Categorie: Prove su strada

Jeep Gran Cherokee CRD: la prova su strada

Tempo di lettura: 5 minuti

Ci sono due categoria di 4×4, i Suv e i fuoristrada: i primi sono progettati per le passeggiate sul lungomare della Croisette, a loro agio per le vie del centro o sulle Autobahn tedesche, i secondi preferiscono sporcarsi le “gomme” tra le mulattiere di montagna, le dune di sabbia o guadare i corsi d’acqua. Di solito chi possiede i primi difficilmente si avventura nel vero off-road, il massimo che si concede è un traverso nella neve di Courmayeur Mont Blanc o un twist sopra il marciapiede davanti alla scuola del figlio, invece chi ama e ha comprato il fuoristrada duro e puro difficilmente lo sfoggia come status symbol: preferisce vedere il fango sui passaruota che non la vernice nuova di pacco.

Poi c’è il Grand Cherokee, uno dei pochi 4×4, insieme al Range Rover, a cui è permesso stare nel limbo delle due categorie: confortevole quando basta per il viaggio delle vacanze, veloce per grandi spostamenti, ideale per trainare la barca al lago, da esporre al bar durante l’happy hour e capace in off road come pochi altri.

La vettura in prova

L’ammiraglia Jeep è da sempre riconosciuta come fuoristrada d’alta gamma, dal 1993, anno della sua nascita ad oggi è giunta alla quarta generazione. Proprio l’ultimo modello nasce nel periodo più buio del gruppo Chrysler e dell’industria automobilistica americana. L’amministrazione della casa passa sotto il controllo del governo degli Stati Uniti e il presidente Barack Obama in persona sceglie Fiat come partner strategico, in cambio del know how italiano, i prodotti in uscita vengono congelati e tra questi anche il nuovo modello del Grand Cherokee. Dopo tanti rimescolamenti, finalmente nel 2010 il GC viene commercializzato: si tratta quindi del primo modello del gruppo Chrysler ad essere lanciato sul mercato sotto la nuova dirigenza Fiat. In seguito, il restyling del 2013, lo ha reso più europeo, imborghesendo i contenuti.

A bordo la sensazione di essere su un auto concepita oltreoceano è meno evidente di un tempo: il monitor touchscreen da 8,4″ in cima alla consolle centrale ed un altro da 7″ TFT collocato nel mezzo del cruscotto rendono il suv più premium, le plastiche sono ancora rigide in prefetto stile USA, ma alla vista la sensazione è di discreta qualità. Certo qualche assemblaggio è lontano dagli standard teutonici, ma l’impegno verso l’europeizzazione è evidente. Già soli i due paddle per cambiare marcia e la nuova leva “digitale” per il cambio automatico, ora a otto rapporti, ben realizzati ed ergonomici, rendono nettamente più moderno l’abitacolo di questa leggenda americana e fanno intendere fin da subito che il gruppo Fiat ha più intenzione di attaccare Monaco e Stoccarda, che non le avversarie yankee di un tempo.

Questo grosso SUV da quasi 5 metri (4,828 m) di lunghezza , 2 metri (1,943 m) di larghezza e 1,8 m di altezza ha un bagagliaio dalla capacità elevata, simile a quello delle concorrenti, con 782litri che diventano 1554 a divano reclinato, quindi le vacanze di una famiglia numerosa sono salve. La capienza è incredibile se pensiamo che la ruota di scorta di dimensioni normali 265/60 trova posto sotto il piano di carico, non i soliti kit di gonfiaggio in dotazione ai “falsi suv”. All’interno lo spazio abbonda e cinque persone trovano posto senza difficoltà. La distanza tra le ginocchia e gli schienali dei sedili anteriori è ben superiore alle attese, anche a livello di spalle non ci si può lamentare. Solo l’accessibilità è limitata dall’altezza da terra tipica dei suv, per fortuna le sospensioni permettono di abbassare la vettura nei parcheggi per facilitare il carico e l’accesso a bordo.

Come va? Traina trentacinque quintali in ogni superficie

Nonostante i 2.350 Kg il diesel 3.0 V6 accoppiato al nuovo ZF 8 rapporti non si fa problemi a spingere la vettura a velocità da ritiro patente. I 570 Nm a 2.000 giri/min di coppia, non sfigurano neanche a pieno carico con la vettura che tocca quasi le tre tonnellate. E anche la capacità di traino è superiore alle attese, ai vertici della categoria: con 35 quintali di massa rimorchiabile, da noi in Italia occorre avere la patente B+E.

