La Gigafactory Tesla di Berlino non ha avuto una vita molto facile. Annunciata nel 2019, iniziatya nel 2020 ma interrotta a causa di problemi amministrativi e burocratici, è stata inaugurata solo il 22 marzo 2022. A 6 mesi dalla sua costruzione, però, è stata già teatro di un importante incidente. Nelle prime ore di lunedì 26 settembre c’è infatti stato un grosso incendio alla Gigafactory Tesla di Berlino.
L’incendio nella Gigafactory di Berlino è scaturito da una struttura esterna al sito di produzione, adibita al riciclaggio della carta. Ci sono volute oltre 4 ore per domare l’enorme incendio, che per fortuna non ha causato vittime o danni strutturali. Questo incidente ha però scaturito diverse proteste, dalle preoccupazioni per il suo impatto ambientale alla richiesta di uno stop alla produzione. Ma vediamo cosa è successo nell’incendio della Gigafactory di Berlino.
Partiamo subito dalla cronaca, raccontando l’incendio privo di vittime ma molto importante che ha interessato la Gigafactory Berlino di Tesla. Intorno alle 3:30 di lunedì mattina è stato diramato l’allarme per un incendio di grandi dimensioni nell’impianto di riciclaggio di carta, cartone e legno all’interno del complesso della Gigafactory Berlino. Questa struttura è esterna ai padiglioni adibiti alla produzione della Model Y. In più, l’impianto non è gestito direttamente da Tesla, ma dato in gestione ad una ditta esterna.
I 12 vigili del fuoco d’istanza all’interno della Gigafactory sono subito entrati al lavoro. Nonostante si trattasse “solo” di carta e cartone, però, l’incendio è apparso subito estremamente complesso da domare. Per questo sono serviti diversi uomini di rinforzo provenienti dalle caserme vicine di Grunheide e Erkner, per un totale di oltre 50 pompieri. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere l’incendio solo al sorgere del sole, oltre 4 ore dopo lo scoppio dell’incendio.
Dalle prime indagini di pompieri e polizia, l’incendio della Gigafactory Berlino è stato causato da un compattatore di cartone e legno, che avrebbe preso fuoco improvvisamente. Le fiamme si sono poi diffuse dal macchinario alle pile di materiale compattato presente all’interno dell’impianto, estremamente infiammabile. Secondo i primi rilevamenti, sarebbero andati in fiamme 800 metri cubi di carta e legno.
Sita nella città di Grunheide, a circa 35 km a sud-est di Berlino, la Gigafactory Tesla è la quarta delle cinque mega-fabbriche di Tesla in giro per il mondo, e l’unica in Europa. La sua costruzione ha mosso grandi critiche fin dalla presentazione del progetto. Per molti detrattori, infatti, il suo impatto ambientale sarebbe stato insostenibile. A peggiorare la situazione ci hanno poi pensato problemi burocratici, nonché la pandemia di Covid-19. Tutto questo ha fatto slittare la sua apertura dal 2020 fino al 22 marzo 2022.
Da allora, però, la Gigafactory Berlino è stata lentamente accolta con piacere dagli abitanti dello Stato del Brandeburgo. Il sito produttivo assembla pacchi batteria e motori per tutti i veicoli Tesla. In più, qui sono costruite gran parte delle Tesla Model Y dedicate al mercato europeo. Lo stabilimento della Casa americana ha dato nuovi posti di lavoro e riqualificato la zona, dandole risalto internazionale. Tutto questo ha fatto presto dimenticare le preoccupazioni per la sua impronta ambientale, compreso il pericolo disboscamento.
Oggi però lo zoccolo duro dei suoi detrattori però sono tornati alla carica. Secondo loro, infatti, l’incendio alla Gigafactory Berlino dimostrerebbe la sua mancanza di sicurezza e l’impreparazione di Tesla in caso di incendi alle ben più pericolose batterie. Si sono sollevate poi voci preoccupate intorno all’impatto ambientale di questo incidente. L’emissione di gas nocivi nell’ambiente è ovviamente inevitabile e indiscutibile. Ora, però, si discute anche dell’inquinamento del suolo. Tesla ha infatti dichiarato che quest’area di riciclaggio è stata progettata prevedendo un argine in cemento. Questo è studiato per impedire ad acqua piovana o, come in questo caso, liquidi di spegnimento di un incendio possano contaminare il suolo nei dintorni.
Dalle riprese aeree, però, la Wasserverband Strausberg–Erkner (il consorzio per lo smaltimento dell’acqua della zona) afferma che l’acqua contaminata sarebbe fuoriuscita dal perimetro di sicurezza. “Ciò che si può vedere conferma chiaramente che l’acqua di spegnimento si è infiltra nell’area non asfaltata.”, ha dichiarato il capo della WSE. Per questo, la Wasserbehörde, la massima autorità idrica federale, ha disposto l’analisi dei campioni di terreno prelevati intorno alla Gigafactory Berlino. Non si tratta però di un caso di scarsa attenzione o di errata progettazione. Durante un incendio è piuttosto comune assistere ad una fuoriuscita di liquidi contaminati nel terreno.
La verità è che con una Gigafactory Berlino già nell’occhio del ciclone, basta anche un incidente inevitabile a sollevare grandi polveroni e polemiche. Questa attenzione mediatica certamente non serviva a Tesla per rifarsi agli occhi dell’opinione pubblica. Se possibile, anzi, questo sfortunato evento ha portato di nuovo la Gigafactory sul banco degli imputati. Se poi l’accusa di disastro ambientale dovesse essere confermata, potrebbe essere imposta la chiusura (temporanea) dello stabilimento. Sarebbe poi comminato un salato risarcimento danni, e non va dimenticato l’enorme danno d’immagine. Dopo un’esperienza tedesca iniziata in salita, per la Gigafactory Berlino di Tesla, è il caso di dirlo, piove sul bagnato.
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