In Europa ci sono un milione e rotti feriti da incidente stradale ogni anno. Ma tranquilli: sono molti di più.
A dirlo non è un complottista in contromano, ma l’Etsc, il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti. I dati ufficiali sono una specie di autovelox rotto: segnalano solo quello che passa sotto il radar. Feriti gravi, pedoni investiti, ciclisti asfaltati: se non c’è una volante, un referto, un modulo compilato col sangue, per l’Europa semplicemente non esistono.
E così, mentre l’Unione si dava l’obiettivo di dimezzare morti e feriti entro il 2030, i governi nazionali si sono impegnati con la stessa convinzione con cui si compila il CID dopo un tamponamento a Pasquetta: “Non ho visto niente, non ricordo, mi scusi ma avevo il telefono in mano”. Risultato? In dieci anni, i morti sono scesi del 16%, i feriti gravi del 13%. Più che una frenata, un colpo di sonno.
Intanto le strade restano un colabrodo, le statistiche un romanzo di fantasia, e i feriti – quelli veri – finiscono nel cassetto, insieme ai buoni propositi dell’Europa e alle promesse di chi dovrebbe proteggerli.
Ma tanto, finché non fanno rumore, non esistono.
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