Per André Citroën, il colore della carrozzeria delle sue automobili non era solo un elemento distintivo ma serviva anche ad aumentarne la sicurezza. Diverse tinte per la carrozzeria, infatti, erano disponibili su numerosi modelli, già a partire dalla 10HP Type A.
I colori delle vetture Citroën aumentarono negli anni: dalle verniciature in due o più toni, disponibili sulle 8/10/15 HP e poi sulle C4 e C6, passando alle tinte vivaci della 2CV e della Méhari.
Oggi, la gamma moderna offre un’ampia possibilità di personalizzazione, come dimostrano le 97 diverse combinazioni per gli esterni di Nuova Citroën C3, per un’auto che riflette il proprio stile.
Il primo a pensarci fu proprio André Citroën, quando iniziò a colorare le sue 5HP di giallo vivo, rendendole così popolari che il nome di 5HP Type C fu presto rimpiazzato da “Petit citron” (limoncino), tanto risaltavano nel traffico parigino dell’epoca.
Era il 1922 e la scelta del Patron avvenne per due precise ragioni: rendere inconfondibili le sue automobili e aumentarne la sicurezza, grazie alla loro immediata visibilità nel panorama circostante. Un’auto colorata (gialla, rossa, verde vivo, azzurro…) è molto più facile da individuare sia per le strade della Ville Lumière, dove all’epoca circolavano vetture prevalentemente di colore blu, nero o grigio, che nel verde del panorama della campagna francese.
Per André Citroën questo fu un discreto sforzo industriale. Lui che aveva portato in Europa la catena di montaggio della Ford Model T americana, modificò radicalmente una delle peculiarità di questa celebre vettura: il colore nero della carrozzeria, unico disponibile a catalogo.
La ragione per cui le vetture americane fossero esclusivamente di colore nero, non era strettamente legata ad una semplice preferenza cromatica ma era dovuta al fatto che questa era la tinta che seccava più rapidamente: bastavano infatti poche ore rispetto alle intere giornate necessarie agli altri colori. La catena di montaggio doveva girare a ritmi vorticosi e non c’era tempo di attendere l’asciugatura.
Dopo un periodo di colori più tradizionali per la Traction Avant (dove il nero la fece da padrone per tutto il periodo di produzione), con l’arrivo della 2CV nel 1948 Citroën tornò al colore, ma non subito: infatti la prima 2CV era grigia, un grigio “industriale”, molto simile a quello del furgone Type H che l’aveva preceduta un anno prima.
Fu il 1955 l’anno della svolta: al Salone di Parigi apparve la DS19 che in un orizzonte di vetture grigie, nere e blu, si presentava sullo stand Citroën, d’emblée, in uno scioccante verde mela abbinato a tetto bianco, in giallo champagne con tetto melanzana (o l’inverso) con interni coloratissimi, che qualche anno dopo divennero disponibili con tessuti “leopardati” denominati Helanca Mordorée (oggi ambitissimi dagli appassionati) dai colori sempre sgargianti.
Gli anni ‘80 furono invece marcati da tinte più sobrie, ma con la costante presenza nelle Concessionarie della Marca delle serie speciali di Dyane e 2CV, come la gamma delle Charleston disponibili bordeaux e nere, gialle e nere ed in due elegantissimi toni di grigio. Poi, negli anni ’90, arrivarono i colori metallizzati di Xantia e XM: Rouge Mandarin, Vert Vega, Bleu Mauritius per arrivare negli anni 2000 alle tinte di C3 e di C3 Pluriel, queste ultime palesemente ispirate a quelle degli anni ‘70, come i tre colori di lancio: azzurro, arancio e verde che richiamavano il Bleu Platiné, l’Orange Tenere ed il Vert Argenté.
Oggi, Citroën offre ai suoi clienti un’ampia possibilità di personalizzazione della propria vettura e diversi modelli della gamma attuale propongono una vasta scelta, resa possibile da numerose tinte per la carrozzeria da abbinare al tetto bicolore a cui si aggiungono tocchi di colore a contrasto che contraddistinguono elementi specifici degli esterni e che sottolineano il carattere delle vetture.
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