In Francia si è deciso di bloccare l’erogazione di incentivi statali a qualsiasi tipologia di auto elettriche. A godere dei sovvenzionamenti, dal 1 gennaio 2024, saranno solo quelle vetture che rispettano determinati criteri legati all’impronta di carbonio presente in tutto il ciclo di vita del prodotto. Sarebbero quindi a fortissimo rischio di esclusione dagli incentivi per le auto elettriche tutte quelle vetture alla spina provenienti dalla Cina, senza escludere qualche rischio per Dacia (brand rumeno del Gruppo francese Renault). In Italia dovremmo seguire l’esempio della Francia ora che sarebbe doveroso ripensare il funzionamento degli incentivi green anche nel nostro paese? Scopriamolo insieme.
Noi italiani, da sempre, siamo un po’ restii a emulare e apprezzare comportamenti, usanze e iniziative provenienti dalla Francia. Visto il momento storico, però, c’è da mettere da parte il campanilismo, le antipatie, e focalizzarsi sul progresso. A tal proposito, sarebbe ottimale, per noi italiani, seguire l’esempio francese in merito agli incentivi per le auto elettriche. Oltralpe, il governo francese ha deciso di bloccare l’erogazione di incentivi statali per l’acquisto di automobili elettriche che non rispettano determinati criteri legati all’impronta di carbonio presente in tutto il ciclo di vita del prodotto. Questo vorrebbe dire bloccare i sovvenzionamenti per buona parte delle vetture cinesi, senza escludere qualche rischio per Dacia. Quindi verrà attribuito a ciascuna auto elettrica una sorta di punteggio ambientale legato a fattori ecologici produttivi e logistici, e non solo delle emissioni allo scarico come avviene oggi. L’obiettivo è quello di difendere l’economia francese arginando l’invasione agevolata dei prodotti cinesi.
La Francia sarà il primo Paese d’Europa a prendere questa decisione e creare questo sbarramento. È il primo e grande passo avanti fatto dopo l’avvio dell’indagine anti-dumping da parte della Commissione europea. Questa decisione francese potrebbe scuotere gli altri Paesi, i quali potrebbero quindi allentare la minaccia cinese. A partire dall’Italia, che sta valutando come affrontare il problema e difendere l’industria e soprattutto la filiera nazionale. Sembra decisamente contraria un altro paese dove l’immatricolato elettrico ha già quote importanti, la Germania, che proprio in Cina ha ampi interessi economici con le gamme EV dei suoi produttori più blasonati.
Dal 1 gennaio 2024 in Francia entrerà in vigore una riforma dei contributi statali all’acquisto di veicoli elettrici, con il bonus pari al 27% del prezzo d’acquisto (tasse incluse), con un massimo di 5.000 euro per i privati (più altri 2.000 nel caso di redditi sotto i 14.089 euro) e di 3.000 per le società. Le auto avranno però diritto all’incentivo solo se rispetteranno determinate condizioni: una massa inferiore a 2,4 tonnellate, un listino non superiore a 47.000 euro e, soprattutto, un punteggio ambientale compreso tra 60 e 100. Il punteggio verrà calcolato tenendo conto dei materiali ferrosi, non ferrosi e l’alluminio usati durante l’assemblaggio della vettura, le batterie che impiega, l’energia utilizzata e il peso dei trasporti. A rischio, quindi, buona parte delle auto cinesi ma anche la Dacia Spring del Gruppo Renault che viene fabbricata in Cina, una delle elettriche più economiche del mercato.
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