Motorsport

Intervista ad Amna Al Qubaisi: mille e una corsa con la principessa del volante

Tempo di lettura: 4 minuti

La Formula 4, varata dalla FIA nel 2013, nasce con l’intento di addestrare i giovani piloti provenienti dal karting alla guida delle monoposto su piste vere e proprie. Possiamo considerarla una serie propedeutica, con “costi contenuti” e pari opportunità per tutti i partecipanti. Nonostante la giovane età però, la Formula 4 è un’occasione che alcuni giovani talentosi hanno già saputo sfruttare al meglio, anche al femminile.

Per esempio, Amna Al Qubaisi, la prima donna araba a competere in Formula 4 che anche prima d’approdare in questa serie e pur essendo così giovane, vantava già una storia di successi. 

Amna Al Qubaisi nasce ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, diciotto anni fa ed entra a far parte della Daman Speed Academy nel 2013. È la prima donna con le sue origini a vincere sul suo kart la Rotax Max Challenge degli Emirati Arabi Uniti per la stagione 2016-2017, è stata anche la prima ragazza araba a partecipare al Rotax Grand Finales in Portogallo, quando aveva solo 15 anni, e ha vinto il primo premio come GCC Young Driver Academy Awards, lo scorso anno. Amna corre con il Prema Theodore Racing team con il soprannome di “Flying Girl”, al suo fianco anche Kaspersky Lab. È una bellezza mediorientale, ha uno sguardo dolce, modi sicuri e pacati, un’intelligenza vivace e una passione spudorata per i motori. Noi l’abbiamo incontrata domenica 3 giugno 2018 nei paddock dell’Autodromo di Monza, tra una sessione di gara e l’altra.

Come ci si sente a debuttare nel tempio della Formula1?

“Amo questa pista, è stupenda, le curve sono molto veloci, per me correre qui dove hanno gareggiato e trionfato le leggende dell’automobilismo è un sogno che si avvera. Non è soltanto la prima volta, è l’inizio di qualcosa di nuovo, spero di tornare qui.

Monza è un circuito impegnativo, bisogna riuscire a far correre la macchina, a questo s’aggiungono alcune frenate e staccate molto brusche. Io amo correre in questo modo e non mi era mai capitata una pista così. L’esperienza mi è utile anche per abituarmi a questi ritmi, è una pista che ti “risucchia”, ci sono frazioni di secondo per prendere delle decisioni, anche rispetto a come guidano agli altri concorrenti, nel giro di poco puoi trovarti tra i primi o finire ultimo.

Il mio circuito preferito in assoluto è Le Mans, ci sono stata più di una volta anche per seguire la 24 ore”.

Donna in un mondo tradizionalmente maschile come quello del motorsport…

“Ad essere sincera quando sono in pista penso solo a guidare, mi metto il casco e guido, non m’importa se i miei concorrenti sono maschi o femmine. Con il casco indosso siamo tutti piloti, nessuno fa caso al genere.

Nel mondo del kart invece era diverso, ho avuto qualche brutta esperienza in passato, mi è capitato di essere buttata fuori dalla pista soltanto perché sono una donna, è stata dura, con le auto è diverso, anche perché capita meno di essere spinti fuori pista o scontrarsi con gli altri piloti, ci sono meno contatti”.

Il tuo obiettivo per il futuro è la Formula1?

“Sì, sin da quando ho cominciato il mio sogno è stata la Formula1 perché rappresenta il massimo in questo settore, sarebbe come raggiungere la vetta di una carriera. Vorrei arrivare a questo traguardo non tanto per essere il primo pilota degli di origine araba a farlo, ma in particolare come donna”.

Ndr: cinque fino ad ora le donne in Formula1: Maria Teresa De Filippis (Italia) – dal 1958 al 1959, Maria Grazia “Lella” Lombardi (Italia) – dal 1974 al 1976, Divina Mary Galica (Regno Unito) nel 1976 e nel 1978, Desiré Randall Wilson (Sud Africa) nel 1980 e Giovanna Amati (Italia) nel 1992.

Le tue tre migliori caratteristiche come pilota?

“Disciplina, umiltà e determinazione”.

Chi sono i tuoi idoli nel motorsport?

“Ne ho uno solo: Ayrton Senna. Sono troppo giovane per averlo visto correre dal vivo o in TV, non appartiene alla mia epoca, ma era un vero campione, faccio delle scorpacciate delle registrazioni delle sue gare, è una leggenda, credo non sia paragonabile a nessun altro. Era un campione non solo al volante, ma anche perché sapeva entrare nel cuore delle persone, questo a mio parere è l’aspetto più importante”.

Quando hai iniziato a correre sui kart? Quando hai capito che questa poteva essere la tua vita ed il tuo lavoro?

“Tanti piloti della mia età hanno cominciato con i kart a sei o sette anni, io a 14 che in linea teorica e per come succede di solito è piuttosto tardi. Per me quindi tante cose di questo mondo sono nuove, le affronto per la prima volta, mentre altri hanno già fatto esperienza, di solito gareggiavo contro piloti che avevano fatto esperienze in serie superiori.

Durante la mia seconda stagione nel kart, mi stavo migliorando molto, con tempi sempre migliori, credo che al quel punto sia cambiato qualcosa.

I miei genitori mi hanno incoraggiata e hanno continuato a dirmi che ce la potevo fare, mi hanno consentito la partecipazione alla Academy dove grazie ai consigli di guida dei professionisti e ad ottimi meccanici, ho imparato tantissimo e ora mi ritrovo qui”.

E riguardo la Formula 4?

“Ho iniziato con la Formula 4 quest’anno, Monza è stata la mia seconda gara. È diverso dai kart, è proprio un mondo completamente nuovo, un altro livello di competizione, i freni funzionano in modo diverso, è più pericoloso, ma soprattutto in un attimo in gara puoi perdere tutto quello che avevi fatto di buono fino a quel momento, cosa che nei kart non succedeva.

È un altro livello di guida. Il team è contento dei miei risultati attuali, ho avuto un po’ di problemi all’inizio, nella prima gara sono uscita in qualifica e poi di conseguenza lo sterzo con funzionava al meglio, questo mi ha rallentato. Poi si è aggiunto un problema ai pneumatici, questa mattina invece è andata meglio mi sono qualificata 16esima, ma partivo dal 27esimo posto, spero per le prossime corse di piazzarmi tra i primi 15”.

Lino Garbellini

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Lino Garbellini

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