Affondando il piede, questa Jeep maschera in maniera efficace il suo peso, solo in curva si avverte la massa del “pesante” 4×4 americano: infatti il sottosterzo è notevole, soprattutto su fondo bagnato, intendiamoci: il comportamento è sempre sicuro, complice l’ESP, ma conviene non esagerare con il gas. Non è il classico suv che aggradisce le curve, capita infatti, soprattutto con una guida un po’ più decisa, che la Grand Cherokee molleggi sugli avvallamenti e ceda in rollio nelle curve in appoggio, specie con i cerchi da 18 pollici (di serie i 20″) dalla vocazione meno sportiva. La spalla maggiorata torna utile alla voce confort e soprattutto in off-road dove il GC è imbattibile (lo vedremo in un capitolo a se).

Nei tratti urbani l’unica piccola fonte di preoccupazione è stata la percezione degli ingombri, i 10 metri quadrati del 4×4 richiedono infatti un po’ d’attenzione e partica per essere condotti e parcheggiati. Dirigendoci verso spazi più aperti emerge poi il buon confort di bordo, offerto da un’insonorizzazione curata e sospensioni non troppo rigide. A bordo di quest’auto i chilometri scorrono in totale relax: i sedili sono ampi e confortevoli (riscaldati in inverno, così come la corona del volante e ventilati d’estate), lo spazio a bordo è abbondante ed il cambio regala un’andatura piacevole. Mai brusco e sempre attento a scegliere il rapporto corretto, il nuovo ZF si fa apprezzare per passaggi di marcia tanto dolci quanto veloci, assecondando le richieste del pilota anche dai comodi paddle al volante.
I consumi sono migliorati rispetto alla versione con cambio a 5 rapporti, ma la concorrenza riesce a fare meglio. Con il Jeep i 9km/l sono lo standard, ma almeno l’autonomia nei lunghi viaggi è assicurata grazie ai 93litri di gasolio nel serbatoio.

Nel 2011 è stata sottoposta ai test sulla sicurezza EuroNCAP totalizzando 4 stelle su 5, ma la sicurezza è incrementata dotando il suv di Forward Collision Warning e Crash Mitigation, Active Cruise Control e Blind Spot Monitoring.

Prezzi allineati alle tedesche, così come la qualità, ma tutto è di serie

La nuova Jeep Grand Cherokee è disponibile nelle versioni Laredo, Limited, Overland, Summit e SRT (solo per il V8 HEMI), si parte da 52.000€, per arrivare a 86.000€ della più costosa. La vettura oggetto della prova è il 3.0CRD Overland, con sospensioni pneumatiche, differenziale posteriore a slittamento limitato, Select Terrain, impianto audio da 506Watt, navigatore, bluetooth, sedili elettrici riscaldabili e ventiilati, keyless, tetto in vetro, bixeno, frenata automatica, ACC, blind spot detection, sensori anteriori e posteriori e telecamera, costa 68.600€, non certo pochi, ma allineati alle dirette rivali, inoltre non necessita dell’aggiunta di alcun optional. Volendo si può ampliare la vocazione fuoristradistica con 350€ nel pack Offroad II che comprende: cerchi in lega da 18″, sistema di trazione Quadra-Drive II, protezioni sottoscocca, sistema Selec-Speed control.

Insomma il gruppo Fiat è riuscito a risanare la malandata Chrysler con un iniezione di vetture moderne ed efficienti. Alcune, come il Grand Cherokee, sono in competizione diretta con le rivali premium tedesche e anche se non siamo ancora ai livelli qualitativi delle blasonate concorrenti l’insieme del progetto è più che soddisfacente. Il GC può insidiare ora i SUV di lusso, anche grazie alla campagna mediatica attuata attraverso i calciatori della Juventus cui Jeep è main sponsor, ma allo stesso tempo il grande 4×4 americano mantiene e amplifica, grazie all’elettronica e al nuovo cambio ZF, le doti che lo hanno sempre contraddistinto nella marcia offroad.

Mauro Giacometti

Classe 88. Automotive Engineering. Mi piace la musica, ma… non quella bella, principalmente quella di cattivo gusto e che va di moda per poche settimane. Amo sciare, ma non di fondo: non voglio fare fatica. La mia auto ideale? Leggera, una via di mezzo tra una Clio Rs e una Lotus Elise. Ma turbo! Darei una gamba per possedere una “vecchia gloria” Integrale.

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Mauro Giacometti

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