Le origini della Infiniti Q60 risalgono al 2014, quando venne sostituita la vecchia nomenclatura che la classificava come G37.
Il modello realmente nuovo arriva, però, nel 2016 (serie V37), quando, condividendo la piattaforma con la berlina Q50, intraprende il nuovo percorso stilistico del Marchio di lusso giapponese. Coupé dalle linee sinuose, l’Infiniti Q60 propone motori prestazionali e l’ormai ben noto drive by wire, lo “sterzo senza fili” il cui nome ufficiale è Direct Adaptive Steering.
Bastano questi ingredienti per renderla una vettura capace di affrontare la concorrenza agguerrita delle tedesche, leader incontrastate del segmento? Scopriamolo nel nostro test drive.
Vedendola arrivare dalla distanza, la Q60 sembra quasi una supercar, ma, pian piano che si avvicina, si distinguono elementi di eleganza che la rendono più assimilabile a una bella coupé con un linguaggio stilistico che si posiziona a metà tra Europa e Giappone.
4,69 metri di lunghezza e, soprattutto, 1,4 metri di altezza aiutano a rendere più filate un design sicuramente azzeccato, che risulta una delle note più convincenti della Q60. Nell’allestimento Sport Tech, il top di gamma, e nella colorazione Graphite Shadow, con cerchi da 19 pollici in magnesio, la coupé giapponese offre il massimo della sua bellezza, anche se c’è qualche cornice cromata di troppo che la rende un po’ meno attuale.
Scenografico il muso con la griglia trapezoidale e con i fari a LED dal design caratteristico. Molto curioso il logo disegnato al centro della grossa presa d’aria, che non è bellissimo a vedersi, ma nasconde dietro di sé il radar del cruise control adattivo.
Posteriormente troviamo di nuovo gruppi ottici di grande personalità e un doppio scarico di dimensioni generose con i terminali forati, molto sportivi.
All’interno l’atmosfera è elegante, da berlina premium. Le sedute anteriori offrono spazio in abbondanza e un comfort superiore alla media, grazie a imbottiture generose, un contenimento non esagerato e un bel design, che non guasta mai.
Stonano alcuni elementi strettamente derivati dai modelli Nissan (come il pulsante di accensione o la chiave, o, ancora, il display della strumentazione), meno curati rispetto alle finiture “made in Infiniti”. I materiali in generale, invece, sono di ottima fattura, con tanta pelle e un tunnel centrale rivestito in fibra ottica argentata, una vera chicca.
Per quanto riguarda il sistema di infotainment, sono presenti due schermi separati al centro della plancia, uno da 7 e l’altro da 8 pollici. Questi due display non sono sullo stesso livello (come avremmo preferito), ma tra uno e l’altro c’è uno “scalino”, poiché uno offre la classica funzionalità touchscreen, mentre l’altro è ricoperto da un vetro che lo rende molto più simile allo schermo di uno smartphone. In ogni caso il funzionamento è buono, le funzioni sono intuitive e, con questa soluzione, i tasti sono ridotti al minimo.
Lo spazio per i passeggeri non è male, le gambe trovano il loro posto, ma il sacrificio è principalmente per la testa. Il bagagliaio, infine, offre una capienza di 342 litri.
La Q60 che abbiamo messo alla prova è la versione più potente, equipaggiata con il 3.0 bi-turbo V6 da 405 cavalli e 475 Nm di coppia, il tutto coadiuvato da un cambio doppia frizione a 7 rapporti, con paddle al volante, e dalla trazione integrale.
Sulla carta le prestazioni della Q60 sono da vera sportiva, grazie a un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5 secondi e una velocità massima limitata a 250 km/h. Fin dai primi chilometri però, si nota che la coupé ha un’impostazione molto turistica. Quando si preme sul pedale dell’acceleratore la spinta è notevole, ma è molto graduale, portandoci a velocità da ritiro patente senza accorgersene.
La dolcezza dell’accelerazione è incredibile, soprattutto se rapportata alla brutalità della vera spinta, quella raffigurata sul contachilometri. Intendiamoci, il biturbo ti incolla al sedile e ti lascia attaccato fino a che non molli il piede, ma tutto quello che succede attorno a noi sembra quasi “nascondere” un’accelerazione così performante e anche il sound che accompagna questa Q60 è sempre molto filtrato, facendosi sentire solo in rare occasioni, quando la lancetta del contagiri si avvicina alla zona rossa, ovvero verso i 7 mila giri/min.
