Tempo di lettura: 2 minuti Mario Draghi sottolinea la necessità di un piano industriale europeo per sostenere il settore dei veicoli elettrici, altrimenti a rischio di delocalizzazione e acquisizione da parte di competitor stranieri. Propone maggiori aiuti alle imprese, un rafforzamento delle infrastrutture per la mobilità elettrica e un utilizzo più efficiente delle risorse europee. L’ex premier critica il ritardo dell’UE rispetto alla Cina, che ha già sviluppato una catena di approvvigionamento più avanzata, minacciando la competitività europea. Le idee dell’ex premier sono contenute nel documento “The future of European competitiveness” presentato in queste ore a Bruxelles
Mario Draghi vuole salvare l’industria dell’auto europea
Mario Draghi ha proposto un piano per rilanciare l’industria automobilistica europea, in particolare il settore dei veicoli elettrici, che sta soffrendo un calo delle vendite. Draghi attribuisce il declino alla mancanza di una strategia industriale solida da parte dell’UE, che ha perseguito obiettivi climatici senza supportare adeguatamente l’elettrificazione. Tra le soluzioni suggerite, ci sono maggiori aiuti alle imprese, lo sviluppo delle batterie e delle infrastrutture di ricarica, oltre a un miglior uso delle risorse europee. Draghi evidenzia il ritardo dell’Europa rispetto alla Cina, che ha già una solida catena di approvvigionamento per i veicoli elettrici, erodendo le quote di mercato delle aziende europee.
I 10 punti del piano Draghi
Il piano di Mario Draghi per l’industria dell’auto è articolato in 10 punti:
- Trainare la trasformazione con costi più competitivi – Draghi propone di ridurre i costi di trasformazione attraverso l’utilizzo di energia pulita, promuovendo contratti di acquisto energetico a lungo termine e incoraggiando una maggiore automazione nel settore industriale.
- Piano d’azione industriale da rivedere – È fondamentale che l’Europa adotti una strategia industriale che guardi al futuro, integrando tutti gli elementi della filiera, dalla ricerca e sviluppo fino al riciclaggio dei materiali.
- Seguire il piano già esistente, migliorandolo – L’adozione di un approccio tecnologicamente neutrale nel quadro del pacchetto “Fit for 55” è essenziale per fornire certezze normative, favorire gli investimenti e garantire stabilità per il settore.
- Sfruttare le economie di scala per ridurre i costi – L’ex presidente del consiglio sottolinea l’importanza di adottare standard comuni, in modo da sfruttare le economie di scala e migliorare la connettività all’interno del Mercato Unico europeo.
- Creare nuove Motor Valley “elettriche” (Net-Zero Acceleration Valley) – La creazione di aree territoriali dedicate, in cui le aziende possano concentrarsi sullo sviluppo di tecnologie verdi, sarà un motore per l’innovazione nell’ecosistema dell’auto, favorendo soluzioni a basso impatto ambientale.
- Miglior sostentamento dello sviluppo dell’infrastruttura di ricarica – Per facilitare la transizione verso l’elettrico, è necessario sviluppare infrastrutture di ricarica e rifornimento più diffuse, soprattutto nelle aree meno servite e per i veicoli pesanti.
- L’intelligenza artificiale può essere d’aiuto – È importante incentivare l’uso innovativo dell’intelligenza artificiale e l’interoperabilità dei dati, insieme allo sviluppo di un quadro normativo omogeneo per le soluzioni di guida automatizzata.
- Sostenere nuovi progetti comuni per premiare l’innovazione – Draghi propone di potenziare i Progetti Importanti di Comune Interesse Europeo (IPCEI) nel settore automobilistico, focalizzandosi sui settori strategici che possono guidare l’innovazione.
- Risolvere in ogni modo il divario di competenze – È essenziale istituire un quadro comune per la formazione, creando, ad esempio, un’Accademia delle Competenze dedicata all’industria automobilistica per garantire la preparazione delle nuove generazioni.
- Migliorare l’accesso ai mercati – Draghi invita l’UE a lavorare per l’armonizzazione tecnica a livello globale, nonché a diversificare l’approvvigionamento di materie prime critiche per ridurre la dipendenza da mercati esteri.