Guida autonoma, un argomento di cui si parla moltissimo negli ultimi anni, così noi vi raccontiamo quali sono i livelli da 0 a 5 di guida autonoma attraverso gli ADAS.
Molti i costruttori che fanno a gara per avere a listino auto più o meno “automatizzate” nei prossimi anni, ma pochi hanno ben chiaro cosa significhi e che implementazioni comporti realmente, quali siano i livelli di guida autonoma e le modifiche al codice stradale, legislativo e normativo che comporterà questo nuovo modo di “guidare”.
Per quanto riguarda la classificazione della guida in modalità automatizzata i comitati competenti in Europa e negli Stati Uniti – per esempio l’Ente Federale Tedesco per la Circolazione Stradale (BASt) e l’Istituto SAE – hanno raggiunto un accordo su sei diversi livelli di guida autonoma. Vediamo i 6 differenti gradi.
Il passaggio ai livelli più salti di guida autonoma richiede un adeguamento e una sperimentazione del sistema per ogni singolo Paese, oltre a condizioni legislative ben definite. Occorre, inoltre, tenere conto di procedure di omologazione diverse in tutto il mondo e dei rispettivi termini. Per questi motivi, le case automobilistiche introdurranno gradualmente i sistemi di assistenza più elevati nella produzione di serie.
L’introduzione della guida autonoma e dei suoi livelli è soggetta a una serie di condizioni legislative eterogenee a livello mondiale. Attualmente numerosi legislatori stanno lavorando su questo fronte con l’obiettivo di formulare regolamenti validi per i sistemi automatizzati e autonomi. Questo riguarda sia la normativa relativa all’omologazione sia quella che disciplina l’utilizzo. La prima definisce i requisiti tecnici relativi al sistema pilotato che la Casa automobilistica deve soddisfare per ottenere l’omologazione del sistema nei rispettivi Paesi. La normativa che ne disciplina l’utilizzo stabilisce, invece, le regole per il conducente e il relativo comportamento nel traffico stradale pubblico.
I requisiti necessari per ottenere l’omologazione dei vari sistemi sono attualmente in fase di elaborazione in numerosi Paesi a livello mondiale. I legislatori sono impegnati attivamente anche per quanto riguarda il Codice della strada e promuovono fattivamente l’introduzione delle funzioni di guida automatizzate.
In caso di incidente nella modalità di marcia automatizzata, occorre chiarire chi stesse guidando l’auto nel momento in questione: il conducente o il sistema. Per esempio, l’assicurazione RCA si assumerebbe inizialmente la responsabilità nei confronti della controparte coinvolta nell’incidente. In un secondo tempo – come già avviene attualmente – l’assicurazione eserciterebbe l’azione di regresso contro la Casa automobilistica, qualora un difetto di produzione dell’auto o del sistema fosse stato la causa del danno.
Nella cosiddetta memoria dati relativa alla guida in modalità automatizza (una sorta di scatola nera), di cui dovrebbe essere dotata la vettura, sono contenute le informazioni su chi era alla guida, se l’uomo o l’auto. Questo data-logger – richiesto dal legislatore – registra, quando la guida autonoma è attiva, il passaggio di controllo tra conducente e auto nonché gli avvertimenti generati dal sistema che invitano il conducente a riprendere la guida. Queste informazioni restano memorizzate per almeno sei mesi, come richiesto dalla legge. Al tempo stesso la scatola nera registra diverse grandezze misurabili relative a casi in cui si siano verificati realmente dei contatti con altri veicoli oppure siano state superate determinate soglie di accelerazione. Una situazione simile può riguardare, ad esempio, l’attivazione di un airbag o una frenata di emergenza automatica. Le grandezze misurabili sono continuamente registrate all’interno della centralina e non consentono di risalire all’identità delle persone o dei veicoli, come i volti o le targhe.
In caso di collisione, si memorizza permanentemente il pacchetto di dati relativo ai pochi secondi immediatamente prima dell’incidente. Vengono memorizzati i seguenti parametri:
– interazione del conducente (per esempio, azionamento del freno da parte del conducente o angolo di sterzata)
– stato e livello di attivazione della funzione guida assistita nel momento del crash.
– dinamica della vettura (per esempio, accelerazione longitudinale e trasversale)
– area circostante (per esempio, informazioni dei sensori)
– disponibilità del conducente a riassumere il comando (per esempio, “i dati di input della telecamera lasciano intendere che il conducente era pronto a riprendere il comando”)
I pacchetti di dati relativi a incidenti già memorizzati non possono essere sovrascritti, mentre è possibile farlo per quelli concernenti una frenata di emergenza automatica. Nel caso in cui gli spazi di memoria esistenti siano già occupati e si verifichi un nuovo incidente o un altro evento che porti alla registrazione dei dati, il nuovo pacchetto di dati sostituisce sempre quello precedente.
Come abbiamo visto il presupposto fondamentale per l’utilizzo dei sistemi di guida assistita è rappresentato dalla capacità dell’auto di rilevare l’ambiente circostante in modo particolarmente dettagliato. A tal scopo le moderne ammiraglie a guida semi-autonoma possono contare su una nuova e completa serie di sensori:
– una dozzina circa di sensori a ultrasuoni (tipicamente quelli di parcheggio) su frontale, fiancate e posteriore,
– quattro o più telecamere perimetrali su frontale, posteriore e specchietti retrovisivi esterni,
– una o due telecamere anteriori sul bordo superiore del parabrezza,
– quattro radar a medio raggio agli angoli della vettura,
– un radar a lungo raggio al frontale (simile al radar dell’ACC),
– uno scanner laser al frontale,
– telecamere o sensori di osservazione rivolti verso il conducente nella parte superiore della plancia.
I dati dello scanner laser e di tutti gli altri sistemi confluiscono nella centralina dei sistemi di assistenza alla guida. Questo computer dell’ingombro di un tablet, elabora costantemente i segnali e genera un’immagine virtuale dell’ambiente circostante all’auto. La capacità di calcolo complessiva di questa centralina è fondamentale e sarà sempre implementata con il tempo. I dati dei sensori sono trasferiti nella centralina sono poi combinati in un modello ambientale differenziato. Come per gli aerei il sistema deve essere ridondante, al fine di garantire un livello di sicurezza ancora più elevato nella guida autonoma: viene, infatti, impiegata una seconda fusione dati, che provvede a elaborare anche le misurazioni degli altri sensori, per prevenire guasti e failure che potrebbero portare a conseguenze disastrose.
Insomma la guida autonoma per gli autoveicoli è in costante evoluzione e si rivela una grande opportunità. Occorre sperimentarla per bene, anche e soprattutto in un ambito pubblico, con variabili reali e non solo simulate in ambienti appositi, ma mantenendo la completa sicurezza (con collaudatori pronti a riprenderne il controllo in caso di failure). Le normative perciò vanno riviste per permettere alle auto autonome di circolare su strada e per capire chi sia sanzionato e chi debba risarcire in caso di sinistro. Insomma un discorso molto complicato che deve esser condiviso da tutti i maggiori mercati mondiali. Senza contare che per parecchi decenni circoleranno auto autonome, a stretto contatto con auto “storiche” e prive di alcun assistenza, dove l’uomo, che è fallibile, si trova al centro della scena. E lì se ne vedranno delle belle…
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