Motorsport

Honda in F1: la rinascita della Casa giapponese

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Il giornalista inglese David Tremayne, grande esperto di F1 nonché corrispondente di “The Indipendent” sui campi di gara, La fiducia degli osservatori più esperti non ha mai vacillato: al suo ritorno in F1, Honda avrebbe sicuramente vinto. 

Da un suo articolo, ripreso dall’ufficio stampa di Honda Italia, andiamo ad esplorare i retroscena della rinascita di Honda in F1: da un esordio amaro, con una McLaren con cui non è mai tornata la scintilla come ai tempi di Senna e Prost, agli anni in Toro Rosso, poi Red Bull, con le prime grandi soddisfazioni nel 2019. La scalata al successo della Casa giapponese è solo all’inizio?

Nel 2015 Honda ha avuto non pochi problemi a impostare il suo ritorno in Formula 1. Gli “altri”, Ferrari, Mercedes e Renault, avevano un anno di vantaggio nello sviluppo delle power unit turbo-ibride, introdotte nel 2014 ma allo studio da ben prima negli uffici tecnici delle scuderie. Gli addetti ai lavori sapevano, però, che la Casa di Tokyo non avrebbe investito ingenti risorse per arrivare al vertice…da sbiadita comparsa.

Tre stagioni (2015-2017) in cui le soddisfazioni tardano ad arrivare, con un 5° posto come miglior risultato per l’accoppiata McLaren-Honda e quel famoso “GP2 Engine” di Alonso urlato via radio in casa della Honda, nel GP del Giappone 2015. Il 2018, però, è l’anno della svolta. Toro Rosso sceglie i propulsori Honda RA618H per affrontare una nuova fase della sua giovane storia e in Bahrain arriva un inatteso 4° posto con Pierre Gasly: siamo solo all’inizio, e intanto i grandi capi Red Bull iniziano a valutare l’ipotesi di portare i propulsori Honda sulle vetture di Verstappen e Ricciardo, quest’ultimo in odore di addio dalla scuderia inglese.

Honda in F1: lo sviluppo paga

Tecnicamente, Tremayne spiega che Honda in F1 inizia la sua risalita grazie a una rivoluzione tecnica adottata sulle power unit, sebbene abbia continuato a utilizzare lo stesso sistema di un turbocompressore a ripartizione, azionato da un albero motore, che era stato utilizzato con successo da Mercedes fin dall’inizio della formula turbo-ibrido nel 2014. L’assemblaggio del propulsore è stato però affinato, con l’arretramento del blocco motore sul telaio per consentire l’installazione del compressore della turbina davanti al blocco dei cilindri, a causa dell’estremità posteriore meno voluminosa della power unit. In questo modo è stato ottenuto un leggero vantaggio aerodinamico nella sagomatura del cofano motore e nella pulizia del flusso d’aria prima che questa raggiungesse l’ala posteriore.

Sempre durante la stagione 2018, alle riunioni tecniche hanno iniziato a fare capolino anche gli ingegneri di Red Bull Technology, ossia Red Bull Racing, in crisi nera con Renault dopo anni di successi (quando ancora c’erano i V8 aspirati). Da lì a poco viene presa la decisione destinata a invertire la rotta di Honda in F1: il debutto sulle Red Bull è ufficiale, a partire dalla stagione 2019. Più di ogni altra cosa, confida Tremayne, profondo conoscitore dell’atmosfera nel paddock, la Red Bull era rimasta particolarmente colpita dal fatto che nel 2018 gli ingegneri della Toro Rosso erano stati stimolati dalla volontà di Honda di lavorare a stretto contatto, realmente fianco a fianco, sviluppando i miglioramenti aerodinamici della monoposto come un unico team di progettazione. 

Honda torna al successo in F1: Jenson Button fu l’ultimo, prima di Verstappen, a consegnare la vittoria alla Casa giapponese (GP Ungheria 2006)

All’inizio del 2019, gli addetti ai lavori avevano ragionevolmente previsto che Honda sarebbe salita sul podio prima della metà della stagione; quando Max Verstappen ha vinto il Gran Premio d’Austria al volante della Red Bull RB15, battendo in pista la Ferrari di Leclerc, le lacrime degli ingegneri Honda sotto il podio hanno fatto il resto.

Anche qui, c’è una ragione tecnica: il lavoro a stretto contatto tra gli ingegneri di Milton Keynes e quelli Honda hanno portato allo sviluppo di un propulsore (RA619H) sostanzialmente molto simile allo RA618H e persino allo RA617H del 2017, il che facilitava un’efficace integrazione del motore nel telaio della Red Bull RB15. Horner, Team Principal dei “bibitari”, amava raccontare che i suoi ingegneri erano felici di collaborare per la prima volta con un vero partner tecnologico e non con un mero fornitore di motori, con un po’ di malizia nei confronti della Losanga…

Anche Max Verstappen, quando provò per la prima volta la RB15 Honda nei test di Barcellona, si dichiarò entusiasta. Disse che la potenza era aumentata rispetto al 2018 e che l’erogazione di potenza era stata migliorata, agevolando scalate di marcia più fluide che hanno contribuito a rendere la vettura più stabile in frenata e in curva.

Niente voli pindarici, però, ci vuole ancora tempo per arrivare al successo. Intanto, però. arriva il tanto agognato primo podio: Verstappen è terzo a Melbourne e, nel corso della stagione vengono introdotte tre diverse evoluzioni della power unit, ognuna delle quali presentava una novità.

Non a caso, siamo ai GP estivi, Verstappen dichiarò che si erano raggiunti i livelli prestazionali della Mercedes. La vittoria arriva in Austria, gara di Casa della Red Bull, viene replicata a Hockenheim, con una gara magistrale dell’olandese. Proprio in Germania, un’altra Honda sale sul podio, per la prima volta da decenni: Danil Kvyat è terzo con la Toro Rosso, ma c’è ancora tempo per le sorprese.

Siamo a fine stagione, si corre in Brasile. Le prestazioni sono assolutamente in linea con Mercedes e Ferrari e Verstappen domina la scena a Interlagos. In una gara folle, tutto il mondo ha visto però la Toro Rosso Honda di Gasly prevalere sul traguardo sulla Mercedes campionessa del mondo di Hamilton, Mercedes contro Honda, con il pilota francese davanti sul traguardo per pochi centesimi: doppietta Honda in F1, non accadeva dal GP del Giappone 1991, con Berger davanti a Senna sulle loro McLaren MP4/6!

Max Verstappen e Pierre Gasly 1° e 2° sul podio del GP Brasile 2019: una doppietta Honda non accadeva dal 1991

Così, alla fine, come i più esperti di questo mondo avevano previsto, Honda non solo è tornata ad essere competitiva nel corso del 2019 ma è salita anche sul gradino più alto del podio. E non una, ma per ben tre volte.

Cosa ci riserverà il futuro di questo storico costruttore in F1? Coronavirus permettendo, lo scopriremo molto presto…

Tommaso Corona

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Tommaso Corona
Tag: F1Honda

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