Si sa un giro in Corvette e uno in Cadillac non fanno certo dimenticare un passato da petrolhead, l’America alla fine vuole e chiede quello. Dopo è arrivato il saluto ai lavoratori al grido di “Detroit è tornata”. Joe Biden dà spettacolo al North America International Auto Show (Naias), di nuovo in scena dopo due anni di stop forzato dalla pandemia.
Si tratta del “car guy”, come al presidente Usa piace definirsi, coglie l’occasione della kermesse per fare un annuncio molto importante: sono finalmente approvati i primi piani per installare 500.000 colonnine di ricarica entro il 2030. Insieme a queste arriva la prima tranche di finanziamenti.
Si tratta di ben 900 milioni di dollari per il periodo 2022-2023, dopo dei 5 miliardi su complessivo 1 trilione totale destinato alle infrastrutture dal Bipartisan Infrastructure Law spalmati in 5 anni per aiutare gli Stati federati ad installare le colonnine di ricarica. Serviranno a infrastrutturare 53.000 miglia di autostrade. Ovvero poco meno di 85.300 chilometri in 35 Stati.
“Il grande viaggio americano sarà completamente elettrificato – grida Biden – Sia che stiate guidando da una costa all’altra lungo la I-10, sia che lo stiate facendo sulla I-75 qui in Michigan, le stazioni di ricarica saranno attive e facili da trovare come quelle carburanti”.
Con questo maxi-piano, la Casa Bianca non punto al solo boom dell’auto elettrica per contrastare il repentino cambiamento climatico, ma anche per creare posti di lavoro e spingere l’economia verso l’alto. Il tutto va a braccetto con il progetto di portare al 50% le immatricolazioni di vetture full electric e ibride plug-in e rendere gli Stati Uniti meno dipendenti dall’Asia, il tutto passando per la costruzione e l’implementazione delle attuali colonnine di ricarica.
“La mia amministrazione sta investendo più di 135 miliardi di dollari per promuovere la mobilità del futuro”, aggiunge con orgoglio tipicamente americano Biden. Parte del tesoretto arriva dal molto discusso Inflation Reduction Act, che vincola gli incentivi da 7.500 dollari per i veicoli a batteria all’assemblaggio in Nord America e all’uso di batterie prodotte con minerali estratti negli Usa o in Paesi con cui Washington prevedono già accordi di libero scambio.
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