Tempo un anno fa, settimana più settimana meno, e Mariella Mengozzi, un passato in Disney e soprattutto in Ferrari, assumeva il ruolo di direttore del Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli”, raccogliendo il testimone di Rodolfo Gaffino Rossi. Un anno che è servito a prendere le misure al famoso Museo dell’Automobile per capire quanto, e come, la sua preziosa esperienza nell’automotive, e non solo, potesse essere trasformata in nuove opportunità.
Un 2019 che si è aperto per il Mauto con la mostra dedicata al Genio Nascosto di Marcello Gandini e che, direttamente dalla voce di Mariella Mengozzi, non finirà di stupire.
Direttore, vogliamo tracciare un bilancio di questo suo primo anno alla guida del Mauto?
“Prima di tutto traccio un bilancio senz’altro estremamente positivo nel senso che ho trovato il Museo in ottimo stato, con una collezione prestigiosa, attività di manutenzione avviate, un progetto di restauro sul quale stiamo ancora lavorando, un centro di documentazione molto buono e, a livello di contenuti, siamo all’eccellenza su tutti i fronti. Vogliamo forse individuare un limite nel parcheggio, soprattutto per un Museo dell’Automobile? Stiamo lavorando anche su quell’aspetto. Abbiamo però davvero tanti punti di forza, un team giovane e preparato e non ho trovato nessuna resistenza a quel cambiamento che stiamo cercando di portare”
Quanto la sua esperienza alle dipendenze di grandi marchi ora sta tornando utile al Mauto?
“La mia esperienza non solo automotive mi insegna ancora una volta che noi viviamo in un mondo fatto di marchi e che vive di marchi. Il marchio ha una funzione di identificazione importante per il consumatore finale e qui, noi, abbiamo contenuti e opportunità di visita che viene poco riconosciuta, a livello nazionale e internazionale. Proprio perché abbiamo un’identità un po’ debole, a volte veniamo identificati come Museo della Fiat, non tutti hanno chiaro cosa possiamo offrire, anche il nome (Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, ndr) è quasi più una descrizione che un marchio, forse difficile da usare o ripetere. Non è ancora un marchio e dobbiamo lavorare su questi elementi di base, promuoverci un po’ di più rivedendo l’immagine e il logo che cambierà nel corso del 2019, pensiamo già a maggio.”
Nuova immagine, nuove iniziative?
“Certo, ci servirà per declinare il nostro logo sui laboratori didattici, sulla partecipazione alla Mille Miglia con la scuderia del Mauto che stiamo adesso fondando e che ci permette di portare il Museo fuori da Torino. Abbiamo anche avviato diverse iniziative con il Museo Alfa Romeo di Arese, che ci permettono inoltre di ridurre i costi, e prevediamo la partecipazione a molti saloni nel corso dell’anno. A livello di risorse economiche non abbiamo fondi illimitati e dobbiamo quindi pianificarle pensando, altresì, di farle aumentare. Aumentando la comunicazione possiamo raggiungere più visitatori e quindi maggiori introiti, dall’altra possiamo attirare partnership e sponsorizzazioni legate ad attività mirate come appunto la Mille Miglia.”
Ancora tanta attenzione sulle auto d’epoca, un mondo che non va mai fuori moda…
“Io credo che ciò che gira attorno alle auto d’epoca sia un’opportunità importante, in crescita, per molte aziende. Sia per quelle del lusso, sia per quelle più tecniche, in generale per un range di consumatori molto ampio. Ad esempio noi al Mauto abbiamo un pubblico variegato che va dalle famiglie ai più piccoli. Abbiamo poi introdotto il biglietto elettronico per dare maggiore visibilità al pubblico giovane.”
Programmi per Parco Valentino – Salone Auto Torino 2019?
“Sì sì noi già collaboriamo con Andrea Levy, il presidente di Parco Valentino, e stiamo studiando un progetto ma non anticipo nulla. Già l’anno scorso abbiamo portato una vettura marciante al Parco ma la pioggia frenò un po’ i nostri entusiasmi. Speriamo che quest’anno vada meglio! Quest’anno ricorre inoltre il 140° dalla nascita e il sessantesimo dalla scomparsa del fondare del Museo dell’Auto, Carlo Biscaretti di Ruffia, e cercheremo di omaggiare la sua figura grazie alla quale molto del Museo ha preso vita. Vorremmo infatti creare una nuova installazione all’interno del percorso che possa spiegare, attraverso la sua figura e le sue parole, il senso di questa collezione e del museo stesso. Questa collezione è nata con questo scopo, diventare un museo aperto a tutti, differente da una collezione privata che diventa poi pubblica. Già negli anni ’30 la collezione nacque con questo scopo, una rivoluzione futuristica già all’epoca”
Ha parlato di rivoluzione, e l’auto lo è stata per l’essere umano. Lo sarà anche la guida autonoma e l’elettrico?
“Certo è giusto guardare al futuro ma senza dimenticare ciò che è stato, il mondo che ha creato la base per quello in cui viviamo oggi. Noi presenteremo i nuovi laboratori didattici nel corso della primavera che si occuperà proprio di questo, cercando di proporre spunti storici su come si è evoluta l’automobile e, come molti sanno, la realtà che sta dietro a tecnologie di cui parliamo oggi ma che già esistevano molto tempo fa”
Come mai, invece, questa scelta di puntare molto sul car design, con le mostre dedicate a Fioravanti, Giugiaro e ora Gandini?
“Sicuramente il design qui sul territorio torinese ha radici molto profonde, ci sono tanti carrozzieri, case specializzate e ci è sembrato anche giusto puntare su questa strategia che racchiude in sé tanti aspetti, non solo legate esclusivamente al design. L’evoluzione del design ha sempre una stretta correlazione con il modo di vivere della società e delle sue esigenze. Avremo poi una mostra su “Auto&Design” che celebra i 40 anni, una mostra sullo IED di Torino, una mostra sulla grafica congiunta col m.a.x. Museo di Chiasso. Abbiamo diversi progetti ma posso confermare che l’espressione più artistica legata alle auto è sempre un punto saldo del Mauto.”
E sul 2020 si vuole sbilanciare?
“Posso anticipare che il 2020 sarà il grande anno dedicato allo sport. Ricorreranno i 70 anni della Formula 1, vogliamo dedicare una mostra al mondo dei rally, che vogliamo valorizzare di più, c’è poi tutto il discorso delle ruote coperte e avremo possibilità di raccontare un po’ di storie legate al strettamente al motorsport che speriamo possa attrarre un pubblico sempre più giovane”
Proprio sul rapporto tra il mondo dei giovani e l’auto vogliamo chiudere questa intervista. Un suo punto di vista?
“Oggi si parla più di mobilità più che di auto vera e propria e in effetti questo visione sta cambiando. Ecco perché credo ancora molto nel concetto di sport legato al mondo dell’auto, proprio perché trasmette un messaggio diverso, il vero rapporto tra uomo e macchina che può essere molto affascinante per le nuove generazioni che si avvicinano al mondo dell’automobile. Dobbiamo raccontare tante storie e incuriosire, cercando di recuperare materiali e documenti e trasmettere emozioni. Un museo che mi ha colpito si trova a Philadelphia e si chiama “Spirit of Competition” e una frase mi ha ancor più impressionato “Le competizioni sono nate appena è stata costruita la seconda vettura”. Penso che questo sia un po’ nello spirito dell’uomo, la sana competizione e, in quanto tale, affascina grandi e più piccoli”.