Un passato in Nissan e Jaguar Land Rover, l’approdo a Torino nel 2008, alla corte di Stile Bertone. Da lì, presa confidenza con il freddo del capoluogo piemontese e i suoi viali alberati, il percorso di Samuel Chuffart si è delineato sull’evoluzione di Icona Design Group, della quale Chuffart è stato uno dei fondatori nel 2010.
Oggi Icona Design è una realtà di eccellenza tanto che sotto le sapienti mani del designer francese lavorano ben 74 creativi sparsi tra le sedi di Torino, completamente rinnovata appena 2 anni fa, Shanghai e Los Angeles, nella Silicon Valley. Chuffart, invece, ha firmato progetti come la stravagante Icona Vulcano Titanium, la prima supercar interamente in titanio, dalle forme nette e scolpite.
Con Mr. Chuffart abbiamo parlato di Icona e di come il design dell’auto si stia evolvendo verso nuove forme, prendendo a esempio Tesla Cybertruck e le sue linee, apparentemente, semplici.
Il 2019 di Icona è stato un anno molto positivo per noi, il decimo anno di vita per l’azienda. Siamo una realtà globale, come hai detto con tre studi sparsi nel mondo e una moltitudine di persone che è sempre una sfida guidare. Nell’ultimo anno sono cresciute le nostre attività specie negli Stati Uniti ma anche in Europa, dove il nostro “global approach” sta avendo successo anche nel vecchio continente. Il 2019 ci ha poi visto protagonisti in Cina grazie alla partnership con Evergrande, paragonabile alla Volkswagen europea in termini di volumi, con le dovute proporzioni, e pronta a espandere il suo mercato anche fuori dai confini nazionali; nel 2020 seguiremo questi sviluppi.
Sicuramente Tesla; per loro il 2019 è stato il primo anno di profittabilità e dobbiamo dire grazie a Elon Musk perché ha contribuito e sta contribuendo a cambiare il mondo dell’automotive investendo sull’elettrico e sulle infrastrutture, dando al contempo una spinta a tutto l’automotive come oggi la realtà dei fatti sta dimostrando. Pensando a Torino, Marchionne si è opposto fino all’ultimo alla transizione, si dice per motivi finanziari, verso l’elettrico, ma anche FCA, dopo la sua morte, sta andando verso quella direzione.
Sicuramente sì, stiamo “abbracciando” una nuova era ed è in corso una transizione verso nuovi linguaggi, a volte, se non sempre, più veloci della stessa evoluzione verso l’elettrico alla quale stiamo assistendo. Basti pensare ai motori: forse l’era migliore sul fronte tecnico è già alle nostre spalle, vista “l’esplosione” dei motori turbo negli ultimi anni, anche tra le supercar. La gente è molto più impressionata dal design e da cosa si presenta davanti agli occhi rispetto a ciò che non si vede.
Sicuramente l’anno appena concluso, secondo me, ha segnato il punto di non ritorno su questo fronte. Ho guidato spesso auto elettriche, come la Jaguar I-Pace, ma mi sono chiesto: il futuro delle full electric, con pacchi batterie che possono arrivare a pesare fino a 700 kg, deve essere solo ed esclusivamente elettrico con la tecnologia oggi disponibile? O ci può essere un motore di supporto alle batterie, ad esempio a idrogeno per abbassare i pesi in gioco? L’idrogeno è l’elemento più comune nell’universo!
Sì spero possa essere d’esempio e che i governi vogliano investire, nei prossimi anni, su questa tecnologia a supporto dell’elettrico. Barack Obama, quando era presidente, sostenne Tesla alle sue origini e vediamo oggi cosa è diventata. L’Europa è ancora molto divisa sulle politiche da intraprendere, so che stanno investendo molto su un trasporto aereo più sostenibile con Airbus ma bisogna mettere in contatto i distributori dell’energia e le case automobilistiche, come sta avvenendo progressivamente con l’elettrico. La Cina in questo è stata maestra e sta assumendo toni sempre più da protagonista nel mondo dell’auto.
