In tempo di campagna elettorale, che sia questa condotta in Italia o in Europa, tutto fa brodo. Anche quando la dichiarazione arrivata oggi da parte di Manfred Weber, presidente del gruppo dei conservatori europei del Ppe (Partito Popolare Europeo), è destinata a risuonare nell’ambiente dell’automobile: “Se il mio gruppo vincerà le elezioni annulleremo il divieto sui motori a combustione dal 2035 approvato dall’attuale legislatura”.
Dichiarazioni utili ad ampliare i propri consensi a distanza di 7 mesi dalle elezioni europee o c’è dell’altro? Chiara è la linea dei conservatori, italiani ed europei: impossibile assicurare la transizione al full electric per tutti i paesi a partire dal 1 gennaio 2035. Meglio arrivarci più gradualmente, o non arrivarci proprio per servire su un piatto d’argento il mercato alle case automobilistiche cinesi. Si sente spesso Matteo Salvini ripetere quanto passare al full electric dal 2035 sarebbe dannoso per la nostra filiera, ecco perchè sono destinate a creare scalpore le parole di Weber, che ha confidato queste parole alle testate specializzate tedesche. Una netta inversione di rotta che, per la piega che sta prendendo il mondo dell’auto, è molto difficile da pensare come realmente realizzabile.
Gli investimenti verso l’auto elettrica sono stati stanziati, Stellantis più volte ricorda i 30 miliardi del piano Dare Forward, e ormai è difficilmente ipotizzabile una marcia indietro a distanza di anni da quel traguardo da tanti, oggettivamente, considerato poco credibile. Gli “scettici”, e il governo italiano rientra pienamente in questa categoria, si rifanno alla clausola che nel 2026 permetterà di valutare lo stato di avanzamento lavori da parte della Commissione Europea. Secondo il Partito Popolare Europeo, imporre l’auto elettrica sfavorirebbe le nostre economie.
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