Dalle Delta 1.3 e 1.5 del 1979 alla prima HF Turbo a trazione anteriore, passando per la leggendaria S4.
Chi nel settembre 1979 si è trovato al Salone di Francoforte davanti allo stand Lancia ad ammirare la neonata Delta, sicuramente non ha immaginato che quel giorno iniziava uno dei capitoli importanti della storia dell’auto. Ma andiamo con ordine. Verso la metà degli anni Settanta la Casa Torinese – ormai da alcuni anni all’interno del Gruppo Fiat – mette in cantiere la nuova “piccola di casa” che avrebbe affiancato la Beta raccogliendo allo stesso tempo l’eredità della Fulvia.
La meccanica è moderna, dunque tutt’avanti come quella della Ritmo, i motori sfruttano le sinergie del Gruppo e il design è firmato da Giorgetto Giugiaro. La Delta è subito un successo e vince l’Auto dell’Anno nel 1980, rimanendo a tutt’oggi l’unica Lancia ad avere ricevuto questo premio. La gamma iniziale è piuttosto semplice, con il 1.3 e il 1.5 a benzina da 78 e 85 CV. I rally sono ancora lontani ma i prodromi ci sono già.
La sospensione posteriore, per esempio, non è un dozzinale ponte rigido ma un più raffinato a braccetti trasversali e puntone longitudinale, così da poter regolare la convergenza delle ruote. Nel 1983, con il primo aggiornamento, arriva il motore 1.6 bialbero che è disponibile in due versioni: quella aspirata da 105 CV della versione GT che arriva 180 km/h e quella turbo-compressa da 130 CV che sfiora i 200 km/h. Non è ancora tempo della trazione integrale, anche se al Salone di Torino del 1982 i dirigenti Lancia avevano sondato il terreno presentando una Delta Turbo 4×4 che univa il motore della HF a una sofisticata trazione integrale con tre differenziali.
Nel frattempo, ai piani alti di Corso Marconi – sede della Fiat di quell’epoca – si chiedono come gestire il Mondiale Rally che in quegli anni ha quasi più risonanza della Formula 1 e che essendo corso con auto strettamente derivate da quelle di serie, ha anche una certa influenza sulle vendite.
In Lancia è finito da un pezzo il ciclo della Stratos e la 131 Abarth ha vinto il suo ultimo mondiale nel 1980. Nel 1983 la 037 a trazione posteriore riporta il Titolo Costruttori in Italia (non quello piloti vinto dall’Audi) ma nel frattempo è arrivata anche la Peugeot con le 205 T16. Sono i tempi delle velocissime ma pericolosissime Gruppo B e a Torino non si fanno pregare.
Nasce così la leggendaria Delta S4, un prototipo con motore posteriore centrale, doppia sovralimentazione volumetrico/turbo e trazione integrale, in grado di sbriciolare l’asfalto sotto di sé. Da regolamento ne vennero prodotte duecento, anche se in molti sostengono che realmente non fossero più di centotrenta; il 1.8 4 cilindri che sulla Stradale erogava 250 CV, arrivava anche a 650 CV nelle ultime evoluzioni da gara.
La vita sportiva della Delta S4, tuttavia, durò solo 13 mesi perché il Gruppo B venne soppresso dalla FIA dopo un’escalation di incidenti mortali culminata con quello di Henri Toivonen e Sergio Cresto. Erano auto davvero troppo potenti e veloci per il livello di sicurezza di quegli anni ma le specifiche tecniche che i regolamenti concedevano loro erano semplicemente pazzesche. Ma del Gruppo B parleremo un’altra volta. Quello che ci interessa oggi è che l’esperienza maturata con la Delta S4 fu fondamentale per progettare e sviluppare la prima Delta HF 4WD del 1986 che aveva sotto il cofano il 2 litri turbo 8 valvole da 165 CV e fu subito omologata nel Gruppo A, vincendo il Mondiale Rally al debutto nel 1987. Come? Ve lo racconteremo nella seconda parte.
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