Alfa Romeo è stata protagonista indiscussa della Mille Miglia 2018 e, in occasione dell’ultima giornata, la carovana ha effettuato un passaggio obbligato, prima del finale a Brescia, al Museo Storico Alfa Romeo di Arese, a due passi da Milano. Noi eravamo presenti e per l’occasione Alfa Romeo ha voluto portare nel cuore della Mille Miglia anche i due piloti ufficiali di Alfa Romeo Sauber F1 Team, Charles Leclerc e Marcus Ericsson. Potevamo farci sfuggire un’intervista a due?
Dopo essersi resi molto disponibili alle nostre domande, il richiamo della pista si è fatto più forte che mai e i due alfieri con il logo del Quadrifoglio Verde sulla tuta si sono improvvisati piloti d’antan, alternandosi al volante di una Tipo B del 1932 e di una 750 Competizione del 1955.
Attimi di emozione vera vissuta sulla nostra pelle e su quella dei tanti appassionati accorsi al museo per ammirare con i propri occhi le Alfa Romeo che hanno fatto la storia. Ecco cosa ci hanno raccontato Charles Leclerc e Marcus Ericsson nella nostra intervista in esclusiva, prima lo svedese poi il monegasco fiore all’occhiello della Ferrari Driver Academy, entrambi davvero disponibili in un contesto per loro ricco di stimoli essendo veri e propri uomini simbolo del ritorno di Alfa Romeo in Formula 1, seppur in qualità di sponsor.
Marcus per te una prima domanda più tecnica, visto che sei al quinto anno di F1 e hai vissuto dagli albori l’era turbo ibrida. Come sono cambiate le auto dal 2014 a oggi?
Beh all’inizio è stato difficile capire il funzionamento dei motori ibridi, davvero molto complessi. Oggi, specialmente dall’anno scorso quando le auto hanno cambiato aspetto, l’affidabilità, così come le prestazioni, hanno raggiunto livelli da record, essendo le più veloci di sempre. Tornando alla power punit è impressionante la quantità di potenza che noi piloti abbiamo a disposizione grazie al progresso costante di questi anni di turbo ibrido.
Cosa ci puoi dire dell’Halo? C’è chi lo detesta e chi inizia ad apprezzarlo. Averlo davanti agli occhi durante un Gran Premio per te è stato un problema?
Devo dire che mi sono abituato molto in fretta all’Halo e onestamente quando guido non mi accorgo della sua presenza. Per me rimane una novità positiva visto che aumenta la sicurezza di noi piloti e io sono a favore di tutto ciò che ci fa diminuire il rischio di farci male.
Hai segnato l’esordio a punti del tuo team con un bel nono posto in Bahrain. TI senti orgoglioso per questo e cosa significa per te, non certo un pilota latino, portare lo stemma di Alfa sul petto?
Sono molto orgoglioso di rappresentare Alfa Romeo in Formula 1 e soprattutto rappresentare un brand così importante e con una storia praticamente unica nel suo genere.
Passiamo a Charles Leclerc, un pilota dal futuro promettente che si sta attirando tante attenzioni dopo due gare sempre all’attacco. P6 in Azerbaijan e P10 a Barcellona. Ora cosa ti aspetti dalle prossime gare e, a lungo termine, dalla tua carriera in F1, iniziata così bene?
Sì le due ultime gare sono state straordinarie per noi, anche come team; a Baku ci aspettavamo di essere competitivi, a Barcellona molto meno. Eppure siamo stati competitivi più di quello che tutto il team si aspettava. Un’altra Q2 a Barcellona, un altro punto in gara. Per adesso sta andando tutto bene ma dobbiamo continuare a spingere e le aspettative per il resto dell’anno è difficile dirle perché tanti team hanno momenti di up e down, è quindi difficile sapere dove siamo esattamente. Per noi è importante entrare in Q2 e costruire la gara da lì. Sono contento perché se siamo andati bene a Barcellona posso sperare che saremo competitivi anche sulle altre piste. La macchina è buona e sta crescendo gara dopo gara.
È noto il tuo feeling particolare con i circuiti cittadini. È rimasta nella memoria la tua splendida vittoria a Baku quando ancora eri in Formula 2. Montecarlo è dietro l’angolo ed è il tuo Gran Premio di casa, cosa ti aspetti?
Sì è sempre speciale correre nei cittadini, come pilota è un challenge in più. Ovviamente avere un Gran Premio cittadino a casa che forse è il più bello del mondo, almeno ai miei occhi. Dunque sì sarà veramente speciale; l’anno scorso è stato il mio primo Gran Premio di Montecarlo, seppur in Formula 2, quest’anno però è il mio primo vero Gran Premio di Formula 1 a casa mia, sarà una data e una gara che ricorderò per tutta la vita.
Dopo le prime due gare durante le quali hai preso sempre più confidenza con l’auto senza però conquistare punti, oggi ti senti più a tuo agio sulla Sauber e cosa è migliorato nel tuo feeling con la C37 nei colori Alfa Romeo?
Sì sono cresciuto tantissimo, forse più in cinque gare in Formula 1 che in quattro anni di Formule. Ho imparato tantissimo e preso confidenza, cambiando alcuni aspetti del set up grazie al lavoro del team. Lo step in avanti è arrivato a Baku con la modifica dell’assetto e si è concretizzato a Barcellona. Dunque abbiamo fatto un bello step ma c’è da continuare a lavorare. Certo sono contento e soddisfatto di queste prime cinque gare.
Come ho chiesto a Marcus lo chiedo anche a te. È emozionante guardarsi allo specchio e vedere la scritta Alfa Romeo sulla tuta e sulla tua maglietta del team?
È un onore. Ovviamente quando Alfa Romeo correva in prima persona in Formula 1 io non ero ancora nato però abbiamo avuto la fortuna di venire qui al Museo per studiare un po’ la sua storia ed è veramente incredibile quello che sono riusciti a fare, specialmente con Farina negli anni ’50. Non potevo sognare un esordio in un posto migliore di questo.
Oggi porti il logo Alfa Romeo sulla maglietta, se domani quel logo raffigurasse un cavallino nero su sfondo giallo?
Da bimbo ho sempre guardato la macchina rossa, penso che sia un sogno per chiunque, per qualunque pilota, quello di arrivare a guidare per la Scuderia Ferrari. Questo non posso nasconderlo, è sempre stato così e il mio obiettivo finale posso dire che rimane quello di arrivare alla rossa. Per adesso è presto per parlarne, sono solo alla sesta gara e voglio concentrarmi sulla mia stagione però sì il mio obiettivo rimane la Ferrari.
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