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La transizione elettrica non può fermarsi alle città: cosa fa chi abita fuori dalle metropoli?

Tempo di lettura: 2 minuti

Nel dibattito sulla mobilità elettrica, i riflettori sono puntati da anni su grandi città, zone a traffico limitato e metropoli congestionate. Ma c’è un’Italia (e un’Europa) fuori dai radar dei piani urbanistici green: quella rurale, fatta di piccoli comuni, aree agricole e borghi montani, dove l’elettrificazione rischia di rimanere solo uno slogan. Eppure, la mobilità elettrica non sarà mai davvero inclusiva e sostenibile se continuerà a ignorare le esigenze delle aree meno popolate.

L’auto elettrica fuori dai centri urbani: promessa mancata?

Le auto a batteria sono spesso presentate come la soluzione ideale per gli spostamenti quotidiani e a corto raggio. Ma se si guarda alla realtà extra-urbana, l’assenza di infrastrutture EV rurali è un ostacolo concreto alla diffusione dei veicoli elettrici. In molti piccoli centri italiani:

  • le colonnine pubbliche sono assenti o scarsamente operative,
  • la rete elettrica locale fatica a reggere carichi aggiuntivi per la ricarica domestica rapida,
  • i tempi di percorrenza fino a un punto di ricarica sono incompatibili con la vita quotidiana.

Periferie energetiche: una questione anche sociale

L’elettrificazione non riguarda solo l’ambiente, ma anche la coesione sociale. Se la transizione energetica si traduce in un aumento del divario tra chi vive nelle città e chi in provincia, il rischio è quello di creare una nuova marginalità “automobilistica”. Chi abita in aree rurali e deve usare l’auto ogni giorno, spesso per decine di chilometri, è tagliato fuori dalle agevolazioni e dalle infrastrutture pensate per chi può permettersi di caricare il veicolo ogni notte in garage o accanto all’ufficio.

Un cambio di prospettiva: serve un piano nazionale per l’elettrificazione rurale

La mobilità rurale non può essere un effetto collaterale della transizione elettrica: deve diventarne parte integrante. Questo significa ripensare:

  • la distribuzione dei fondi pubblici, oggi ancora troppo concentrati sulle ZTL;
  • le partnership con utility locali, spesso più agili delle grandi compagnie nazionali;
  • l’adozione di tecnologie più flessibili, come microreti, ricariche lente condivise e pannelli solari diffusi nei parcheggi pubblici.

Tecnologie decentralizzate e soluzioni leggere

Una risposta interessante arriva da alcuni progetti pilota in Germania e nei Paesi nordici: stazioni di ricarica comunitarie installate nei pressi di scuole, farmacie e case comunali, alimentate da energia solare e aperte 24/7, spesso gestite da cooperative locali. Modelli replicabili anche in Italia, specie dove il turismo stagionale può giustificare l’investimento con ritorni economici concreti.

Mobilità rurale, una sfida che vale per tutti

Pensare la mobilità solo in funzione delle città è miope. Il 30% della popolazione europea vive in aree rurali, dove l’auto privata è spesso l’unico mezzo di trasporto. Se l’elettrico non arriva anche lì, rischia di fallire proprio dove dovrebbe dimostrare la sua vera utilità: nei percorsi quotidiani, nei paesi, nelle strade secondarie.

L’elettrificazione può davvero trasformare il modo in cui ci muoviamo. Ma per riuscirci, deve passare anche e soprattutto da quelle strade dove oggi manca persino una colonnina.

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