La Lancia Stratos veniva presentata nel 1973 e, da allora, nulla è stato mai più come prima. Riviviamo il mito di un’auto che ha fatto la storia dell’automobilismo e del motorsport. La Lancia Stratos è una vera e propria icona su ruote, una vettura che ha sposato al meglio la potenza, il controllo e l’efficienza, un bolide capace di rendere Lancia e l’Italia protagoniste indiscusse ed assolute del rally, portando il brand piemontese sul tetto del mondo. Non c’è rally senza pensare a Lancia, e si pensa al marchio torinese è inevitabile immaginare sia la Lancia Stratos che la Lancia Delta e le loro particolarissime e leggendarie livree. La Lancia Stratos è da sempre nell’immaginario di tutti una vera e propria bestia su ruote, quella stessa bestia che compie la bellezza di 50 anni. Mezzo secolo e non dimostrarlo affatto, perché la Lancia Stratos è effettivamente un mito.
Un mito lungo 50 anni e destinato a vivere ancora per molto, forse per sempre. Si tratta della Lancia Stratos, la vettura sportiva del brand italiano che ha fatto sognare tutti. La Lancia Stratos è ancora oggi uno dei connubi tra potenza ed efficienza riusciti meglio, tanto che il suo mito continua a vivere anche dopo un cinquantennio. Chi l’ha guidata non riesce a dimenticare le emozioni vissute al volante, chi l’ha guidata proferisce solo parole d’elogio per quest’icona. Lo testimoniano le parole del rallysta Amilcare Ballestrieri della Squadra Corse Lancia HF, secondo il quale la Lancia Stratos era una macchina fantastica da guidare di traverso. Sandro Munari ha invece detto che sentire il rumore di una Lancia Stratos tirata al massimo è un’emozione fortissima. Nuccio Bertone, che sul prototipo disegnato da Gianluca Gandini appose il suo marchio, nel presentarla disse che la Lancia Stratos calza il pilota ed il navigatore come una tuta con un atleta, mettendone in mostra la muscolatura. Elementi, particolari e dichiarazioni che difficilmente faranno scemare nel tempo l’iconicità ed il mito della Lancia Stratos.
La Lancia Stratos è una vettura nata per vincere e per rompere gli schemi. Basta guardarla per capirlo, poiché un chiaro segnale di ciò arriva dal design. Linee rivoluzionarie, a cesello, con il motore della Lancia Fulvia 1.6 HF a rombare sotto al cofano. Senza portiere, bassa e filante, si accede passeggiando sul tappetino di gomma del cofano ed entrando dal grande parabrezza apribile in cristallo, un qualcosa di impensabile oggi, figuriamoci 50 anni fa.
Il successo rallistico si deve all’intuizione del DS della Lancia, Cesare Fiorio, il quale riesce a convincere il nuovo direttore generale della Lancia, Pier Ugo Gobbato, ad investire nel progetto e sostituire la Lancia Fulvia HF. Sotto al cofano della versione rally ci va il motore 6 cilindri a V della Dino 246 dopo una lunga opera di convincimento di un perplesso Enzo Ferrari. Per dar vita a questo sogno, però, bisogna rispettare quel che dice il regolamento, ossia la costruzione di almeno 500 Lancia Stratos stradali identiche, problema che si risolve nel 1973, quando Lancia impone ai suoi concessionari di acquistarne almeno una del valore di 10.725.000 lire. È così che spicca verso l’alto l’era d’oro del brand piemontese nel motorsport, che sfrutta la Lancia Stratos anche come un grande veicolo pubblicitario.
La Lancia Stratos ha il motore centrale posteriore in posizione trasversale, le sospensioni MacPherson al retrotreno ed a quadrilateri sovrapposti all’avantreno. Sul frontale si presenta con linee armoniose ma al tempo stesso affilate, che creano un certo una certa armonia con i passaruota, mentre il parabrezza dona un senso di aggressività essendo fortemente inclinato ed inglobando il montante anteriore. Il tetto scende verticalmente sul piccolo lunotto posteriore, avvolto dal grande cofano motore. Dei fari tondeggianti caratterizzano l’aspetto del posteriore, abbellito da un aggressivo alettone.
La natura rallistica della Lancia Stratos si nota anche dal cofano e dal baule che includono i parafanghi e sono costituiti da due leggeri gusci, dall’apertura ampia per un rapido intervento durante l’assistenza di gara. La Lancia Stratos all’interno dispone di due posti davanti e solo due vani per i caschi da corsa dietro, anche nella versione stradale. Il cruscotto è rivestito in pelle e spicca per la semplicità della linea. Davanti al lato guida è possibile vedere un volante quattro razze dal disegno a ragnatela. Subito dietro un contachilometri analogico segna i dati essenziali utili alla guida, ovvero chilometri, giri del motore e livelli vari.
Le dimensioni della Lancia Stratos sono: lunghezza 3,71 metri, larghezza 1,75 metri, altezza 1,08 metri, passo 2,18 metri. Leggendaria è la sua livrea, bianca e rossa Marlboro e, successivamente, nella grafica tricolore dello sponsor Alitalia, a darle le sembianze di un vero e proprio aereo. Bellezza e prestazioni hanno portato la Lancia Stratos HF a conquistare innumerevoli titoli sportivi. Nei vari rally ha partecipato ufficialmente, con questa configurazione dal 1973 al 1977, ed ha vinto per ben 3 anni consecutivi il Campionato Mondiale Rally nelle annate 1974/1975, 1975/1976 e 1976/1977. Nelle versioni da rally la Lancia Stratos ha raggiunto potenze nell’ordine di 280 CV a 8.500 giri, con accelerazioni brucianti. La vettura ha vinto anche per tre volte consecutive il Rally di Monte Carlo, due titoli Mondiale Costruttori (1975 e 1976) ed altri due nell’Europeo Piloti, oltre alla vittoria di Sandro Munari nel 1977 della Coppa Mondiale FIA Piloti Rally. Design, storia, prestazioni e vittorie che hanno fatto della Lancia Stratos un mito quasi irraggiungibile.
Il fascino di Lancia Stratos non risiede solo nella sua estetica, ma anche (o soprattutto) nel suo cofano. Si tratta del gruppo motore e cambio presi direttamente da una Ferrari Dino, ovvero il V6 da 2.4 litri da 12 o 24 valvole in base al suo utilizzo stradale o da corsa. Il motore è posizionato in posizione centrale longitudinale ed arriva a sprigionare 190 CV a 7.000 giri. Il sei cilindri viene accoppiato egregiamente ad un cambio rigorosamente manuale a 5 rapporti posizionato longitudinalmente e collegato al motore tramite una frizione a doppio disco a secco ed è collegato ad una trazione posteriore. La velocità massima è di 230 km/h, merito anche di un peso pari a soli 980 kg. Il motore 6 cilindri a V di 90 gradi è in grado di erogare una potenza di 190 CV, nonostante la cilindrata sia di soli 2418 cc.
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