Un incubo: ecco cosa sono i nuovi incentivi auto 2024, che si attendono da inizio anno. Per adesso, mentre scriviamo, di ufficiale c’è solo la firma al famigerato dpcm, Decreto del presidente del consiglio dei ministri. Ma la strada è ancora lunga, in quanto manca l’approvazione eventuale da parte della Corte dei conti entro 60 giorni, la quale potrebbe anche “rispedire” tutto al mittente sostenendo che lo Stato oggi non ha le coperture finanziarie adatte. Poi, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Infine, il via alla piattaforma web Invitalia, dove le concessionarie inseriranno le prenotazioni.
Quando pure tutto questo sarà realtà, allora potrebbe profilarsi all’orizzonte lo spettro del click day: all’apertura della piattaforma online, i venditori inseriscono migliaia di ordini in un unico istante intasando il sito Internet e mandandolo in tilt. Responsabilità dei commercianti? Zero. Questa è la burocrazia.
Un secondo probabile scenario sgradito è che gli incentivi non facciano aumentare la domanda totale e le immatricolazioni (come prospettato da più parti): semplicemente, potrebbero far vendere auto meno inquinanti.
Parliamo di fondi per 950 milioni di euro, di cui 793 milioni per le auto. Compreso l’avanzo del 2023: soldi messi nel piatto dallo Stato, ma non usati dai consumatori per comprare macchine elettriche, perché care come il fuoco.
I bonus arriveranno a 13.750 euro per chi ha un Isee al di sotto della soglia dei 30 mila euro: è l’Indicatore della situazione economica equivalente, strumento che misura la condizione economica delle famiglie.
Per le auto con emissioni 61-135 g/km CO2, la soglia di prezzo massima del modello è di 35 mila euro Iva esclusa. Bisogna rottamare un’auto: 1.500 euro con rottamazione di una Euro 4, 2.000 euro per una Euro 3, e 3 mila euro per una Euro 2 o precedente. Dentro, vetture a benzina oppure ibride mild o full: 403 milioni di euro di incentivi. Il grosso è qui.
Fascia 21-60 g/km CO2. Massimo 45 mila euro più Iva, con 4 mila euro di bonus. Rottamando un’Euro 4, sconto di 5.500 euro, 6.000 euro per una Euro 3 e 8 mila euro per una Euro 2 o precedente. Siamo nell’area ibride plug-in, con fondo di 150 milioni.
Infine, per elettriche e qualche ibrida plug-in, sogli 0-20 g/km, con tetto di spesa di 35 mila euro più Iva. Un price cap penalizzante. Opportuni che venga eliminato, o quantomeno equiparato a quello della fascia 21-60 g/km. Senza rottamazione 6 mila euro di sconto, mentre dando dentro una Euro 4 si schizza a 9 mila euro, con una Euro 3 a 10 mila euro e con una Euro 2 o precedenti a 11 mila. Stanziati 240 milioni di euro di fondi.
Per i redditi più bassi, con rottamazione di un’auto Euro 5 per accedere a 8 mila o 5 mila euro di bonus, rispettivamente per le fasce di emissione 0-20 e 21-60 g/km CO2. Maggiorazione del 25% dei contributi per singoli componenti di un nucleo familiare con Isee sotto 30 mila euro. Bonus per la conversione di auto Euro 4 o successive in bifuel: contributo di 400 euro qualora si installi un impianto Gpl e di 800 euro per un sistema a metano. Poca roba per il noleggio. Le persone giuridiche possono accedere ai bonus nelle fasce 0-20 e 21-60 g/km di CO2.
Bonus in ritardo, concepiti non molto bene. E, al di là degli incentivi, c’è un “buco”: manca la revisione del trattamento fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, con un’altra legge. Non ultimo, nell’interregno tra il vecchio e il nuovo stanziamento di fondi, i consumatori sono paralizzati: non comprano niente, per i continui annunci della politica, che promette sconti statali senza renderli effettivi. Che pasticcio.
Autore: Mr. Limone
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