Curiosità

Intervista Horacio Pagani: “Per l’elettrico c’è tempo, gli aneddoti e i 25 anni della mia azienda”

Tempo di lettura: 3 minuti

Horacio Pagani non ha certo bisogno di grandi preludi, anzi. Sono 25 anni, proprio nel 2023, che le sue auto hanno fatto breccia nel cuore degli appassionati e, volendo restringere il discorso alla Motor Valley, oggi Pagani Automobili da San Cesario sul Panaro ne rappresenta una delle migliori eccellenze.

Nato in Argentina nel 1955, un passato in Lamborghini e un presente/futuro da eterno sognatore, Horacio Pagani ha saputo scolpire dalle fondamenta un’azienda che vive a sua immagine e somiglianza. Auto per pochi, per pochissimi, che negli anni hanno dato origine a tre veri e propri mostri sacri partendo dalla Zonda, passando per la sofisticatissima Huayra e arrivando, notizia del 2022, alla hypercar Utopia. Tre emblemi di una storia ricca di passione che ben si mescola alla storia di Leonardo da Vinci. Il parallelo è dovuto alla presentazione del libro “Le forme dell’aria da Leonardo da Vinci a Pagani Utopia”, volume che esplora i primi studi del genio di Leonardo sull’effetto dell’aria e che vede la preziosa collaborazione di Pagani nella stesura del testo. Un motto passa davanti a tutti: “Scienza e arte possono camminare mano nella mano”. 

Sembra una frase da poco ma non lo è visto che, nei lontani anni ‘60, deve essere arrivata fino alle orecchie di Horacio bambino, un bambino che già aveva ben chiaro in mente che cosa sarebbe voluto diventare. Proprio in occasione della presentazione del libro abbiamo quindi avuto la possibilità unica di scambiare qualche battuta con Horacio Pagani, divergendo dall’elettrico a qualche aneddoto che lui stesso ha avuto la gentilezza di raccontarci. 

Vediamo, quindi, cosa ci ha raccontato Horacio Pagani nel corso della nostra intervista. 

Innanzitutto, grazie per questa intervista. Il 2023 è l’anno dei 25 anni della sua azienda. Se dovesse scegliere un anedotto, tra i tanti, quale sceglierebbe?

Sono stati 25 anni ricchi di esperienze una più bella dell’altra. Forse un evento che mi ha regalato tanta emozione è stata quando un cliente, che era venuto a trovarci al Salone di Ginevra dopo la presentazione della Huayra, mi chiese se poteva venire a trovarci a San Cesario. Arriva un sabato e alla fine compra tre macchine. Andiamo a pranzo e io gli ho chiesto che macchine avesse nella sua collezione e lui rispose ho solo Mercedes. Presa la dovuta confidenza gli chiesi come poteva spendere così tanti soldi per richiederci tre Pagani e lui rispose…sai, io colleziono opere d’arte. Questa è stata una soddisfazione molto grande perché il nostro intento è proprio quello”. 

Abbiamo qui di fronte (a Vinci, sede della presentazione del volume, ndr.) Zonda, Huayra e Utopia. A quale delle sue creature è più affezionato e perché?

Sono affezionato a tutte. Diciamo che la Zonda è la macchina con cui è nata l’azienda, il brand, ed è stata fatta con dei sacrifici impressionanti per molti anni. Zonda è la macchina che ci ha presentato al mondo. Huayra è stata la macchina che ci ha dato la possibilità di studiare tante tecnologie, l’aerodinamica attiva, e di studiare nel minimo particolare tanti dettagli. Utopia è nata 25 anni dopo, è il lavoro di un team molto più grande e di un’azienda che nel frattempo è cresciuta e ha molti più mezzi per fare ricerca. Rispetto alle altre, che rispecchiavano più la mia idea di un’automobile rispetto a quello che pensavo potesse essere il desiderio di un cliente, Utopia è nata a quattro mani con il cliente e i loro feedback. Un esempio? Niente schermi virtuali, 80% delle Utopia con cambio manuale e tanti comandi fisici.”

Richiamando all’esempio che ci riporta a Leonardo da Vinci e ai suoi primi studi sull’aerodinamica, pensa che a Leonardo sarebbe piaciuta l’Utopia?

Onestamente non lo so, diciamo che l’impegno che ci abbiamo messo tutti è stato tanto e sì, seguendo l’esempio dell’arte e la scienza che possono camminare insieme già 500 anni fa, speriamo di sì, gli sarebbe piaciuta”. 

Lei e suo figlio Christopher avete più volte ricordato che non è ancora il momento di una Pagani elettrica e perché?

Noi abbiamo un team che dal 2018 sta lavorando sull’elettrico. Abbiamo un partner come Mercedes-AMG con il quale ci confrontiamo in continuazione e loro stanno facendo grossi investimenti sull’elettrico. Il cliente Pagani, però, chiede una macchina con cambio manuale, leggera e oggi le auto elettriche con prestazioni simili pesano almeno due tonnellate. In questo momento il cliente non è ancora pronto, però noi dobbiamo lavorare per arrivare all’obiettivo”.

Per concludere è stato più difficile pensare e progettare una hypercar come la Utopia o collaborare alla stesura di “Le forme dell’aria, da Leonardo da Vinci a Pagani Utopia”?

Tutte le cose vengono fatte con tanto lavoro, studiando, e questo libro non è da meno. Mi piace dire che questo volume è una grande responsabilità perché mettere insieme questi disegni di Leonardo insieme a un’automobile ti fa venire un senso di paura, quasi di non essere all’altezza. Speriamo che vengano apprezzate entrambe le parti di questo libro, e voglio ringraziare il Prof. Leonardo Marani che ci ha dato preziosa consulenza sugli studi di Leonardo”. 

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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