Dialogare, negoziare, trovare un accordo pacifico: questo l’obiettivo della Cina in tema di extra dazi imposti dall’Unione europea sulle auto elettriche costruite nel Paese del Dragone ed esportate nel Vecchio Continente.
Pechino ha rinnovato alla Commissione europea la sua offerta di colloqui, così da evitare frizioni economiche e commerciali, deleterie per ambo le parti. In questo senso, c’è già stato un incontro a due lunedì 9 settembre a Bruxelles: fra il direttore generale per il commercio UE, e il viceministro del Commercio Li Fei.
La nazione della Grande Muraglia ha sottolineato che la questione dei sussidi compensativi per i veicoli elettrici cinesi era complessa: “La Cina è disposta a continuare a lavorare a stretto contatto con la parte europea per raggiungere una soluzione che soddisfi gli interessi comuni di entrambe le parti e sia in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, in modo da promuovere lo sviluppo sano e stabile delle relazioni” fra i due soggetti. In cambio, il gigante orientale ha indicato la volontà di allentare le tensioni astenendosi dall’imporre misure anti-dumping provvisorie sul brandy UE. Idem su altri prodotti esportati dall’Europa, come la carne suina. In ballo, anche i dazi sulle supercar termiche italiane e, ancor più tedesche, molto vendute ai cinesi: auto con oltre 2,5 litri a benzina di BMW, Mercedes e Volkswagen (Audi e Porsche).
Può anche darsi che quella cinese rappresenti la strategia dell’opossum: finge di essere debole, di essere molto interessata a cercare la negoziazione per evitare guai, quando al momento buono sa che può reagire e scatenare una guerra commerciale dove il colosso è proprio il Dragone. Forte di un settore automotive in crescita, del controllo della filiera auto elettrica (batterie e produzione), di una catena di comando ultra rapida. Così, se si raggiunge la “pace”, tanto meglio; ma se c’è da scatenare la battaglia, il Dragone è pronto.
Intanto, ecco una seconda revisione all’ingiù dei dazi: la Commissione UE sarebbe pronta ad abbassare le tasse all’importazione delle auto elettriche prodotte in Cina. Per chi ha collaborato all’indagine, barriera del 35,3% anziché del 36,3%. Per Tesla (fa la sua Model Y a Shanghai) dal 9% al 7,8%. Col primo ritocco in basso, ad agosto, i dazi per tre aziende erano scesi: dal 17,4% al 17% per BYD, dal 19,9 al 19,3% per Geely e dal 37,6% al 36,3% per SAIC (MG). Viceversa, erano stati puniti i non collaborativi: dal 20,8% al 21,3% quelli per Xpeng, NIO, Leapmotor, Great Wall, Chery, Aiways, Voyah e Seres. Se ne riparla a novembre 2024, coi Paesi chiamati a votare: la Cina mette molto sotto pressione la Germania affinché persuada le altre nazioni a dire no agli extra dazi.
Autore: Mr. Limone
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