Nel precedente episodio relativo alla Lancia D50 ci siamo lasciati con l’accenno ad un’altra vettura straordinaria: la Lancia D25 Sport Spider, vettura di tipo Sport che condivide con la sorella da Gran Premio la ricorrenza del settantesimo anniversario.
Siamo tra la fine del 1953 ed i primi mesi del 1954 e Gianni Lancia, constatato che la D24 non è più in grado di fronteggiare e superare la concorrenza, in contemporanea al progetto della vettura da GP Lancia D50, mette allo studio un motore evoluto e di maggior cilindrata da 3,7 litri (contro i 3,3 litri della D24) denominato ”D25” che però, montato su una D24, debutta senza troppa fortuna il 27 giugno 1954 al Gran Premio di Porto. Da qui sarebbero dovuti seguire i normali perfezionamenti che, pur iniziando, non procedono con la stessa rapidità e decisione di quelli richiesti e avviati per la D50, anch’essa suscettibile di diverse criticità e ingenti investimenti. Ciò produce i primi segni di incertezza in Gianni Lancia circa la continuità nell’attività sportiva della casa torinese. Ne consegue la riduzione dei notevoli investimenti che, la realizzazione compiuta del progetto D25, sembra richiedere con relative ore di lavoro.
Si decide comunque di far debuttare nuovamente la “D25” al Tourist Trophy del settembre 1954, nonostante si tratti ancora sostanzialmente di una derivazione della D24: nuovamente i risultati raccolti non motivano l’avanzamento del progetto che si arresta definitivamente. O almeno così sembrò..
All’inizio del 1955 per venire incontro ad uno specifico desiderio di Alberto Ascari, anch’esso pilota alla Lancia, si decise di produrre un esemplare sviluppato e finito da chiamare D25: l’intenzione di Ascari è di partecipare alla durissima Carrera Panamericana a bordo di una Lancia, una corsa massacrante che lo aveva visto piazzarsi al secondo posto nel 1951 su Ferrari 212 Inter in squadra con Piero Taruffi (che arrivò primo). È bene ricordare che lo stesso Juan Manuel Fangio porta alla vittoria nel 1953 proprio una Lancia D24 alla Carrera (con Taruffi secondo e Castellotti terzo), portando a casa uno straordinario risultato per il Marchio.
A fine anno 1954, si avvia la costruzione dell’esemplare speciale di Lancia D25 munita questa volta di una diversa carrozzeria in alluminio con telaio in tubi disegnata dalla Pininfarina, e caratterizzata da una calandra anteriore più bassa e larga incorniciata da nuovi fari carenati, sempre in assetto “monoposto” (a destra): la linea generale risulta molto più bassa pur condividendo parte del disegno della parte posteriore con la D24.
Sotto il cofano il 6 cilindri a V di 60° da 3750 cc e 300 cv (doppia accensione e tre carburatori), 275 km/h di velocità massima e 755 kg di peso e, come sulla D50, anche qui la tradizione all’innovazione di Lancia non manca: il motore è integrato al telaio con funzione portante e per un perfetto bilanciamento dei pesi, frizione, cambio e differenziale in blocco coi freni sono al retrotreno. Le sospensioni sono indipendenti all’avantreno, con molla a balestra trasversale (schema utilizzato in seguito fino alle Lancia Flavia e Fulvia) e ponte de Dion al posteriore con due balestre tipo “cantilever”.
Qui il destino della Lancia D25 è condiviso con la D50, causa la morte del pilota di punta della Lancia Alberto Ascari il 26 maggio 1955, ovvero, qualche mese prima che potesse andare a correre in America. L’incidente non ebbe nulla a che fare con il Marchio torinese, essendosi svolto sul Circuito di Monza mentre Ascari stava occasionalmente provando la nuova Ferrari 750 di Eugenio Castellotti.
La prematura scomparsa del pilota milanese sconvolse Gianni Lancia al punto che decise di ritirarsi definitivamente dalle corse. L’esemplare ancora immacolato della D25, era quasi pronto per la corsa e, nonostante la chiusura del programma venne comunque ultimato e conservato nella Collezione Storica Lancia. Nuovo, senza aver mai corso.
Oggi la Lancia D25 Spider Sport con carrozzeria Pininfarina fa parte della collezione di FCA Heritage HUB condividendo gli spazi con la sorella Lancia D50 che, al contrario della D25, riuscì a correre raggiungendo ottimi risultati anche se sotto l’insegna, comunque nobile, del cavallino rampante come Lancia-Ferrari nel 1956. Questo l’epilogo comune ma diverso per alcuni aspetti, di due vetture che era doveroso festeggiare quali simbolo straordinario di quell’ingegno, passione, raffinatezza e coraggio che solo la Lancia sapeva produrre con le sue automobili.
Autore. Federico Signorelli
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