Devo dire che prendere ad esempio l’Italia non è certo il migliore…degli esempi. L’Italia non è leader nell’automotive e segue le correnti. Se il governo volesse investire su questa tecnologia nel giro di pochi anni, come sta facendo la Cina, o Tesla in America, qualcosa cambierebbe anche qui.
Penso la seconda, perché spinge tutta l’industria verso una nuova direzione, dimostrando che l’esempio e la rotta intrapresa può funzionare. Tuttavia con l’amministrazione Trump Tesla sta diventando un’eccezione, siccome l’America viene vista come una realtà molto diversa da come poteva apparire solo qualche anno fa. Ad esempio, elettriche escluse, oggi l’industria americana produce solo pick-up e truck. Sono queste le auto dalle quali prendere esempio? Penso, anche, che l’Europa abbia ancora la leadership su molte questioni, dal lusso alla produzione di auto utilitarie, nonostante Giappone e Corea abbiano capito l’antifona e siano diventate altamente concorrenziali con le case europee proprio su questo fronte.
Cybertruck è, in realtà, nata da un’idea stilistica del designer Curtis Brubaker e risalente al 1978. Il design del truck Tesla, quindi, non è “originale” ma è stato impressionante vedere e notare quanti ordini siano stati evasi da Tesla in queste settimane passate dalla presentazione, a dimostrazione che la gente è interessata da forme così nuove e sarebbe disposta a scegliere un’auto così come propria auto. Se ne stiamo parlando ora, significa che anche da questa parte dell’Oceano è arrivata l’eco della big news e, anche in questo caso, è stata una mossa vincente di Elon Musk. Questo testimonia, inoltre, che siamo stanchi delle auto “classiche”, parlando di design, e da qui deriva la motivazione del designer a sposare sempre nuove forme di linguaggio.
Parto da Lancia: è impressionante leggere che solo in Italia sono state vendute più Ypsilon che Alfa Romeo in tutto il mondo. Per questo penso che per Alfa Romeo sia arrivato davvero il momento di cambiare rotta, proprio ora che sui mercati non c’è da sorridere, come fu per me agli inizi quando arrivai in Nissan alla fine degli anni ‘90. Lo stanno facendo con Tonale, un nuovo inizio. L’importante, per i designer di una Casa italiana, penso sia “disegnare emozioni” oltre a una semplice auto, così come avviene per il Made in Italy anche nel campo del lusso. Un altro esempio di risveglio dell’auto italiana è stata la Concept Centoventi che è stata presentata a Ginevra un anno fa, un passo importante di visione per il futuro e un passo avanti verso il minimalismo che vedremo sempre più spesso nel futuro delle auto. Qualcosa di diverso senza rinunciare ai valori tipici dell’industria italiana.
L’idea è stata quella di creare qualcosa di nuovo, che potesse fare la differenza. Il domani dell’auto sarà autonomo e, proprio per questo motivo, perché riproporre un abitacolo con volante e pedali? Da qui siamo partiti per ideare un’auto per passeggeri, non più per automobilisti. L’approccio è stato quello del minivan, per massimizzare lo spazio su questa piattaforma, dove le batterie sono in basso sul pianale e permettono una certa libertà di creare uno spazio più simile a quello di una cabina in business class. Viaggiare su Nucleus pone al centro il viaggio, da qui la visibilità estesa widescreen e un maggiore comfort per gli occupanti. Mi fa piacere notare che appena sei mesi dopo la presentazione di Nucleus (Ginevra 2018, ndr) la stessa idea di concept è stata ripresa da Volvo con la sua 360c, molto simile esteticamente, e da lì anche altre case hanno seguito questa strada. Questo è ottimo perchè abbiamo lanciato un trend, visto che non produciamo auto di serie.
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