In sostanza qui il comfort arriva prima di ogni altra cosa. Questo si capisce subito dalle sedute comode, ma anche durante la guida, quando il cambio, molto delicato e abbastanza intuitivo nei passaggi di marcia, manca, invece, di velocità quando glielo si richiede attraverso i paddle al volante.
Sulla Q60 si possono comunque scegliere ben 6 diversi profili di guida e due di questi, che si trovano agli antipodi, cambiano effettivamente il comportamento: Eco e Sport+. L’Infiniti Drive Mode Selector agisce principalmente su cambio, le sospensioni e lo sterzo. Della trasmissione ve ne abbiamo già parlato, ma degli altri due non ancora. Le sospensioni sono sicuramente ben progettate e tarate nuovamente sulla base del comfort di viaggio. Soprattutto però, implicano, che io vi parli anche dell’elemento più innovativo e, al tempo stesso, controverso: lo sterzo.
Cos’è il Direct Adaptive Steering? Il sistema di sterzo elettronico diretto, derivato dal mondo dell’aeronautica, agisce elettronicamente, mandando l’input del conducente alle ruote anteriori, eliminando il movimento meccanico. Essendo elettronico può essere più o meno demoltiplicato, in base alle esigenze.
Il risultato? Uno sterzo capace di filtrare i feedback non desiderati, come le vibrazioni del pavé cittadino, e di riportare, invece, le sensazioni di guida nella maniera più fedele possibile alla realtà. È proprio sul “più fedele possibile alla realtà” che ci concentriamo. Il DAS è una soluzione geniale, avveniristica e super funzionale, garantisce comfort di livello assoluto, ma nella guida molto sportiva non riesce a essere ancora così “sincero” come un ottimo sterzo sportivo. La Q60, data la sua indole da gran turismo votata al comfort, comunque, per il momento, non necessita di un livello di precisione simile.
Tornando all’assetto, possiamo dire che l’equilibrio trovato è ottimale per svolgere ogni funzione, dalla guida tra le curve, alle buche cittadine. In curva i 1.890 kg di peso non aiutano, ma viene in soccorso proprio la taratura delle sospensioni digitali dinamiche, che si adatta alla situazione in maniera egregia, limitando rollio e beccheggio, anche se, quando la vettura accenna al sottosterzo o al sovrasterzo, bisogna saper leggere prontamente le comunicazioni trasmesse dal volante.
La trazione integrale comunque permette alla Q60 di avere un comportamento neutro in ingresso e in uscita, anche per il fatto che è grado di inviare fino al 50% di potenza del motore alle ruote anteriori (la base di partenza è 100% al posteriore) in modo da beneficiare dei vantaggi della trazione integrale senza compromettere le sensazioni di guida, che rimangono vicine a una trazione posteriore. Scordatevi quindi epici sovrasterzi (solo qualche “virgola” sull’asfalto), a tutto vantaggio di una grande sicurezza.
Quello che ferma la Q60 dall’essere una coupé macina chilometri sono esclusivamente i consumi, con un dichiarato di 9,4 l/100 km e un dato da noi registrato mai superiore ai 7/8 l/100 km. In Eco, però, con un pedale dell’acceleratore che quasi ti fa sentire in colpa quando lo premi, per via della sua consistenza che diventa più pesante verso la metà della corsa, e con un po’ di impegno, il benzinaio lo rivedrete meno spesso, grazie anche agli 80 litri di serbatoio.
La Infiniti Q60 parte dal prezzo di 46.900 euro per la 2.0t in allestimento Premium, mentre la Q60 da noi provata, in allestimento Sport Tech, con il 3.0 V6 Biturbo da 405 CV ha un prezzo di 68.900 euro. La Sport Tech offre il massimo di serie, come il navigatore satellitare, il cruise control adattivo, l’Around View Monitor 360°, il sistema audio Bose Performance Series con 13 altoparlanti, il Blind Spot Assist e il sistema anticollisione in retromarcia.
La nostra versione, per la precisione, arriva a costare 70.800 euro, per via del colore Graphite Shadow (1.000 euro) e degli allestimenti interni in fibra ottica argentata.
La concorrenza in carrozzeria coupé è molto agguerrita e parla tedesco. Nello specifico, le avversarie dirette di questa motorizzazione sono l’Audi S5 quattro, la BMW 440i xDrive e la Mercedes Classe C 43 AMG 4matic. Al di fuori del territorio teutonico troviamo la Cadillac ATS Coupé e la Lexus RC, che però non ha una motorizzazione perfettamente comparabile con la Q60 S.
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