancia Kayak Bertone è quella di tracciare una vettura con coda fortemente raccolta e anteriore imponente, secondo un delicato gioco di equilibri e proporzioni che avvantaggiano il volume anteriore recuperando l’immagine di “elegante potenza” tipica dei grandi modelli Lancia.
La prima realizzazione, benché molto personale e originale, non convince appieno Nuccio Bertone, che sostanzialmente consiglia di rivedere la distribuzione degli equilibri ma senza snaturarne l’intenzione di base. Difatti, l’auto mantiene gran parte di quella impostazione (con dimensioni 4680 mm di lunghezza, 1860 mm di larghezza e 1360 mm in altezza), arricchendosi di dettagli davvero unici di natura evolutiva rispetto agli stilemi tipici del marchio Lancia. Su tutti, spicca la sottile e ampia calandra orizzontale all’anteriore che cela i fari della stessa K, visibili solo quando accesi (questi vennero anche studiati in modo da poter essere lasciati a vista nel caso di difficoltà in ottica di produzione).
Torna l’uso misurato delle cromature, qui con sezione variabile come nel giro dei finestrini. Il modellato sopra i passaruota da un piglio di sportività all’insieme (che si mantiene comunque elegante ed equilibrato). A ben vedere, l’orizzontalità è l’elemento che traspare maggiormente, enfatizzato dalle fasce paracolpi e dai fanali posteriore stretti e allungati. Proprio per mantenere un alto grado di fattibilità (ben l’80%), gli interni sono quelli della K, in particolare cruscotto e parte dei pannelli porta (modificati per via delle nuove portiere più lunghe), mentre i due comodi posti posteriori sono inediti.
Lancia Kayak Bertone ottenne un grande successo di pubblico al Salone dell’Automobile di Ginevra del 1995 e di Torino del 1996, tanto che lo stesso Gianni Agnelli vedendola esclamò fugacemente: “Finalmente una bella Lancia!”. Un’affermazione che lascia ben sperare, infatti la FIAT chiederà il modello marciante (ne viene fatto anche uno statico in gesso con cerchi dal disegno inedito) per effettuare test di fattibilità e diverse presentazioni interne.
Nonostante ciò, per probabili resistenze interne che puntavano invece a una coupé derivata “alla tedesca” e quindi dal modello di serie anche nello stile generale, la vettura non vedrà la luce della produzione in serie. È evidente quanto la scelta non sia stata delle più felici, anche perché a guardarla oggi e difficile non desiderarla, e non trovare in lei una vera, autentica Lancia.
Autore: Federico Signorelli
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