Quante supercar che siano rimaste in produzione per venti anni vi vengono in mente? Ok, sono solo sedici, ma la storia della Lamborghini Countach è ugualmente incredibile e affonda le radici in quella che forse è stata l’epoca più affascinante dell’automobilismo, ovvero quella a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.
È proprio in questa epoca che è nato il concetto di supercar, arrivato poi invariato fino ai giorni nostri. Il disegno della sua linea senza tempo si deve al grande Marcello Gandini (progettata dall’Ingegner Paolo Stanzani), uno dei migliori designer italiani di tutti i tempi, che ha firmato alcune delle auto sportive più incredibili (Diablo, Dino, Miura, Montreal, Stratos…) ma anche dei modelli di grande serie (BMW Serie 5, Citroen BX, Renault Supercinque), senza contare i prototipi. Alta poco più di un metro, larghissima e con le porte ad apertura verticale, la Countach ha un profilo a cuneo che è tutt’ora il segno distintivo di tutte le Lamborghini e che ha ispirato moltissime altre auto ad altissime prestazioni.
Nel 1971, cioè l’anno in cui la Lamborghini Countach fu presentata al Salone di Ginevra sotto forma di prototipo e con il nome LP500 non si era ancora vista un’auto del genere. Questo anche perché a una linea così futuristica si accompagnavano prestazioni al top, figlie di una meccanica con pochi rivali. La prima versione di serie del 1974, la LP400, montava un 12 cilindri a V di 4 litri, capace di esprimere 380 CV a 8.000 giri, spingendo la Countach oltre il muro del 300 chilometri l’ora (315 km/h per la precisione).
Il motore è un’evoluzione di quello della Miura, ma qui è montato in senso longitudinale con il cambio in direzione dell’abitacolo e l’albero di trasmissione che “ritorna” al differenziale passando nel blocco motore, sotto all’albero motore. Con questo posizionamento della trasmissione, il baricentro si alzava leggermente, ma migliorava di molto il centro di gravità dell’auto. La carrozzeria, invece, era realizzata con pannelli trapezoidali di alluminio, montati su un telaio tubolare in acciaio, mentre le parti inferiori erano in fibra di vetro.
Nel 1978 arriva la LP400S che perde qualche cavallo, ma guadagna in guidabilità e soprattutto riceve le ruote posteriori da 305 mm in luogo delle precedenti da 215 mm. Con la LP5000S del 1982 la potenza risale, aumenta la coppia e arriva l’accensione elettronica, mentre la 5000 Quattrovalvole del 1958 fa salire la cilindrata a 5.167 e la potenza a 455 CV, ben oltre i 390 della concorrente dell’epoca, la Ferrari Testarossa. Nel 1988 la storia della Countach si conclude con la 25° anniversario, che festeggia il quarto di secolo del marchio di Sant’Agata bolognese. Anche se esteticamente è pressoché invariata, sotto la pelle sono cambiati 3.000 degli 8.000 componenti.
La Lamborghini Countach esce di produzione nel 1990 per fare spazio alla Diablo e lasciando alle sue spalle diverse leggende riguardo al suo nome. La verità è che si tratta di una esclamazione in dialetto piemontese (l’equivalente di un accidenti!), che uscì dalla bocca di un dipendente della Bertone – la carrozzeria dove lavorava Gandini – quando la vide per la prima volta.
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