La Francia propone un piano di incentivi unificato per l’Europa che favorisca esclusivamente le auto elettriche prodotte nel Vecchio Continente, escludendo i modelli cinesi. Questo sistema, basato su un certificato verde, punta a sostenere l’industria europea e a frenare le importazioni dalla Cina e dagli Stati Uniti. La proposta potrebbe scontrarsi con le divisioni interne all’UE, dove non tutti i Paesi sono d’accordo. Scopriamo meglio gli incentivi europei proposti dalla Francia.Una dichiarazione che va in contrasto con quanto dichiarato solo pochi giorni fa dal Ministro Urso: la fine degli incentivi in Italia già a partire dal 2025.
Gli incentivi per le auto elettriche sono spesso visti con sospetto, ma oggi appaiono come l’unico strumento in grado di evitare il crollo di un mercato già fragile in Europa. La novità arriva dalla Francia, che propone un piano di incentivi unico per tutti i Paesi dell’UE, mirato a sostenere le auto prodotte in Europa, escludendo però quelle cinesi.
Il piano, ideato dal ministro francese dell’Industria Marc Ferracci, prevede regole condivise per incentivare la domanda di veicoli elettrici europei, contrastando la concorrenza cinese. Ferracci ha dichiarato:
“Abbiamo un problema di domanda, aggravato dalle pratiche sleali dei produttori cinesi”.
Una preoccupazione non solo economica, ma anche politica, poiché la Francia teme di sostenere il mercato elettrico a spese dei contribuenti, incluse le classi meno abbienti.
Il piano francese esclude i modelli cinesi come la MG 4 e la Tesla Model 3 con l’introduzione di un certificato verde. Tale certificato misura il consumo di energia per la produzione, le emissioni del trasporto e altri fattori. In tal modo, il costo ambientale delle auto prodotte in Cina – più alto a causa del trasporto e dell’energia non rinnovabile – le esclude automaticamente.
Nonostante la preferenza europea, il piano francese rispetta formalmente il libero mercato, evitando l’uso diretto di dazi. Inoltre, mira a frenare anche le esportazioni dagli Stati Uniti, dove in futuro potrebbero essere introdotti altri dazi rigorosi.
Ora resta da vedere se la proposta troverà consenso tra i Paesi membri. Con le divisioni già emerse sui dazi e la posizione della Germania, l’accordo appare tutt’altro che certo.
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