Contro i mal pensanti, pronti a crocifiggere, senza ragione, i motori Diesel, Volkswagen porta avanti la sua idea di un motore sempre più pulito e raffinato, il ben noto 2.0 TDI che equipaggia molte delle sue vetture in gamma. Se da una parte l’elettrificazione prende il sopravvento, dall’altra nuove tecnologie, come il twin dosing del quale ci occupiamo in queste righe, permettono di evolvere e quindi allungare la vita di questi motori ritenuti troppo spesso responsabili di colpe erroneamente attribuite loro.
La tecnologia twin dosing del 2.0 TDI EA288 evo assicura ridotte emissioni di ossidi di azoto (NOX), tanto da garantire al 2.0 TDI l’omologazione Euro 6d-Final obbligatoria per l’immatricolazione di un veicolo in Europa a partire dal 1° gennaio 2021: “Il TDI da due litri rimane uno dei nostri motori più importanti” – dichiara il Membro del Consiglio di Amministrazione Responsabile per lo Sviluppo Tecnico Frank Welsch – Si tratta di un’unità che viene utilizzata su molti modelli della Marca e del Gruppo Volkswagen. Per questa ragione, siamo costantemente impegnati nell’aggiornare al meglio questo motore di successo. La sua versione più attuale, che rispetta gli standard di emissione Euro 6d, è a prova di futuro”.
Il 2.0 quattro cilindri TDI conosciuto con la sigla EA288 ha debuttato nel 2012, mentre nel 2018 è arrivata la sigla “evo” che ha portato minori consumi, emissioni inferiori, maggiore silenziosità e migliore erogazione, oltre a più coppia e potenza. Il motore è stato anche predisposto all’integrazione con un sistema mild hybrid.
Già in concomitanza con il debutto della nuova Golf 8, Volkswagen ha lavorato parallelamente su due linee: misure di dettaglio per ottimizzare il processo di combustione e ridurre le emissioni grezze, oltre all’adozione della tecnologia twin dosing nel sistema di scarico che converte gran parte degli ossidi d’azoto (NOX) in sostanze innocue.
Le prestazioni del raffreddamento per il sistema di ricircolo dei gas di scarico a bassa pressione sono state migliorate del 25%: questo riduce la formazione di ossidi di azoto nella camera di combustione ai carichi elevati, quando si chiede al motore il massimo dell’erogazione. L’iniezione del carburante nella camera di combustione opera con una precisione elevata e costante grazie a un sensore che monitora la chiusura degli iniettori. Questi possono effettuare fino a nove iniezioni per ciclo, con singole quantità inferiori alla punta di uno spillo. La pressione massima d’iniezione arriva a 2.200 bar, equivalente al peso di due Golf per centimetro quadrato. Schiuma isolante sotto al cofano motore e un nuovo silenziatore migliorano l’acustica. Come in precedenza, il 2.0 TDI nelle potenze a partire dai 150 CV (110 kW) adotta due alberi di equilibratura che eliminano le vibrazioni indesiderate.
Una volta fuoriusciti dalle camere di combustione, i gas di scarico attraversano due catalizzatori SCR che lavorano in serie per scindere gli ossidi di azoto in acqua e azoto, tramite la soluzione di urea AdBlue. Grazie al twin dosing, le emissioni di entrambi i 2.0 TDI disponibili per la nuova generazione di Golf sono ben al di sotto dei limiti degli standard Euro 6d ISC-FCM, che ora permettono solo 80 mg di NOX per km. La Volkswagen si è data questo valore come obiettivo per il test in condizioni di guida reali RDE (Real Driving Emissions). Si tratta di una riduzione del 50% nell’emissione di NOX rispetto al precedente standard Euro 6d-Temp.
Il primo catalizzatore SCR si trova subito a valle del motore. Ha un volume di 3,4 litri e svolge anche la funzione di filtro anti particolato. Converte oltre il 90% degli ossidi di azoto quando la temperatura dei gas di scarico è tra i 220 e i 350 °C e la vettura viene guidata in modo normale. Grazie alla sua vicinanza al motore, entra in funzione poco dopo l’avviamento a freddo.
Il secondo catalizzatore SCR è sotto il pianale della vettura. È composto di due parti e, a seconda del modello, ha un volume di 2,5 o 3 litri. Poiché si trova più lontano dal motore, la sua funzione è la conversione degli ossidi di azoto in particolare ai carichi elevati, cui corrispondono alte temperature dei gas di scarico. Questi, che possono superare i 500 °C all’uscita dal motore, si sono intanto raffreddati fino a circa 350 °C, una temperatura che assicura un alto tasso di conversione.
Il 2.0 TDI con twin dosing muove molti modelli della Volkswagen, tra cui Golf, T-Roc, Tiguan e Passat. Viene utilizzato in modo ampio anche da altre Marche del Gruppo, in configurazione sia trasversale sia longitudinale. La Volkswagen continua a lavorare sullo sviluppo del suo Turbodiesel di successo. L’obiettivo del futuro prossimo sul quale si sta lavorando è l’integrazione con un sistema mild hybrid a 48 V di ultimissima generazione.
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