Anche quest’anno, Exor ha diramato la sua lettera annuale agli azionisti. A diffonderla è stato John Elkann, presidente ed amministratore delegato, il quale ha illustrato il bilancio del 2021 e rese note le strategie che muovono le società del gruppo.
Exor detiene il 14% di Stellantis ed il 22,9% di Ferrari, il che mette il gruppo della famiglia Agnelli nella condizione di giocare un ruolo importante verso la transizione elettrica. Proprio l’affermazione della mobilità elettrica è una delle principali tematiche affrontate da Elkann e soci. Nel 2021 sono stati effettuati 11 collocamenti in Borsa di costruttori puri di auto elettriche, di conseguenza le 10 più grandi società che producono esclusivamente veicoli elettrici, a fine anno si sono ritrovate ad avere un valore pari ad oltre 1.500 miliardi di dollari, ben più dei mille miliari dei 10 più grandi gruppi automobilistici tradizionali, che pure lo scorso anno hanno venduto il 99% delle vetture immatricolate nel mondo. Secondo Elkann, questo divario tra capitalizzazione e vendita delinea una direzione ben tracciata, che per Ferrari riserverà anche altri sorprese, unendo lo sviluppo tecnico portato avanti da Maranello al lavoro sui progetti dati dalla collaborazione coi creativi di LoveFrom.
La transazione energetica non riguarda però solamente le vetture, stando a quanto riferito da John Elkann, il quale reputa che il nucleare sarebbe indispensabile non solo per il futuro delle auto, ma anche per affrontare la sfida di ridurre la scarsità energetica: “Attraverso i nostri investimenti nelle società canadesi Cameco e NexGen Energy, l’uranio ha rappresentato uno dei maggiori contributi positivi alla nostra performance nel 2021. Crediamo che l’energia nucleare sarà fondamentale per affrontare la triplice sfida di ridurre la scarsità energetica, elettrificare le applicazioni industriali e sostituire i combustibili fossili. Poiché gli impianti nucleari forniscono energia affidabile e carbon-free, sono il complemento ideale a fonti di energia rinnovabile intermittenti come il solare e l’eolico. Nel corso dell’ultimo anno, le crescenti preoccupazioni delle società di produzione di energia elettrica per la sicurezza delle forniture future ed una notevole attività da parte degli investitori finanziari hanno fatto sì che i prezzi dell’uranio siano quasi raddoppiati”.
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